Conte alla manifestazione a Roma sul reddito di cittadinanza e salario minimo. Una piazza piena, al di là delle aspettative. Hanno risposto in tantissimi all’appello, a un libero appello, a un libero invito. In testa al corteo, Giuseppe Conte apre la manifestazione ‘Basta Vite Precarie’ voluta dal Movimento 5 Stelle a cui hanno partecipato in 15mila – secondo gli organizzatori – e terminata dopo circa un’ora ai Fori Imperiali dove è stato allestito un palco su cui si alternano vari interventi, tra cui quello a sorpresa del garante del Movimento, Beppe Grillo. Temi condivisi anche dal Partito Democratico e Sinistra Italiana. Elly Schlein arriva a piazza della Repubblica per un saluto, abbraccia Giuseppe Conte e garantisce battaglie comuni. Poi, al termine del corteo, la scena se la prende Beppe Grillo. Tra battute e frasi forti, invita a reagire i “dormienti” del Movimento. “Cominciate a fare le brigate di cittadinanza – dice dal palco al popolo pentastellato – mascheratevi col passamontagna e di nascosto andate a fare i lavoretti, sistemate i marciapiedi le aiuole, i tombini, senza dare nell’occhio. Vi ho presi piccolini – ricorda – e ora siete ammucchiati a guardare il leader. Volete il leader! Siate leader di voi stessi”. Duro il senatore di Italia Viva Enrico Borghi, che invita Conte a prendere “le distanze da questa deriva”. Inaccettabile, per il senatore, evocare “organizzazioni eversive che hanno scritto tra le pagine più sanguinose della Repubblica”. Aspre critiche anche da Maurizio Lupi di Noi Moderati e dalla Lega, che definisce “gravi e sconcertanti ” le parole di Grillo. Per poi lanciare la provocazione al Pd, sceso in piazza a sostenere la mobilitazione pentastellata. “Ci chiediamo – scrive il partito di Salvini in una nota – se anche Schlein sia pronta a indossare il passamontagna”.
Schlein e Conte, dunque, si trovano al centro di una disputa difficile da prevedere, almeno fino alle ultime battute della manifestazione, quando va in scena lo show di Grillo. Qualche ora prima, alla partenza del corteo, gli occhi sono tutti puntati sul presidente pentastellato e sulla segretaria Dem. Schlein, inizialmente non attesa, decide di partecipare dopo una telefonata da parte di Conte. Arriva in piazza tra selfie e qualche coro di incitamento. I due si abbracciano, poi lei si rivolge al leader M5s. “Lavorare insieme contro la precarietà – dice – per il salario minimo e per il reddito. Avete fatto bene a mobilitarvi Giuseppe”. Conte incassa il supporto e ribatte: “ce lo siamo detti, percorso ne abbiamo da fare, ma assolutamente questo è un buon passaggio”. Poi il leader ringrazia la segretaria Dem, ma anche Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, che ha voluto salutare i manifestanti in corteo. “Sono sempre andato nelle piazze di cui condivido la piattaforma”, dichiara ai cronisti. Linea condivisa con l’inquilina del Nazareno. Che invita a “unire le forze sui temi su cui oggi il Movimento ha scelto di mobilitarsi”. Poi specifica le battaglie: lotta contro la precarietà, salario minimo e difesa del reddito.
Il Movimento, però, al comizio finale, declina la precarietà su fronti eterogenei. Insieme a Conte e ai vertici M5s al completo, Virginia Raggi inclusa, sfilano giovani sottopagati, sindacati di base, esodati del superbonus. Tra gli interventi, sul palco anche quello di un’attivista di Ultima Generazione. “Li dobbiamo ascoltare”, afferma il presidente. Che attacca “l’orgia celebrativa” di Silvio Berlusconi e non risparmia duri colpi al governo. Per Conte, Meloni è una “gradassa, che si rimangia le promesse”. Poi l’affondo sull’Ucraina. Si rivolge alla premier e dice: “ce lo dovevi dire che la formula giusta è ‘siamo proni’ alle indicazioni di Washington e di Bruxelles, a questa furia bellicista”. Parole a cui seguono quelle di Moni Ovadia, secondo cui la “guerra nasce all’espansione della Nato e non dall’uomo nero che invade”. Dichiarazioni che accendono la polemica nel Partito Democratico. “Non polemizzo sul fatto che si sia deciso di partecipare – dice il deputato Lorenzo Guerini di Base Riformista – seppur nella fase iniziale della manifestazione, senza averne discusso. Non posso però non rimarcare la mia distanza siderale da ciò che è stato detto sulla guerra di Putin all’Ucraina”. Critici sulla scelta di Schlein anche altri esponenti Dem.
Elly Schlein si è nuovamente messa alla rincorsa del populismo dei 5 Stelle, confidando che il ‘nuovo Pd’ si rigeneri e recuperi una propria identità stando nelle piazze. In base a questi presupposti la Schlein si presenta in ogni “piazza” dove ritiene possa mettere in mostra le sue parole d’ordine. In base a questo assioma il Pd non va nelle piazze ad esporre proposte – di cui non dispone – ma fa proprie le idee dell’interlocutore del momento. E così la linea in materia di diritti civili diventa quella delle famiglie arcobaleno della piazza di Milano, quella in materia di economica diventa quella della Cgil di Landini – pezzo forte del “ricongiungimento familiare” – quella della giustizia diventano gli striscioni di Firenze per Alfredo Cospito e via di questo passo, fino ad arrivare alla piazza romana di Conte. Si va nelle piazze degli altri, per dare l’impressione che la sinistra c’è. Gli organi del partito, quelli che dovevano dare corpo e vita al “partiamo da noi” non vengono coinvolti, e finanche neppure sentiti davanti a scelte importanti come quella di essere in piazza ieri a fianco di Conte. Anzichè costruire una coalizione nella quale è il Pd il pilastro dell’alternativa attorno al quale si condensano sul piano programmatico le opposizioni, Elly Schlein si accoda ad una dimensione subalterna rispetto ad un Conte che le ha fatto digerire una piattaforma in difesa del decreto dignità, no alle armi per l’Ucraina, difesa del reddito di cittadinanza, no all’abolizione del reato di abuso d’ufficio, sostegno alle tesi di “Ultima Generazione”, assenza totale di ogni riferimento all’immigrazione. Elly Schlein pensa così di parlare “con tutte le opposizioni”, prescindendo dai contenuti e dalle proposte, si ammucchia alla rinfusa, dietro agli slogan in un corteo che è finito attaccando l’Ucraina, gli Stati Uniti, la Nato, Israele, e nel quale si è fatta apologia di reato rievocando le “brigate” e i “passamontagna”. Tutto questo per rimanere sulla cresta dell’onda comunicativa in virtù di una presunta purezza ideologica.