L’ondata di pessimismo sulla crescita italiana nel 2019 non vuole proprio fermarsi. La fila delle istituzioni e degli esperti che vedono nero per l’economia italiana si ingrossa giorno dopo giorno. Fmi e Bankitalia hanno tagliato a +0,6% l’aumento atteso del Pil per l’anno in corso ma c’è chi ipotizza una flessione ancora più importante. I numeri stanno diventando spietati contro Roma nonostante le rassicurazioni del ministro dell’Ecomia, Giovanni Tria, che rassicura su crescita e debito. Una manovra correttiva è dietro l’angolo anche perché si potrebbe parlare, tranquillamente, di recessione per l’Italia. Ora la stangata arriva dall’istituto di ricerche Ref che, in un’analisi dal titolo ‘Economia in stagnazione’, anticipa per il 2019 una crescita del Pil nulla.
Secondo l’istituto di ricerca, nel 2019 il Pil non farà segnare variazioni, rispetto al modesto +0,9% nel 2018. Per avere un leggero miglioramento bisognerà aspettare il 2020, quando il Pil segnerà un aumento dello 0,8%. Ma si è sempre ai ‘prefissi telefonici’.
Le anticipazioni del Ref arrivano pochi giorno dopo una analisi della Cgia di Mestre, da cui è emerso che dall’inizio del 2000 fino al 2018 il Pil italiano è cresciuto mediamente dello 0,2 per cento ogni anno. Anche sul fronte di deficit e debito ci sono cattive notizie. A fronte di un’economia in stagnazione, il rapporto deficit/Pil quest’anno finirà per salire al 2,1% rispetto all’1,9% del 2018, per poi crescere ulteriormente al 2,3% nel 2020. Negativo anche il rapporto tra debito e Pil, che quest’anno arriverà al 132,3% dal 131,5% del 2018, per salire al 132,9% nel 2020.
Tra i fattori di incertezza che gravano sul quadro economico, l’istituto di ricerca punta il dito su quelli di natura politica.Le previsioni di Ref escludono la clausola di salvaguardia, fatta eccezione per l’aumento di un punto dell’Iva, e contemplano un ridimensionamento degli investimenti pubblici.
Omar Scafuro