Fondo Monetario, Unione Europea e ora anche l’Ufficio parlamentare di bilancio: il leit motiv è il taglio netto delle stime di crescita dell’Italia, per cui si prevede un 2019 tutt’altro che ‘bellissimo’, come auspicato dal premier Conte. Se da un lato il governo rintuzza con gli attacchi di Luigi Di Maio al Fmi, dall’altra iniziano ad aleggiare sul Belpaese lo spettro di una tassa patrimoniale, – già paventata da alcuni osservatori nostrani e ora ‘suggerita’ da Christine Lagarde – e di una manovra correttiva da una decina di miliardi.
Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio il Pil quest’anno dovrebbe crescere dello 0,4%, “frenato dall’eredità statistica negativa indotta dalla flessione del semestre scorso”. L’anno prossimo la dinamica del Pil “si irrobustirebbe, verso lo 0,8%, sospinta ancora dalla domanda interna”. L’Ufficio parlamentare di bilancio, nella nota congiunturale, rileva che le “più recenti informazioni congiunturali non mostrano ancora segnali di inversione del ciclo economico”. Nella nota si legge che “i modelli di previsione di breve periodo stimano che nel trimestre in corso l’attività sarebbe pressoché stagnante o debolmente negativa”.
Per la crescita del Pil dell’Italia sarà inferiore all’1% annuo almeno fino al 2023. Lo stima il Fondo monetario internazionale nel suo rapporto ‘Article IV’ sull’economia italiana, che prevede una “crescita dell’Italia dello 0,6% nel 2019 e dello 0,9% nel 2020, non modificando quanto contenuto nell’ultimo aggiornamento del World Economic Outlook, diffuso solo pochi giorni fa a gennaio. Tuttavia, l’aumento del Pil non toccherebbe nemmeno il punto percentuale nei prossimi cinque anni. Il Fondo vede una crescita dello 0,7% nel 2021, dello 0,6% nel 2022 e dello 0,6% nel 2023”. Dati dunque che mettono in allerta nuovamente il governo che fa già i conti con le sirene di allarme di Bruxelles e dell’Ufficio Parlamentare per il Bilancio.
L’Fmi di fatto suggerisce al governo ciò che alcuni osservatori in Italia danno già per scontato: tassare (ulterioprmente, aggiungiamo) la prima casa: “Tagliare il cuneo fiscale e tassare la prima casa. È importante anche un allargamento della base fiscale, compresa una lotta all’evasione e all’elusione dell’Iva, evitando i condoni fiscali e razionalizzando la spesa fiscale”, si legge nel report. Il Fondo monetario a questo punto sottolinea i “rischi di recessione” per il nostro Paese puntando l’attenzione ancora una volta sullo spread “ballerino”: “Gli stimoli fiscali messi in campo dal governo potrebbero momentaneamente stimolare la crescita, anche se il forte aumento dello spread potrebbe mitigare tali eventuali effetti benefici nel breve termine e potrebbe provocare un ulteriore indebolimento della crescita nel medio termine”.
La Commissione aveva dato il via libera alla legge di Bilancio mettendo però sub judice il tutto e, soprattutto, le due misure bandiera per le quali il governo ha ampliato le clausole di salvaguardia portandole a 23 miliardi. Il taglio delle previsioni di crescita allo 0,2%, rispetto all’ 1,5% pronosticato dal governo, rischia ora di certificare un buco da 8-9 miliardi e l’ esigenza di una manovra correttiva a breve.