Prescrizione e decreto Milleproroghe

Il nodo della prescrizione resta motivo di tensione nella maggioranza. L’intesa raggiunta da M5s, Pd e Leu per modificare la legge Bonafede dovrebbe passare da un emendamento al decreto Milleproroghe e registrare il dissenso di Italia viva in commissione, ma poi essere blindato in Aula con un voto di fiducia.

La legge Bonafede cambierà – insisteva via social, il leader di Iv Matteo Renzi. Come e quando cambierà dipende dalle arzigogolate tattiche parlamentari. Ma noi non ci fermeremo finché gli avvocati e i magistrati continueranno a dire che le proposte di Bonafede sono incostituzionali. Ci vorranno settimane di dibattito parlamentare ma non abbiamo fretta. Fare i populisti riesce a tutti, fare politica no. Nessuno vuol far cadere il governo ma non accetteremo mai di diventare grillini. Meno che mai sulla giustizia”.

Quindi, la nota del vicecapogruppo Pd alla Camera Michele Bordo: “Prendiamo atto con soddisfazione che Matteo Renzi e Italia Viva hanno finalmente compreso che la loro contrarietà alle modifiche sostanziali concordate nella maggioranza sulla prescrizione avrebbe lasciato in vigore, purtroppo, la riforma Bonafede che loro stessi contestano. Meglio tardi che mai: avevamo detto sin dall’inizio che gli ultimatum erano sbagliati; siamo contenti adesso che Italia Viva abbia assunto una nuova posizione facendo marcia indietro”.

Ma a stretto giro ecco la controreplica di Luciano Nobili, deputato di Italia Viva: “Da un recente sondaggio della Ipsos risulta che quando si parla di prescrizione, il 5% degli italiani sa di cosa stiamo parlando, il 95% purtroppo no. Mi pare di capire, leggendo le sue dichiarazioni, che Bordo sia tra gli italiani che non sanno di cosa stiamo parlando. Comprensibile per i cittadini normali. Sorprendente che un parlamentare non studi o non capisca. O, peggio, faccia finta di non capire. Da Italia Viva nessuna marcia indietro sullo stato di diritto, sulla garanzia per tutti gli italiani, imputati o vittime di non essere condannati a processi senza fine”.

Parallelamente, oltre ai commenti ironici di alcuni esponenti dell’opposizione, da registrare l’appello del procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: “E’ una mediazione al ribasso, perché serviva la prescrizione per costringere il legislatore ad interessarsi concretamente per modifiche procedurali al Codice di procedura per velocizzare il processo senza diminuire le garanzie dell’imputato. Un legislatore serio deve preoccuparsi del perché un fascicolo resti 4 anni in un armadio del pm. Tutte queste persone che si stanno ammazzando a gridare contro la prescrizione, perché, nel mentre, non presentano un’alternativa, un articolato di legge dove dimostrano concretamente che è possibile velocizzare i processi, che è possibile far funzionare la giustizia? E’ necessario togliere tutte le condizioni perché un fascicolo non rimanga più fermo. Ogni bambino ha un tablet, ogni persona ha due telefoni; però, quando chiediamo la tecnologia applicata al processo, viene l’orticaria a tutti: dicono che si abbassa il livello di garanzia dell’indagato. Ma l’informatica non abbassa la garanzia, lascia traccia. Non fa altro che aumentare le garanzie. Tecnologia vuol dire efficienza, diminuire il potere discrezionale dell’uomo, quindi diminuire l’abuso. La legge Bonafede ne esce cambiata? Sì, certo, ma la storia insegna che le cose dirompenti si fanno nei primi 6 mesi di legislatura; poi, qualsiasi governo man mano che va avanti, ha sempre meno potere e energia”.

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