Scoperta utile per fare luce sui misteri del sonno
E’ davvero possibile entrare nei sogni di una persona e stabilire con lei un dialogo, proprio come nel film ‘Inception’ con Leonardo di Caprio: lo dimostra l’esperimento condotto da quattro gruppi di ricerca indipendenti tra Stati Uniti, Francia, Germania e Paesi Bassi. I risultati, pubblicati sulla rivista Current Biology, aprono un’inaspettata finestra sul mondo onirico, che potrebbe essere sfruttata per risolvere problemi di natura psicologica e per capire meglio il rapporto tra sonno e memoria.
Nello studio sono stati arruolati 36 volontari, suddivisi tra la Northwestern University nell’Illinois, la Sorbona di Parigi, l’Università di Osnabruck nella Bassa Sassonia e il Radboud University Medical Center vicino a Nimega, nei Paesi Bassi. Tra i partecipanti, alcuni erano dei ‘sognatori lucidi’, ovvero persone consapevoli dei propri sogni tanto da essere perfino in grado di controllarli, mentre gli altri volontari sono stati addestrati a diventarlo.
L’attività del loro cervello è stata registrata durante il sonno grazie all’elettroencefalogramma, mentre venivano monitorati i movimenti degli occhi e le contrazioni dei muscoli facciali, tutti indicatori della fase Rem.
Nei quattro laboratori sono stati sperimentati metodi diversi per entrare in contatto con la persona immersa nel sogno (attraverso la voce, stimoli luminosi o il contatto fisico), in modo da chiederle di seguire istruzioni, fare semplici calcoli numerici o riconoscere la differenza tra diversi stimoli sensoriali. “E’ come trovare un modo per comunicare con un astronauta su un altro pianeta, anche se nel nostro caso il pianeta è interamente basato sui ricordi memorizzati nel cervello”, spiegano i ricercatori.
In tutto sono 158 le domande che gli studiosi hanno posto ai sognatori: questi hanno risposto correttamente (attraverso il movimento degli occhi o la contrazione dei muscoli facciali) nel 18% dei casi mentre hanno sbagliato il 3% delle volte; la risposta non è stata chiara nel 17% dei casi, mentre il 60% delle domande è rimasto senza risposta.
Secondo i ricercatori, questi numeri dimostrano che una comunicazione a doppio senso è possibile, anche se non è facile. “Abbiamo scoperto che persone immerse nella fase Rem possono interagire e ingaggiare una comunicazione in tempo reale”, commenta Ken Paller della Northwestern University. “Abbiamo anche dimostrato che chi sogna è capace di comprendere domande, cimentarsi in compiti che impegnano la memoria operativa e produrre delle risposte”. Questa condizione è stata definita come ‘sogno interattivo’.
Al risveglio, al termine dell’esperimento, alcune persone ricordavano le domande che erano state poste come fossero parte integrante del sogno: un partecipante, per esempio, ricordava i quesiti matematici come provenienti da un’autoradio, mentre un altro volontario aveva avvertito la voce del ricercatore che gli faceva una domanda come la voce fuori campo di un film.