Il PNRR rischia di mancare qualche obiettivo e “andrà rivisto e probabilmente riproposto” a causa dell’energia e della crisi innescata dalla guerra in Ucraina e dalle sanzioni imposte dall’Occidente alla Russia per l’invasione. A dirlo sono sia esponenti del governo sia operatori del settore, alle prese con costi crescenti delle materie prime.
L’ultimo segnale preoccupante arriva dall’ANCE, associazione rappresentativa del settore edile, direttamente coinvolta nella realizzazione delle opere finanziare dal Recovery Plan. L’innesco della miccia è stato l’ultimo decreto energia, che ha stralciato una norma che avrebbe consentito alle imprese di prorogare o sospendere i lavori per i rincari insostenibili delle materie prime.
E così il Presidente dell’ANCE, Gabriele Buia, definisce “inconcepibile il dietrofront del Governo” ed avverte che “occorrono subito misure per calmierare i prezzi e compensare i maggiori costi sostenuti dalle imprese, altrimenti i cantieri del Pnrr anche per carenza di materie di prime si fermeranno tutti”.
“Da tutti i territori stiamo ricevendo il grido di allarme delle nostre imprese che da Nord a Sud denunciano una situazione ormai fuori controllo, con prezzi alle stelle e materiali introvabili”, come bitume, acciaio e alluminio, quindi “se non si interviene le imprese saranno costrette a fermarsi e chiudere i cantieri. E anzi molti, loro malgrado li stanno già chiudendo e non certo per cause a loro imputabili”.
Di qui la richiesta di un meccanismo che consenta l’adeguamento automatico dei prezzi ai valori correnti per tutte le stazioni appaltanti e misure efficaci di compensazione degli aumenti subiti.
Anche per il Ministro della PA i PNRR “va aggiustato”, perché non incorpora nè l’aumento dell’inflazione nè le variabili del contesto geopolitico internazionale.
Questo però non significa – sostiene il Ministro della PA – “bloccare l’attuazione del Recovery italiano ma completarlo e ragionare poi sulla sua replicabilità“, magari concentrandolo sull’energia.
Brunetta guarda già oltre l’emergenza ed afferma che “l’Occidente sarà da ricostruire e l’Europa da ripensare” per far sì che so trasformi da una potenza meramente normativa (soft power) ad una vera e propria potenza economica, energetica e della sicurezza. E per far questo – secondo il Ministro – c’è un “vasto programma da rispettare” e per avere un’Unione più forte e coesa occorre avere un linguaggio, cultura ed esperienze comuni. Di qui una PA coesa come dimostra l’esperienza Italia-Francia.
L’accenno di Brunetta alla necessità di rivedere il PNRR per tener conto del mutato scenario di riferimento trova un importante precedente nell’ambito del Governo. Qualche settimana fa era stato il Ministro dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti ad ammettere che “l’aggravarsi degli scenari internazionali potrebbe mettere a repentaglio la realizzazione di alcuni obiettivi inseriti nel PNRR”.
Il riferimento era alla crisi energetica, ma il numero un del dicastero di Via Veneto aggiungeva che “non bisogna disperdere una opportunità unica come il PNRR” e “ricollocare al centro delle politiche del Paese il settore manifatturiero”, per “il peso che tuttora l’industria riveste nella costruzione del PIL nel nostro Paese”.