Pnrr, sì della Ue alla revisione, grazie alla rimoduziazione del Piano

La premier accende i riflettori sul mercato del lavoro, dal quale sono arrivati risultati record,anche sull’occupazione femminile in termini assoluti e in tasso di occupazione. “È forse il risultato che mi rende più fiera di questo primo anno di governo”, ha detto di fronte ai senatori. “I dati sul lavoro femminile sono anche frutto di misure per incentivare l’occupazione favorendo la conciliazione dei tempi di vita e lavoro. Per non costringere le donne a dover scegliere. Quello non vuol dire avere libertà, si ha libertà se si possono fare tutte le scelte”.

“Sull’attenzione messa per i rinnovi contrattuali – ha detto ancora rispondendo al question time in Senato – devo dire che questo ha portato un cambio di atteggiamento da parte di alcune organizzazioni sindacali. Prima avevano una mobilitazione contenuta. Ora si fanno due scioperi ogni anno, ma anche questa è una buona notizia”.

“Ne approfitto – ha aggiunto Meloni –  per annunciare che nell’ambito della revisione del Pnrr, il governo ha proposto un intervento per le zone alluvionate di Emilia Romagna, Marche e Toscana pari a un ulteriore miliardo e duecento milioni”. Quanto al conflitto in Ucraina, Meloni ha detto di non cambiare posizione per lucrare consenso. “Sono consapevole che l’opinione pubblica è stanca ma la politica non deve inseguire la società”. Ai 5Stelle, che sono tornati ad agitare lo spettro della telefonata fake con il premier africano, infine,  ha assicurato che non esiste una Meloni in pubblico e una Meloni in privato.

“Gli accordi di sviluppo e coesione fanno parte di una delle ampie riforme portate avanti da questo governo per invertire la rotta dell’utilizzo dei fondi europei. Ha ragione Zaia, non sempre le risorse sono mancate, a volte ci sono state ma non sono state utilizzate, non è questo il caso della Regione Veneto. Per questo siamo intervenute riformando il fondo di coesione”, ha detto la premier Giorgia Meloni intervenendo a Verona alla firma dell’accordo per la coesione tra il Governo e la Regione Veneto.

Invertire la rotta sull’uso dei fondi europei, dunque, per renderli trasparenti ma compatibili con le esigenze di sviluppo dei territori interessati. L’Italia infatti si ritrova in penultima posizione, a fine 2022, nella spesa dei fondi della politica di coesione Ue. E anche se nell’anno in corso c’è stata un’inversione di tendenza, si è lontani dal centrare pienamente l’obiettivo di un pieno utilizzo. Si è discusso anche di questo tema oggi alla sala Koch di Palazzo Madama in un incontro organizzato da Antonio Giordano (FdI), che fa parte della commissione parlamentare sulle politiche dell’Unione europea. Lo spunto è stata la presentazione, da parte di Pietro Russo, della relazione della Corte dei Conti europea (di cui Russo è membro per l’Italia) sull’esercizio finanziario 2022. Che è stato – ha detto Russo – “positivo per le entrare e negativo per le spese, ma questo è un dato ricorrente. Con l’Italia che continua a mostrare difficoltà nella spesa delle risorse Ue per le politiche di coesione”.

E proprio questo è stato il focus del convegno, messo in evidenza da Giordano nell’introdurre i lavori: “L’Europa è un’opportunità per tutti i paesi membri ma occorre trovare il giusto punto di collocazione del principio di sussidiarietà, che dev’essere il filo conduttore da seguire nell’utilizzo delle risorse europee. Tenendo presente che non si può gestire allo stesso modo ciò che avviene in Svezia e ciò che avviene in Sicilia”.  Un punto sul quale è tornato anche il ministro Luca Ciriani (Rapporti con il Parlamento) osservando che occorre bilanciare le esigenze delle amministrazioni, spesso afflitte dalla cosiddetta “paura della firma” degli atti pubblici, con quelle della protezione dei fondi Ue dagli assalti di soggetti privi di scrupoli.

Di semplificazione delle procedure, proprio al fine di raggiungere questo obiettivo, ha parlato Caterina Chinnici (parlamentare europea di FI) spiegando che le istituzioni europee hanno il compito di aiutare gli stati membri ad assorbire meglio i fondi assicurando trasparenza ma anche mettendo le amministrazioni al riparo da irregolarità dovute a poca o scorretta informazione che rappresentano spesso il motivo per cui i fondi non arrivano a destinazione.

Franco Massi, segretario generale della Corte dei Conti (il cui presidente Guido Carlino ha inviato in video un saluto ai partecipanti al convegno) ha riconosciuto che attualmente maneggiare i soldi pubblici è molto difficile, che le procedure sono troppo complesse e che va trovata la strada per raggiungere la tempestività in interventi che, se tardivi, rischiano di risultare inutili.

Carlo Alberto Manfredi Selvaggi, che fa parte dello staff della presidenza del Consiglio che ha seguito le modifiche al Pnrr, ha spiegato con molta chiarezza i motivi per cui è stato necessario rimodulare il Piano: i soldi arrivano se si realizzano gli obiettivi, e dunque se nel 2021 si prevedeva un certo numero di asili ma oggi i costi per realizzare quegli asili sono cambiati o si tolgono risorse ad altri progetti o si riduce il numero di asili da realizzare.

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