Il ministro del Lavoro Poletti scatena una polemica: ‘Fuga di 100mila giovani? Bene, conosco gente che è andata via e sicuramente il Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi. I 60 milioni che restano non sono tutti dei ‘pistola’…’, dice. Poi si scusa, ‘mi sono espresso male’. Successivamente il ministro ha affermato che il Jobs act è stata una buona legge, una legge che ha fatto bene e fa bene al Paese. Quindi, ha rilevato, oggi io non vedo ragioni per cui dobbiamo intervenire su questo versante: ‘Poi, naturalmente, come tutte le cose va vista nel tempo in ragione dei risultati che produrrà, e se nel tempo in ragione dei risultati che si produrranno dovesse emergere che ci sono degli elementi di problematicità, come sempre si guardano. Il Governo è pronto a rideterminare dal punto di vista normativo il confine dell’uso dei voucher perché è stata introdotto la tracciabilità, e dal prossimo mese vedremo l’effetto. Se è quello di una riduzione della dinamica di aumento e di una messa sotto controllo di questo strumento, bene. Se invece i dati ci diranno che anche questo strumento non è sufficiente a riposizionare correttamente i voucher la cosa che faremo è rimetterci le mani’. Giovani umiliati da voucher e insultati da Poletti. Vada via lui, non i giovani, scrive, su Twitter, Luigi Di Maio del M5s. Anche secondo Fi, Poletti offende i giovani del Sud: ‘Le parole del ministro sono offensive. I nostri giovani connazionali, specie al Sud, che abbandonano la loro terra perché impossibilitati a trovare lavoro qui e decidono di andare a cercarlo all’estero, meritano il massimo rispetto. Le espressioni usate dal ministro ci lasciano davvero basiti’, afferma Michele Boccardi, senatore pugliese di Forza Italia. Consideriamo che nei primi dieci mesi 2016 sono stati stipulati più di 1,3 milioni (1.370.320) di contratti a tempo indeterminato (comprese le trasformazioni) mentre le cessazioni, sempre di contratti a tempo indeterminato, sono state 1.308.680 con un saldo positivo di 61.640 unità. Il dato, si rileva dall’osservatorio Inps, è peggiore dell’89% rispetto al saldo positivo di 588.039 contratti stabili dei primi dieci mesi 2015, risentendo della riduzione degli incentivi per le assunzioni stabili, e anche di gennaio-ottobre 2014 (+101.255 stabili). Nello stesso periodo gennaio-ottobre 2016 sono stati venduti 121,5 milioni di voucher destinati al pagamento delle prestazioni di lavoro accessorio, del valore nominale di 10 euro, con un incremento, rispetto ai primi dieci mesi del 2015, pari al 32,3%, comunica inoltre l’Inps, sottolineando che nei primi dieci mesi del 2015 la crescita dell’utilizzo dei voucher, rispetto al 2014, era stata pari al 67,6%. Poletti, in realtà, ha idee sulle emergenze sociali del nostro Paese piuttosto singolari. La settimana scorsa ha spiazzato tutti spiegando che bisognava andare verso le elezioni anticipate per evitare il referendum sul Jobs Act. Per giunta crescono i licenziamenti per motivi disciplinari per oltre il 20%. Altro campanello d’allarme per il modo in cui gli imprenditori interpretano il ricorso al Jobs Act. Ma il peggio probabilmente deve ancora arrivare: il prossimo anno le previsioni di crescita, come ripetuto tante volte, non saranno da capogiro tutt’altro, mentre si avvia a compimento il primo triennio di validità della formula delle assunzioni a tutele crescenti oltre il quale si vedrà quanti contratti a tempo indeterminato verranno confermati e quanti invece no. Nel contempo con il clima elettorale in vista sarà ben difficile inventare un altro scenario solido di sostegno alla occupazione. E non si vede neppure per il 2017 alcuna invasione di investimenti sulla scena economica. È il terreno sul quale finirà per radicarsi il referendum promosso dalla Cgil che al di là di come lo si giudichi diventerà un banco di prova severo per partiti e forze sociali.
Cocis