Philip Seymour Hoffman, un’altra vittima dell’eroina.

Quello della dipendenza dall’eroina sembra un problema sorvolato, raro da incontrare. Il pensiero comune di oggi vede i tossici come individui che si limitano a drogarsi più per divertimento e trasgressione che per qualcosa di più profondo e per questo le sostanze pericolose da “condanna a morte” tendono a consumarsi di meno. Ancora una volta, però, ecco che accade qualcosa pronta a ricordarci che certi problemi non svaniscono mai del tutto e che niente va sottovalutato. Se l’eroina fosse considerata ancora un disagio presente al giorno d’oggi l’ennesima “vittima” sarebbe ancora viva? Probabilmente no. Perché una droga come quella ti strega, ti fa sua e tende a diventare possessiva non lasciandoti più. E così l’attore statunitense Philip Seymour Hoffman ha scelto di farla vincere. Una carriera brillante e un Oscar vinto come miglior attore nel 2006 non sono stati abbastanza, forse Hoffman voleva di più, ma è finito morto nel suo appartamento del West Village a Manhattan, New York, con l’ago ancora infilzato nelle vene del braccio. A descriverci la “scena del delitto” è la pagina web del quotidiano Wall Street Journal. Si, perché quando c’è di mezzo l’eroina si parla proprio di delitto: È come quando qualcuno ti avvelena, rendendoti non più capace di intendere e di volere, e poi ti colpisce, ti ferisce, ti uccide a botte di overdose. L’attore aveva provato ad uscirne. Aveva combattuto con il mostro di se stesso e si era fatto ricoverare in una clinica per disintossicarsi, ammettendo al mondo intero di avere un problema; un passo gigante per un tossicodipendente, ancora di più se eroinomane. Aveva solo 46 anni e ha lasciato al mondo tre figli, tutti ancora piccoli. Il sito statunitense “Tmz” sostiene che Seymour Hoffman sia solo ultimamente rientrato nel tunnel degli stupefacenti, ma che non toccava niente da anni. Cosa abbia fatto ricadere di nuovo in basso l’uomo non è noto ma il mondo del cinema preferisce non renderlo pubblico e si dichiara in lutto. Le testimonianze dell’immenso talento dell’attore sono molteplici: ‘Capote’ (per cui vince l’oscar), ‘Magnolia’(1999),’The big Lebwoski’ (1998) sono solo poche delle pellicole di successo in cui aveva recitato. Questa non è la prima volta che Hollywood piange uno sei suoi divi per cause legate alla tossicodipendenza. Evidentemente il mondo delle celebrità cinematografiche non deve essere proprio tutto rosa e fiori.

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