Dai marittimi ai siderurgici, salgono a 15 le categorie escluse dall’innalzamento dell’età della pensione a 67 anni, che dovrebbe scattare nel 2019.
Il governo ha infatti formalizzato una proposta ai sindacati sull‘aumento dell’età pensionabile. Si era partiti da 11 categorie, quelle dei cosiddetti lavori gravosi, dalle maestre d’asilo agli infermieri per le quali (circa 17 mila persone), nel 2019 l’età della pensione dovrebbe rimanere ferma a 66 anni e sette mesi, come adesso.
L’esecutivo ha proposto di esonerare dalle aspettative di vita altre categorie di lavori gravosi, ma potrebbe non finire qui, perché il numero delle categorie escluse dall’aumento potrebbe salire ancora. Per ora sono 15 e sono:
- operai edili;
- autisti di gru;
- conciatori;
- macchinisti ferroviari;
- autisti di mezzi pesanti e camion;
- maestre di asilo nido e scuola materna;
- facchini;
- addetti alle pulizie;
- operatori ecologici;
- infermiere e ostetriche ospedaliere turniste;
- badanti di persone non autosufficienti;
- operai agricoli;
- siderurgici;
- marittimi;
- pescatori.
Per poter accedere al blocco dell’aspettativa di vita i lavoratori dovranno avere versato 36 anni di contributi e dimostrato di aver svolto una attività gravosa continuativamente per sei anni negli ultimi sette anni. La platea così individuata è pari al 10-15% delle previste pensioni di vecchiaia del 2019.
Il governo sta ragionando su altre aggiunte. Una tecnica, sempre gli stampatori a caldo ma nel settore del vetro. Un’altra più pesante, perché riguarderebbe l’intero comparto sicurezza: poliziotti, carabinieri, finanzieri, vigili del fuoco, vigli urbani e anche le guardie giurate. Per loro l’età della pensione è già adesso più bassa, 62 anni. Ma anche in questo caso scatterebbe l’aumento di cinque mesi, che nel 2019 porterebbe la soglia a 62 anni e cinque mesi. Se anche loro la dovessero spuntare, l’età resterebbe quindi a 62 anni. Sembra invece definitivamente esclusa l’ipotesi di aggiungere alla lista delle esenzioni anche le donne con figli.
I contributi volontari sono una opzione molto importante a favore di chi ha interrotto l’attività lavorativa e vuole perfezionare quanto necessario per raggiungere il diritto alla pensione.
I contributi volontari possono essere versati per il raggiungimento dei requisiti minimi alla pensione da parte dei lavoratori che hanno interrotto o cessato una attività lavorativa. Lo scopo è di colmare eventuali contributi mancati per accedere alla pensione di vecchiaia. Può essere utilizzato, anche per incrementarne l’importo, poiché è presente comunque una carriera lavorativa importante con successiva interruzione.
E’ necessaria una autorizzazione specifica laddove rispettato il primo requisito di interruzione o cessazione dell’attività lavorativa. Il richiedente, in particolare, deve essere in possesso di almeno 5 anni di contributi totali o in alternativa di almeno 3 anni di contributi nel caso in cui manchino almeno 5 anni dalla presentazione della suddetta domanda.
Per maggiori informazioni, è anche possibile accedere al sito istituzionale dell’Inps alla voce ‘prestazioni e servizi’ e contributi volontari. Nella sezione citata, infatti, sono indicate le principali informazioni su cos’è questa opzione, a chi è rivolto, come funziona e come presentare domanda.
Vi è inoltre anche l’accesso diretto al servizio per i successivi pagamenti dei contributi volontari, una volta ottenuta l’autorizzazione dell’ente previdenziale.
Per la presentazione della domanda per i versamenti dei contributi volontari è necessario avvalersi dei servizi telematici dell’Inps. In questo primo caso, è necessario munirsi di un apposito Pin personale oppure rivolgersi a intermediari abilitati al servizio dell’Ente previdenziale. Gli importi dovuti, invece, possono variare in base al tipo di lavoro svolto prima dell’interruzione da parte del richiedente.
In linea generale, si tratta di importi settimanali calcolati sull’importo medio della retribuzione delle precedenti 52 settimane di contribuzione obbligatoria. A tale importo si applica una aliquota di finanziamento. Per i lavoratori autonomi, invece, gli importi sono mensili e calcolati sulla media dei redditi degli ultimi 36 mesi di contribuzione dichiarati.
Ad ogni modo per maggiori informazioni è comunque sempre possibile consultare il portale ufficiale dell’Inps.
Moreno Manzi