Il logo dell'Agenzia delle Entrate, Roma, 1 febbraio 2018. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Pignoramenti, stretta in arrivo: chi rischia e come evitarli

Cambiano le regole per il pignoramento del conto corrente da parte dell’Agenzia delle Entrate: regole e funzionamento

La legge delega fiscale ha introdotto svariati criteri per facilitare le operazioni di recupero credito da parte dell’Agenzia delle Entrate. In quest’ambito trova spazio il pignoramento del conto corrente, che diventa automatizzato, in alcune circostanze. In che modo la procedura oggi diventa più facile, ma soprattutto come evitarlo?

Pignoramento conto corrente automatizzato

Si parla di procedura di pignoramento bancario automatizzata perché ciò può avvenire anche in assenza dell’autorizzazione del giudice. Qualsiasi cittadino che abbia contratto dei debiti potrà quindi veder bloccato il conto bancario e non solo.

L’Agenzia delle Entrate può infatti rivalersi anche sullo stipendio o un eventuale canone di locazione, pur di ottenere il credito. Il tutto senza dare il via ad alcuna procedura in tribunale, che rappresenta invece il normale iter per ogni altro creditore.

Abbiamo però fatto riferimento ad alcune circostanze, il che presuppone che ci siano delle eccezioni a questo pignoramento forzato: pensioni di vario genere, assicurazioni sulla vita e assegni di accompagnamento per disabilità. In questo caso, infatti, dovrà essere il giudice ad autorizzare ogni singola azione intrapresa dall’agenzia.

Alla base di questo sistema c’è la collaborazione tra agenzie fiscali e istituti di credito, ma le banche dati di questi ultimi non sono affidabili al 100%. Il sistema viene infatti aggiornato con cadenza annuale, il che rende a dir poco difficile per l’Agenzia delle Entrate una verifica adeguata della solvibilità del debitore.

In termini pratici, l’esattore potrebbe scoprire soltanto dopo il pignoramento che il conto corrente in questione è stato svuotato da tempo. Interviene in questo caso la legge delega fiscale, che promette una migliore cooperazione, con ipotizzata procedura informatica che consenta alle banche di trasmettere i dati necessari in tempo reale.

Cartelle esattoriali: nuova durata

Quanto dura una cartella esattoriale? Attualmente la validità è di un anno e in seguito è necessario l’invio di una nuova notifica, per poi procedere con l’esecuzione.

Anche in questo caso interviene la legge delega fiscale, che propone un’estensione che vada a superare l’anno di validità. Ciò permetterebbe all’Agenzia delle Entrate di accelerare enormemente il processo di recupero forzoso, che può comprendere, come visto, anche il pignoramento del conto. Non sarà più necessario, quindi, l’invio di una seconda notifica.

Conto corrente pignorato: chi rischia e come evitarlo

Tutti i debitori che non saldano quanto dovuto corrono il rischio di un’azione drastica come il pignoramento del conto corrente. Abbiamo però spiegato come soltanto l’Agenzia delle Entrate abbia ora la possibilità di non richiedere un atto giudiziario.

Ogni altra forma di creditore ha bisogno di un titolo esecutivo, derivante da una sentenza in tribunale, un atto giudiziario o un decreto ingiuntivo. Si ricorre a metodi del genere, coattivi, quando il debitore non può o non intende saldare l’importo dovuto.

Ci sono però delle eccezioni di cui tener conto, come nel caso di un conto corrente cointestato. In una situazione di questo genere si può procedere al recupero soltanto del 50% della somma totale presente.

Qualora il saldo fosse nullo o negativo, si agirà sulle entrate successive. È possibile, inoltre, che ci sia del denaro ma che la somma sia inferiore o uguale al debito da saldare, il che porta l’istituto bancario al pignoramento fino all’udienza di assegnazione. Nulla di tutto ciò accade, invece, se la somma supera l’importo dovuto. L’utente potrà però usufruire soltanto della parte eccedente.

Un debitore non ha molta voce in capitolo quando si tratta di recupero crediti, ma è necessario che conosca i propri diritti. Nel caso in cui non siano stati rispettati i limiti indicati in precedenza, si può procedere con un’opposizione all’esecuzione, da presentare in tribunale. Nel caso in cui il recupero sia già avvenuto, nonostante la violazione dei diritti, è consentire agire contro l’istituto di credito in questione per ottenere un risarcimento a fronte del danno subito.

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