Piazza Affari cede lo 0,99%. E’ la peggiore tra le Borse europee

Una seduta davvero negativa per Piazza Affari, che in chiusura si è confermata la peggiore tra le principali piazze finanziarie del Vecchio Continente. A pesare le vendite sul comparto bancario che ha risentito delle tensioni sui titoli di Stato italiani con lo spread Btp-Bund salito sopra i 500 punti base. Gli investitori guardano con attenzione alle aste di Bot e Btp in programma domani e giovedì per un importo complessivo di circa 20 miliardi di euro. Contrastanti le indicazioni arrivate nel pomeriggio dai dati macro Usa relativi al mese di dicembre: da una parte la fiducia dei consumatori si è attestata a 64,5 punti, il livello più alto dallo scorso aprile e oltre le attese che indicavano 58,6 punti; dall’altra il Dallas Fed è calato a -3 punti dai precedenti 3,2 punti con attese a 4,8 punti. In questo quadro a Piazza Affari l’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,99% a 14.924 punti, mentre il Ftse All Share è arretrato dello 0,85% a quota 15.675.
Vendite sul comparto bancario: Unicredit ha ceduto il 4,78%, Mediobanca il 4,84%, Popolare di Milano il 4,21%, Ubi Banca il 2,26%, Intesa SanPaolo il 2,37%, Banco Popolare il 2,76%, Monte dei Paschi il 2,29% a. Come comunicato nei giorni scorsi i prezzi delle azioni ordinarie e di risparmio Unicredit hanno risentito questa mattina dell’applicazione del raggruppamento azionario stabilito dal management dell’istituto di piazza Cordusio. Il raggruppamento prevede un rapporto pari a 1 nuova azione ogni 10 possedute, sia per le ordinarie che per le risparmio.

Impregilo ha mostrato un progresso del 2,62%. Il Cda di Fondiaria-Sai, riunitosi venerdì scorso, ha sostanzialmente accolto la proposta di acquisto del gruppo Gavio per il 33% detenuto dalla compagnia assicurativa in Igli, la cassaforte che controlla il 29,9% del general contractor. L’offerta di Gavio valorizza Impregilo 3,6 euro. Fuori dal Ftse Mib, da segnalare proprio il crollo di FonSai (-7,93%) dopo che il Cda ha dato il via libera ad un aumento di capitale tra i 600 e i 750 milioni di euro. A spaventare è il margine di solvibilità che, secondo i dati del preconsuntivo, è sceso sotto la soglia minima regolamentare del 100% ad un valore ad oggi stimabile intorno al 90%.

A2A ha archiviato la seduta con un rialzo del 2,71% in scia alla chiusura della partita intorno a Edison. Nella tarda serata di ieri A2A, EdF, Delmi e Edison hanno raggiunto un’intesa preliminare per il riassetto societario della stessa Edison e di Edipower. Il colosso transalpino acquisirà da Delmi, società controllata da A2A, il 50% della holding Transalpina di Energia arrivando a detenere l’80,7% di Foro Buonaparte. Contestualmente Delmi acquisirà il 70% del capitale di Edipower attualmente detenuto da Edison (50%) e da Alpiq (20%) ad un prezzo pari rispettivamente a 600 milioni di euro e a 200 milioni di euro. Per effetto di questa operazione, Edipower sarà interamente partecipata da Delmi (al 70%), A2A (20%) e Iren (10%).

Rimanendo nel settore energetico Enel Green Power ha mostrato una flessione dello 0,68%. Oggi la controllata americana Enel Green Power Nord America ha messo in esercizio l’impianto eolico di Caney River nella contea di Elk, in Kansas, portando così la capacità totale installata in Nord America a 986 MW. Il nuovo impianto, che ha richiesto un investimento totale di 350 milioni di dollari, a regime produrrà 765 milioni di kWh all’anno, in grado di soddisfare i consumi annuali di circa 70.000 famiglie americane. Eni ha strappato un +0,06% dopo aver siglato venerdì scorso un accordo in Venezuela sul giacimento Perla. L’Ad Paolo Scaroni ha infatti firmato con il ministro venezuelano del petrolio e con Repsol un’intesa da 1,5 miliardi di dollari.

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