Petrolio, schizzano i prezzi: i danni economici e la soluzione

I Paesi produttori dell’Opec+ hanno deciso di aumentare i barili di petrolio quotidiani per venire incontro a Usa e Ue

Nel giorno stesso in cui l’Unione europea approva il sesto pacchetto di sanzioni con l’embargo del petrolio russo, i Paesi produttori dell’Opec+, tra i quali la Russia, aumentano la produzione di barili per rispondere alle richieste di un Occidente preoccupato per l’impennata dei prezzi del greggio.

Petrolio, schizzano i prezzi: l’aumento della produzione dell’Opec+

Il cartello di Paesi esportatori di petrolio ha, infatti, deciso di incrementare la produzione fino a 648mila barili al giorno per i mesi di luglio e agosto, dopo aver finora alzato i ritmi di 432mila barili quotidiani ogni mese per recuperare i cali registrati durante la pandemia.

Il ritocco era atteso per arginare i prezzi sempre maggiori raggiunti dal petrolio, intorno ai 120 dollari al barile, che sono responsabili dell’aumento del costo carburante e stanno contribuendo all’inflazione incalzante negli Usa e in Europa.

Petrolio, Opec+ aumenta la produzione: la reazione di Usa e Ue

Proprio gli Stati Uniti accolgono con soddisfazione la decisione dell’Opec+: “Questo annuncio – si legge in un comunicato della Casa Bianca – accelera la fine dell’attuale accordo sulle quote, che era in vigore da luglio dell’anno scorso, e anticipa l’aumento della produzione mensile che era stato in precedenza previsto per settembre. Riconosciamo il ruolo dell’Arabia Saudita come presidente dell’Opec+ e suo maggior produttore nel raggiungimento di questa intesa tra i membri del gruppo” scrive l’amministrazione Biden, dando merito anche a Paesi come Kuwait, Iraq e Emirati arabi per aver reso possibile il consenso unitario tra i 23 membri dell’organizzazione.

Secondo il ‘Financial Times’, l’Arabia Saudita inizialmente restia ad aumentare la produzione, avrebbe poi accettato di cambiare posizione per calmare i prezzi del petrolio e riavvicinarsi con l’amministrazione Biden. Riad ha anche assicurato che risponderà aumentando la produzione anche nel caso in cui una crisi dell’offerta dovesse colpire il mercato petrolifero.

Gli Stati Uniti – conclude la nota della Casa Bianca – continueranno a usare tutti gli strumenti a disposizione per far fronte alle pressioni che derivano dai prezzi dell’energia”.

Un sospiro di sollievo per l’aumento della produzione di petrolio è arrivato anche dall’Unione europea: “Accolgo con favore l’annuncio odierno dell’Opec che aumenterà la fornitura di petrolio perchè ci rende più facile liberarci dal greggio russo e rivolgerci ad altri fornitori e regioni nel mondo per ottenere il petrolio necessario”, ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leye.

Sul tema si è espresso anche il vice primo ministro russo, Alexander Novak, secondo il quale la produzione petrolifera russa sta aumentando ulteriormente all’inizio di giugno rispetto ai livelli di maggio e ha sostenuto che per Mosca è importante continuare a cooperare con l’Opec+

Intervistato dal canale televisivo Rossiya 24, Novak ha anche sottolineato che la decisione dell’Opec+ di aumentare la produzione a luglio e agosto invece che a settembre aiuterà a coprire la crescente domanda di petrolio dovuta a fattori stagionali.

Nonostante l’intervento il petrolio è continuato a salire con il Wti che si assesta a quota 117,35 dollari al barile (+1,82%), mentre le quotazioni del Brent salgono a 118,17 dollari (+1,63%).

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