Sarà di 30 euro al giorno, escluso il sabato, la domenica e i festivi, l’indennizzo giornaliero deciso dal governo nazionale erogato ai 18 pescatori di Mazara del Vallo, sequestrati per 108 giorni lo scorso anno a Bengasi, in Libia. Poco meno di 3mila euro a marinaio. Una sorta di elemosina. Un obolo che offende la dignità di queste persone che hanno rischiato di perdere la vita.
A segnalarlo è stato il segretario nazionale di Uila Pesca, Enrica Mammucari, durante l’incontro “Mediterraneo: il lavoro nella pesca, un patrimonio comune che rischia di sparire” organizzato sabato scorso proprio a Mazara del Vallo dalla Diocesi di Mazara, Fisc, Uila e patrocinato dal Comune.
“Per noi – sottolinea Mammucari – vale invece moltissimo la vita di chi rischia andando per mare”.
“Non ci risulta – aggiunge il sindaco di Mazara, Salvatore Quinci – che il nostro Paese si sia rivolto alla giustizia internazionale per la condanna di quelle violazioni, né alla Libia per il risarcimento dei gravi danni materiali e morali nei confronti dei pescatori della marineria di Mazara del Vallo. Non c’è volontà di risolvere l’annosa questione della guerra del pesce”.
Mammucari ha poi affrontato il tema circa la necessità di un’apertura al dialogo tra il governo italiano e quello libico e tunisino in merito alla legge, varata dal Parlamento italiano lo scorso 11 giugno, per l’istituzione di una “zona economica esclusiva” oltre il limite esterno del mare territoriale.
“Ancor prima di varare questa legge si dovevano verificare – sottolinea Tommaso Macaddino, responsabile Uila Pesca Sicilia – i rapporti con i Paesi rivieraschi. L’Ue e il governo non dialogano con Libia e Tunisia sui temi della pesca”.