Contro una bella Fiorentina, anche l’Inter ha sfatato il tabù San Siro. È successo tutto nel primo tempo, con i nerazzurri avanti con Milito e Cassano, ma i viola non si sono arresi e hanno accorciato le distanze nei primi 45’ con Romulo. Nella ripresa, ci sono stati momenti in cui l’arrembaggio della squadra di Montella si è fatto insistente, ma il limite di questa squadra è l’attacco. Gioca in modo splendido con i suoi palleggiatori in mediana, è tornato il Pizarro dei tempi migliori, detta il gioco che è una meraviglia, passaggi sempre precisi e indovinati, e poi c’è un Borja Valero che sa sia costruire che inserirsi. Il problema è l’attacco spuntato, Jovetic è un giocoliere, può inventare in qualsiasi momento la giocata giusta ma se non è supportato a dovere diventa inconsistente e neutralizzabile, sono buoni gli spunti di Ljajic, ma la sensazione è che serva qualcosa che dia più consistenza al reparto offensivo. Toni si muove come un pachiderma, ormai i suoi tempi migliori sono alle spalle, non è un caso che fino all’ultimo si sia fatto il possibile per prelevare un centravanti, perché al momento si fa poca fatica a costruire ma tantissima a finalizzare. Tornando alla partita, il de profundis per le speranze gigliate è giunto quando l’arbitro ha espulso Gonzalo Rodriguez, in dieci uomini la Fiorentina non è stata più pericolosa e, nonostante continuasse a sciorinare un bel gioco, a ridosso dell’area nerazzurra le idee si annebbiavano. Una vittoria che comunque rilancia l’Inter di Stramaccioni, è la seconda consecutiva dopo il blitz del Bentegodi, è presto per parlare di una squadra pronta a lanciare la sfida a chi è in testa, ma l’organico è ricco e competitivo e la corsa è lunga. La luce della speranza da fioca sta diventando più intensa.
Maurizio Longhi