Piantedosi alla Camera, ovvio show dei deputati di sinistra

“Da Frontex non è arrivato nessun allarme”. L’informativa del ministro dell’Interno Piantedosi sulla tragedia in mare davanti alla coste calabresi spiazza la sinistra. Che in Aula alza la voce e i toni. Tornando a chiedere stancamente le dimissioni dell’inquilino del Viminale. E “chiarimenti” sulla catena di comando che il ministro ha fornito puntualmente nel suo intervento alla Camera.

Blindare Piantedosi. Contrattaccare con un nuovo pacchetto immigrazione in due sensi, punitivo con gli scafisti e più inclusivo con i flussi di migranti e con chi è già sbarcato in Italia. Tentare l’operazione di recupero immagine dopo dieci giorni di silenzio doloso convocando il consiglio dei ministri giovedì pomeriggio a Cutro, il paese che si affaccia sulla spiaggia del naufragio. “Triste propaganda” l’ha bollata il verde Angelo Bonelli.

La mozione di sfiducia, nel caso, è un piatto che va consumato lentamente. Anche perché s’incrocia in modo sottile e velenoso con l’inchiesta della magistratura, al momento a carico di ignoti, sulla dinamica dei soccorsi di quella maledetta notte tra il 25 e il 26 febbraio in cui sono morte 71 persone di cui quindici bambini e almeno una trentina sono ancora i dispersi. La vera Fase 2 del governo Meloni, archiviato il successo delle destre delle regionali e preso atto del nuovo corso Pd a guida Schlein pronta a prendere la guida delle opposizioni. Ed è un inizio tutt’altro che facile: il ministro dell’Interno è sulla graticola – dopo i casi Donzelli-Delmastro (indagato) e Valditara, il ministro dell’Istruzione – e per quanto la premier lo abbia blindato (“che noia le opposizioni che chiedono ogni giorno le dimissioni di un ministro”) e “smentito divergenze di linea”, quella che inizia sarà una settimana difficile per Giorgia Meloni. La tragedia di Cutro può diventare il “cigno nero” nella parabola dorata del governo Meloni.

La linea del ministro Piantedosi è stata in parte anticipata dalla premier. “L’agenzia Frontex non ci ha segnalato l’imminente pericolo. È surreale pensare che non volessimo salvarli. Dall’inizio dell’anno abbiamo soccorso in mare più di novemila persone”. Lo schema è chiaro: lo scaricabarile proverà a mettere nell’angolo l’Europa (Frontex è l’agenzia europea che pattuglia i confini marittimi dell’Unione) che non fa nulla per condividere l’emergenza sbarchi, ancora meno per cambiare la normativa di permessi ed asili o rendere efficaci i rimpatri. Cercherà poi, Piantedosi, di rilanciare con la prevista azione del governo alla voce lotta all’immigrazione clandestina: pene più dure per gli scafisti, norme più celeri per l’asilo, quote flussi certe (oltre, quindi, gli 83 mila all’anno previsti già adesso con dpcm di fine 2022), incentivi ai paesi che facilitano i rimpatri e impediscono le partenze di irregolari. Sarebbe prevista anche una rivisitazione del sistema di accoglienza (smantellato ai tempi del Conte 1) e una sorta di non meglio definito istituto per “la protezione internazionale”.

Eppure la segnalazione che Frontex la sera del 25 febbraio alle ore 23 e 05 invia a 27 indirizzi mail conteneva almeno cinque dettagli allarmanti che sono stati invece ignorati. Eccoli: la telefonata in Turchia di un satellitare turco dalla nave segnalata in mare; gli oblò del caicco turco aperti (col rischio di imbarcare acqua) segno evidente che nella pancia dell’imbarcazione occorreva garantire la circolazione d’aria; probabile presenza di persone alloggiate sotto il ponte della nave (dove ci sono le bocchette aperte) rilevate a distanza dai termo scanner; l’assenza di giubbotti di salvataggio; la presenza di un uomo sopra coperta. Cinque indizi che fanno concludere che quell’imbarcazione era molto probabilmente carica di clandestini imbarcati su un mezzo di fortuna a 40 miglia dalla costa e in mezzo a onde alte tra i 3 e i 4 metri. Eppure – e questa sarà la domanda chiave delle opposizioni – è stata decisa un’operazione di polizia invece che di salvataggio. Chi lo ha deciso e perché?

Il Movimento 5 Stelle ha provato a tirare in ballo il ministro dei Trasporti Matteo Salvini da cui dipende la Guardia Costiera, i professionisti addetti al salvataggio in mare. Ma il leader della Lega non ci sta perché sa bene – ha cambiato lui la norma nel 2018 – che il centro di tutte le decisioni è il Centro coordinamento nazionale (Ncc) che ha sede al Viminale, dipende dal ministero dell’Interno e coordina Mrcc (la centrale operativa della Guardia costiera) e Icc (la gemella della Guardia di finanza e destinata alle operazioni di polizia).

“Salvare vite era il nostro vanto. Poi la politica ha fermato tutto” ha detto nei giorni scorsi l’ammiraglio Vittorio Alessandro, ex portavoce del Comando generale delle Capitanerie di porto. Quanto sono pesate nelle scelte di quella notte 4-5 anni di propaganda contro le ong, i “taxi del mare”, slogan del tipo “non vanno fatti arrivare”, “porti chiusi”, eccetera, eccetera? Euromedia research di Alessandra Ghisleri ha pubblicato un sondaggio in base al quale per un italiano su tre la politica è responsabile della tragedia di Cutro.

Il primo a intervenire, tra i brusii scomposti delle opposizioni, è il capogruppo di FdI Tommaso Foti. “Il governo non poteva fare di più e di meglio”, dice rivolgendosi a Piantedosi. “Lei è andato a Cutro da uomo di governo.  Per rappresentare sul posto e immediatamente una presenza anche fisica. Rispetto a una situazione che era già andata a deteriorarsi. Quella presenza è stata apprezzata dal sindaco di Cutro. Perché dopo due giorni quella presenza non è stata apprezzata?”.

Foti ha poi chiarito il valore simbolico del prossimo Cdm convocato a Cutro. “Nonostante la prevista reazione delle sinistre che lo hanno codificato come passerella, il Cdm a Cutro è un atto di solidarietà nei confronti di una tragedia. E un impegno riconosciuto anche dal presidente Mattarella. Il governo Meloni è al lavoro perché simili tragedie non si verifichino più”. L’Italia – ha continuato il presidente dei deputati di Fratelli d’Italia- ha le idee ben chiare su come agire contro gli scafisti. “Altrimenti ci ritroveremo periodicamente a piangere vittime innocenti. Sono trascorsi 10 anni e oltre 25 mila morti. Numeri che dovrebbero suggerire qualche azione ai burocrati europei”. I

Foti chiede di applicare fino in fondo le norme per i trafficanti di esseri umani. “Non ci vuole alcuna indulgenza o comprensione rispetto a persone che speculano economicamente sulle altrui vite. Che non hanno timore di mettere a repentaglio le vite delle persone”.

Il dem Beppe Provenzano dà fuoco alle polveri. E ripropone il processo contro Piantedosi messo in piedi a caldo con il megafono dei media.

“Quei viaggi della speranza non esistono perché esistono gli scafisti. Ma esistono perché non ci sono i corridoi umanitari. Lei ha detto che la disperazione non può giustificare quei viaggi. Quindi la colpa è di chi parte e muore?”. Ma le dimissioni chieste dalla neosegretaria dem Elly Schlein non bastano piu. “Il governo deve essere indagato per strage colposa“, dice Provenzano in cerca di facili applausi e di superare i 5Stelle sulla strada dello sciacallaggio.

L’unica forza di opposizione a non aver chiesto la rimozione del ministro dell’Interno è stata Italia viva, come rivendicato dallo stesso Matteo Renzi  in Senato: “E non si dica che non si può chiedere le dimissioni di Piantedosi, io non l’ho fatto e non lo farò. Ma quando ero capo del governo, Salvini chiese 137 volte le dimissioni di Alfano, per qualsiasi cosa c’era la richiesta precompilata”, ha detto Renzi. Una stoccata ai suoi compagni di opposizione, che nonostante tutto hanno applaudito l’intervento del senatore, che ha chiesto a tutti di non fare “sciacallaggio” su quanto accaduto a Cutro. “L’identità nazionale italiana è di chi salva le vite in mare, non di chi fa i respingimenti. Su quella poltrona ci sono 2000 anni di civiltà, siatene all’altezza”, ha detto ancora il senatore Renzi. Nel dibattito in Aula al Senato il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha voluto ricordare il comandante Todaro che “lavorava per la Regia Marina sotto il comando del duce”, un “eroe mondiale perché ha sempre fatto prevalere le ragioni dell’umanità”. Il Pd, dopo aver gridato per una settimana alle dimissioni, oggi in Aula ha fatto un passo indietro davanti alla compattezza dimostrata dal governo, che si è blindato attorno al suo ministro.

La maggioranza compatta ha difeso il ministro dell’Interno, sottolineando la correttezza del suo intervento. “Ha offerto in Parlamento una ricostruzione chiara dei fatti che hanno portato alla tragedia di Cutro, per come sono emersi finora. Nessuno può mettere in discussione la sua professionalità, il suo senso di responsabilità, il suo rispetto per le istituzioni”, ha dichiarato il vicepresidente del Senato, Gian Marco Centinaio, sottolineando che “chi ne chiede le dimissioni per una frase detta male o per una triste fatalità fa solo politica di basso rango”.

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