Una delle 103 capsule di cocaina che aveva ingerito gli è esplosa nello stomaco ed è morto dopo due giorni di agonia. Roberto Palazzoni, 44 anni, di Perugia dopo essere stato ritrovato, in stato di incoscienza, sdraiato ai bordi di una strada di Cusco, in Perù, e trasportato all’ospedale non ha resistito all’aneurisma cerebrale. Ma i medici solo in un secondo momento gli hanno scoperto quel centinaio di capsule piene di droga nello stomaco che lo hanno portato alla morte. In Venezuela invece, nella parte nord-orientale del Paese, un romano di 48, Rinaldo Caranzetti, ricercato via Interpol per traffico internazionale di droga, è stato arrestato nello Stato di Anzoategui. Storie di droga e di italiani che si intrecciano in Sudamerica, dove con la crisi economica che morde il vecchio continente – spiegano le autorità – sono in aumento gli europei che si lasciano convincere a trasportare la coca.
Ogni viaggio può fruttare tra i 3000 ed i 5000 euro: in Argentina, ad esempio, nei primi nove mesi dell’anno, dei 72 corrieri arrestati dalla Direzione generale delle dogane all’aeroporto internazionale Ezeiza, a Buenos Aires, 27 sono europei, con spagnoli e italiani in testa (rispettivamente 13 e 4 gli arresti). Di solito il ”lavoro” viene pagato a consegna avvenuta e può succedere che in caso di problemi le organizzazioni criminali non si facciano scrupolo di uccidere la manovalanza reclutata, per recuperare la sostanza stupefacente. E tra i rischi c’è anche quello dei decessi da overdose causati dalla rottura degli ovuli nello stomaco: può capitare infatti che il lattice si buchi. La quantità di droga che ne fuoriesce determina inevitabilmente un effetto letale. Proprio questo é ciò che sarebbe accaduto a Palazzoni.