TEATRO VASCELLO
Presentazione STAGIONE TEATRALE 2022 – 2023
TEATRO VASCELLO
Il Teatro Vascello, lo dico con totale consapevolezza, è ormai considerato una eccellenza sia nel panorama romano che nazionale ed internazionale.
La costante determinazione con la quale persegue le sue scelte in coerenza con la sua storia ma anche con i necessari e giusti compromessi per le mutate condizioni della realtà, la capacità di proiettare anche il classico nella contemporaneità, lo rende unico e riconoscibile dal grande variegato ed esigente pubblico romano.
Ora non ci spetta altro che tentare di superare il livello di eccellenza raggiunto nella passata stagione teatrale. Questo è l’obiettivo che con una certa sfacciata ambizione mi sono prefissa, e come vedremo, ritengo di esserci riuscita.
Il leitmotiv di quest’anno intende celebrare la parola, la parola volante, l’essenza significante del teatro;
“Di ogni parola inutile sarà chiesto conto“ quindi
“del teatro non si può fare a meno” ricordava Cechov.
Questo spirito sarà il sottostante delle interdisciplinari attività del Teatro Vascello, ovvero; la prosa, la musica, la danza, ma anche il circo, le conferenze monotematiche, le tavole rotonde, gli incontri letterari, le presentazioni di libri, i laboratori etc.
Dopo un periodo sospeso, melmoso, malato di grigiore esistenziale senza stimoli intellettuali, tornare alla luce seppur artificiale del palcoscenico e alle sue meraviglie sarà un vero antidoto contro l’apatia, la solitudine, l’impoverimento culturale, l’inconsapevolezza, la subdola e pericolosa malattia del nostro tempo.
Il bisogno che l’uomo ha di sentirsi raccontare storie troverà ampia soddisfazione in più forme nella prossima stagione teatrale. Sarà un teatro spiazzante, catartico, stupefacente, appassionato, ma anche irritante e turbativo, in grado di incidere nella vita intellettuale di tutte le persone per accrescere la conoscenza di sé e del mondo e per il bene del nostro paese che vive uno dei momenti più complicati della sua storia.
Ma veniamo in concreto a quello che il teatro Vascello propone per il cartellone 2022/2023.
Sarà un alternarsi di grandi classici rivisitati e messi in scena da talentuosi registi ed incursioni nella drammaturgia contemporanea di artisti affermati.
Inizieremo con Eugenio BARBA e L’ Odin Teatret che ci onorerà del privilegio di ospitarlo per l’ultimo spettacolo con il quale chiuderà definitivamente la compagnia. E‘ per noi un grande onore e un gratificante riconoscimento. Quindi vi invitiamo a concelebrarlo insieme a noi dal 26 settembre al 2 ottobre con lo spettacolo “Tebe al tempo della peste gialla”.
Seguirà poi lo spettacolo “Resurrexit Cassandra” con la regia di Ian Fabre, il discusso regista internazionale, riconosciuto come uno dei maestri del teatro contemporaneo. La drammaturgia è di Ruggero Cappuccio con la straordinaria interpretazione di Sonia Bergamasco.
Poi seguirà il primo dei due appuntamenti con Leonardo LIDI; attore e regista tra i più acclamati del momento, già vincitore nel 2018 della Biennale Teatro (con un bellissimo Spettri di Ibsen ), ora alle prese con un altro grande autore norvegese “Signorina Giulia “ di Strindberg che ha debuttato al festival di Spoleto lo scorso anno e prodotto dallo Stabile dell’Umbria.
Un concerto spettacolo con il magico Peppe Servillo: Il resto della settimana di Maurizio De Giovanni.
A Novembre “ Kobane Calling on stage” di ZEROCALCARE, uno dei fenomeni giovanili più interessanti del momento. Tratto da un fumetto già tradotto in varie lingue e che solo in Italia ha venduto più di centomila copie. Ora è divenuto uno spettacolo grazie a Nicola ZAVAGLI e Beatrice VISIBELLI.
Un giovanissimo regista pieno di talento, pluripremiato, entrato nella squadra del teatro Vascello, già vincitore della biennale college 2018, Leonardo Manzan presenterà “Cirano deve morire” una avvincente e moderna rilettura in chiave musicale del capolavoro di Rostand Prodotto da La fabbrica dell’Attore Teatro Vascello, Elledieffe e Teatro di Toscana.
E poi sarà finalmente la volta, dopo anni di gestazione, del nuovo spettacolo di Antonio REZZA e Flavia MASTRELLA parte integrante e fondamentale della famiglia del Vascello e di questo siamo molto orgogliosi! Questi due geniali artisti già vincitori del leone d’oro alla biennale teatro del 2018 con la loro lucida follia creativa e con il loro linguaggio assolutamente innovativo dopo il debutto al festival di Spoleto saranno al Teatro Vascello dal 20 Dicembre al 22 gennaio con il nuovo spettacolo: HYBRIS, prodotto da Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello e Teatro di Sardegna.
Un anniversario importante, dopo 30 anni dal debutto sempre sul nostro palcoscenico che lo fece scoprire, l’eclettico e straordinario, Moni OVADIA ritorna con il suo bellissimo “Oylem Goylem” accompagnato dalla sua sperimentata orchestra. Un’occasione per riapplaudirlo nuovamente.
Un caposaldo della drammaturgia contemporanea, un autore che ha rivoluzionato lo sguardo sul teatro del 900, dando inizio al genere denominato “teatro dell’Assurdo”.
Premio Nobel per la letteratura nel 1969, Samuel Beckett e il suo capolavoro “Aspettando Godot” sarà in scena dal 31 Gennaio al 5 febbraio per la regia del Maestro Theodoros TERZOPOULOS direttore della compagnia Attis Teatro è uno dei registi più importanti del nostro tempo, vincitore di numerosissimi premi e direttore di importanti festival, il suo metodo sulla messinscena della tragedia greca viene ancora studiato nelle Accademie sia in Italia che all’estero.
Un omaggio dovuto ad una grande scrittrice, Elsa MORANTE e al suo libro più importante “LA STORIA “, con la regia del bravissimo Fausto CABRA e un cast di attori eccellenti in scena dal 6 al 19 Febbraio 2023.
Per rinnovare il clamoroso successo della scorsa stagione ci sarà ancora Lino MUSELLA, uno degli interpreti più interessanti del nostro teatro già vincitore del premio Ubu 2019 ritorna con il suo bellissimo omaggio al grande Eduardo con “Tavola Tavola, Chiodo Chiodo” dal 21 al 26 Febbraio.
Poi ci sarà il secondo appuntamento con Leonardo LIDI che continua il suo percorso di regista con un altro grande classico “Il Gabbiano “, il testo fondamentale del teatro di Anton Cechov.
Il Gabbiano debutterà al festival di Spoleto e sarà al Teatro Vascello dal 28 Febbraio al 5 Marzo.
È stato lo spettacolo d’esordio della scorsa stagione suscitando interesse, entusiasmo ma anche perplessità, uno spettacolo che ha diviso gli spettatori, ma nel quale io credo molto, sia per la sua incisiva drammaturgia, sia per la messinscena di carattere internazionale e grazie alla collaborazione di un eccellente cast e della regia visionaria di Giacomo BISORDI.
Sto parlando di PENG di Marius von MAYENBURG (drammaturg della Schaubühne)
Sarà ancora qui da noi dal 7 al 12 Marzo come passaggio assolutamente necessario in una tournée nei più importanti teatri nazionali e internazionali.
È con grande piacere che annuncio la presenza in stagione di Marco Paolini, un artista che ha portato il teatro di narrazione alla sua più alta forma poetica: al Vascello dal 14 al 19 Marzo con il suo ultimo lavoro ANTENATI – The grave Party.
Dopo l’enorme successo di “Antichi Maestri” centrato sull’arte figurativa, la compagnia LOMBARDI TIEZZI ci fa l’onore di ritornare con un altro capolavoro del grande Thomas Bernhard “Il soccombente” che fa parte della trilogia sulle arti, e che tratta questa volta dell’arte musicale. Potremo ancora applaudire la maestria registica di Federico TIEZZI e la grande capacità attoriale di Sandro Lombardi. Ne siamo particolarmente lieti.
E poi sarà la volta della compagnia dei MARCIDO MARCIDORIS e Famosa Mimosa con il capolavoro di Dickens “David Copperfield“ messo in scena con la loro personalissima cifra stilistica e le geniali scenografie di Daniela Dal Cin e adattamento drammaturgico e regia di Marco Isidori.
Ritorna dopo diversi anni sul nostro palcoscenico Eleonora DANCO con la sua poliedrica personalità: attrice, performer, scrittrice e regista con “Ragazze al muro” il suo primo grande successo che in esclusiva per il Vascello riporta in scena dopo 26 anni.
Un autore amato da molti che è divenuto quasi mitico morto giovanissimo in un incidente stradale sempre rimpianto per il suo potenziale talento ANNIBALE RUCCELLO“ Le cinque rose di Jennifer” messo in scena da Daniele Russo.
Carmelo RIFICI direttore artistico del LAC di Lugano e direttore della scuola Luca Ronconi del Piccolo di Milano, firma la regia de “Le relazioni pericolose” il romanzo epistolare di LACLOS ma ispirato anche ad altri autori quali: Artaud, Dostoevskij, Block, Hofmannsthal, Pasolini, Keats, Nietzsche, De Sade, Simon Weil, etc. con la collaborazione alla drammaturgia di Livia Rossi.
Tutto il mese di maggio sarà dedicato alla straordinaria compagnia CARROZZERIA ORFEO che presenterà ancora “Miracoli Metropolitani. E a 10 anni dal debutto lo spettacolo che li ha fatti conoscere decretando il loro straordinario successo: “Tanks for Vasellina “, e anche un monologo che Gabriele Di Luca ha scritto per la fantastica Beatrice Schiros “Stupida Show”
Ma non abbiamo ancora finito! Ci sono ancora proposte interessanti:
Il corvaccio de li morti, una serata particolare che vede protagonista Lino Guanciale che leggerà dei sonetti scritti da Graziano Graziani accompagnato da due musicisti: Gabriele Coen e Stefano Saletti.
Il Teatro CIRCO con due spettacoli SPAGHETTI Compagnia Materiaviva e La compagnia Circo EL GRITO
L’ orchestra giovanile FONTANE DI ROMA, giovanissimo e talentuoso gruppo di 50 orchestrali, che propongono repertorio di musica sinfonica classica e non solo.
Concerto in collaborazione con Flautassimo di Beppe Servillo.
Spettacoli di danza:
VIVALDIANA degli Spellbound
- Emiliano Pellisari compagnia No Gravity con FONTANA Project, un omaggio al grande artista Lucio Fontana.
Incontri e approfondimenti:
– INTORNO A ELSA, un approfondimento culturale sulla figura di Elsa MORANTE.
E poi tre conferenze sull’influenza che la psicanalisi ebbe sugli intellettuali romani agli inizi degli anni 50-60 condotte e coordinate da Caterina Cardona.
Ed infine un dovuto tributo a Cristina Campo, straordinaria figura di intellettuale, in occasione del centenario della nascita. Un convegno spettacolo condotto ed organizzato da Davide BRULLO.
E Torneranno anche con gli appuntamenti de “La filosofia spiegata ai ragazzi”.
Comunque qui a seguire troverete tutte le schede degli spettacoli e vi invito ad andare sul nostro sito www.teatrovascello.it per ulteriori approfondimenti e aggiornamenti.
Grazie e viva il teatro!!!
Manuela Kustermann
STAGIONE TEATRALE 2022 – 2023
TEATRO VASCELLO
Dal 26 settembre al 2 ottobre
Dal lunedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Tebe al tempo della febbre gialla
Testo e regia: Eugenio Barba
Attori: Kai Bredholt, Roberta Carreri, Donald Kitt, Iben Nagel Rasmussen, Elena Floris, Julia Varley
Spazio scenico: Odin Teatret
Costumi e oggetti scenici: Lena Bjerregård, Antonella Diana e Odin Teatret
Consulente arti visive: Francesca Tesoniero
Direzione musicale: Elena Floris
Disegno luci: Fausto Pro
Supervisione disegno luci: Jensper Kongshaug
Assistenti alla regia: Elena Floris, Dina Abu Hamdan
Consiglieri: Gregorio Amicuzi, Juliana Capilé, Tatiana Horevicht
Dramaturg: Thomas Bredsdorff
Manifesto: Peter Bysted
Direttrice di tournée: Anne Savage
Foto: Francesco Galli e Rina Skeel
uno spettacolo dell’Odin Teatret
Durata: 70’
È il giorno dopo l’ultima battaglia. La guerra tra i due figli di Edipo per il dominio di Tebe è terminata. La ribelle Antigona è stata punita per non aver rispettato le leggi della città.
Le famiglie seppelliscono i morti tra i quali si aggira il fantasma di Edipo. Creonte e Tiresia predispongono la pace. La Sfinge risale sul trono. Per i giovani è primavera, tempo di innamoramenti. Il futuro è frenesia di sole e oro: una febbre gialla.
L’Odin Teatret, fondata nel 1964 dal regista italiano Eugenio Barba trasferitosi nei paesi scandinavi e poi successivamente in Danimarca dove risiede attualmente, è probabilmente la compagnia teatrale più longeva di tutti i tempi. Questo spettacolo sarà la conclusione del lungo lavoro svolto dalla compagnia in questi quasi 60 anni di teatro. I lavori dell’Odin hanno condizionato intere generazioni di registi, attori e artisti di tutto il mondo, la loro notorietà e riconoscimento è planetaria. Nel periodo di rappresentazione verrà proposta al Cinema Sala Troisi una rassegna di cinema di alcuni dei più rappresentativi spettacoli teatrali dell’Odin.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 4 al 9 ottobre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Resurrexit Cassandra
Ideazione, regia, scenografia, video Jan Fabre
Testo Ruggero Cappuccio
Con Sonia Bergamasco
Ruggero Cappuccio dà voce al prologo Musiche origina l i Stef Kamil Carlens
Effetti sonori Christian Monheim
Disegno luci Jan Fabre
Costumi Nika Campisi
Assistente a l la regia e drammaturgia Miet Martens
Direzione tecnica Marciano Rizzo
Fonico Marcello Abucci
Direzione di produzione Gaia Silvestrini
sarto durante le prove a Troubleyn/ Jan Fabre, Anversa Mario Leko
Costumi realizzati da Officina Farani foto Hanna Auer, Marco Ghidelli
Film
direttore della fotografia Rutger- Jan Cleiren
cameraman Kasper Mols, Charles Pacqué
aiuto regista Alma Auer
tecnico luci Duncan Kuijpers
assistente di produzione Annemiek Totté
Produzione
Teatro di Napoli – Teatro Nazionale, Fondazione Campania dei Festival –
Campania Teatro Festival, Troubleyn/ Jan Fabre,
Carnezzeria srls, TPE Fondazione Teatro Piemonte Europa
Durata: 70’
L’artista fiammingo Jan Fabre decide di affidare il ruolo della sacerdotessa inascoltata alla quale Ruggero Cappuccio ha dato voce, a una attrice italiana di primissimo piano, Sonia Bergamasco. La creazione ruota intorno alla resurrezione di un messia femminile.
Una sacerdotessa, una santa, una profetessa che vede il futuro, una prostituta, una dea del passato, del presente e del futuro. Cassandra avrebbe potuto salvare il mondo già diverse volte. Avrebbe potuto prevenire e mettere l’umanità al riparo dai disastri che essa stessa sta provocando contro di sé e contro l’amato pianeta terra.
Movimenti politici e ideologici radicali, cambiamenti climatici, isole di plastica negli oceani, inquinamento. Il lavoro è un’accusa contro l’incomprensibile talento dell’essere umano per l’auto-inganno. Forse un profondo desiderio di essere ingannati si nasconde nell’Umanità?
Noi sappiamo ogni cosa su quanto potrà accadere a noi e al pianeta; ma il piacere di ingannare noi stessi è forse più grande di questa consapevolezza?
Questa è la nostra tragedia e la nostra vergogna. Il testo, poetico e potente, scritto da Ruggero Cappuccio per Jan Fabre, affida alla bocca di Cassandra, la figlia del Re di Troia fatta ostaggio dal greco Agamennone, cinque movimenti, cinque umori, cinque colori, cinque elementi, portatori di senso e fonte di ispirazione, intorno ai quali si snoda il discorso che Cassandra rivolge all’Umanità: Nebbia, Vento, Fuoco e Fumo, Vapore, Pioggia.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 11 al 16 ottobre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
La Signorina Giulia
di August Strindberg
adattamento e regia Leonardo Lidi
con Giuliana Vigogna, Christian La Rosa, Ilaria Falini
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
suono G.U.P. Alcaro
produzione Teatro Stabile dell’Umbria
in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi
durata spettacolo 1 ora e 20’
«Verrà, comunque, forse un giorno in cui saremo tanto avanzati, così illuminati, da poter osservare con indifferenza lo spettacolo brutale, cinico, crudele, che ci propone l’esistenza. Allora avremo disinnescato gli strumenti inferiori ed inattendibili di pensiero detti sentimenti, divenuti superflui e nocivi per la maturazione dello strumento di giudizio.»
August Strindberg – Prefazione
“Quando lo spazio è troppo piccolo fai l’amore con chi c’è, con l’ultimo uomo sulla terra, lo contendi con l’altra donna, cerchi di sedurlo sapendo già che tra pochi attimi lo odierai. Quando lo spazio è troppo piccolo se qualcuno sale sopra le nostre teste ci sembra che quello sia il Dio, un Conte gigantesco pronto a calpestare noi microbi con i suoi stivali fatti di fango, in un sadico tip-tap.
Lo spazio pulito si sporca del nostro corpo.
L’angolo di una stanza di una casa di una provincia, soffocante, un micro mondo dove nessuno sceglie niente e si entra nel corpo dell’altro per occupare meno spazio possibile.” Continuo la mia ricerca sui confini autoimposti dalla mia generazione, dopo Spettri, Zoo di Vetro, Casa di Bernarda Alba, La Città Morta, Fedra consapevole che il concetto di lockdown ora interroga lo spettatore quotidianamente sui limiti fisici e mentali della nostra esistenza.
La Signorina Giulia è considerato il capostipite del movimento europeo detto “naturalismo” e August Strindberg, spigoloso e violento, in Italia spesso subisce la semplificazione della verità. Se è vero che l’opera di Strindberg fa parte della nuova formula di Zola “rendere vero, rendere grande e rendere semplice” non bisogna scordare le grandi incoerenze, l’incapacità del normale, e la enorme statura teatrale dell’immorale drammaturgo svedese. Tre orfani vivono uno spazio dove è impossibile non curvarsi al tempo, dove la vita è più faticosa del lavoro, in una casa ostile da dove tutti noi vorremmo fuggire. Nell’arco di una notte capiamo come gestire questa attesa, prima della fine, cercando di ballare, cantare e perdersi nell’oblio per non sentire il rumore del silenzio; se nella macabra attesa del Finale di Partita o nell’aspettare Godot sono i morti e i vagabondi a dover gestire il nulla, in Strindberg sono i figli a dover subire l’impossibilità del futuro. Nello spavento del domani l’unica stupida soluzione è quella del gioco al massacro, il cannibalismo intellettuale. L’inganno. Il Teatro. Julie: Ottimo Jean! Dovresti fare l’attore.”. Leonardo Lidi
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
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Flautissimo 2022/24ma edizione
26 ottobre 2022 mercoledì h 21.00
Il resto della settimana
di Maurizio De Giovanni
con Peppe Servillo
musiche eseguite dal vivo da Cristiano Califano
durata 1 ora e 30’
A Napoli il tempo si ferma tra una domenica pomeriggio e l’altra, quando la città si raccoglie intorno ad un pallone e le differenze sociali sbiadiscono fino a scomparire. Siamo dentro un bar della città vecchia, colorato dagli archetipi della società partenopea, tra una sfogliatella, un fritto fumante e l’ultimo pettegolezzo, in un chiacchiericcio diffuso che molto rappresenta la città. Servillo, in una magistrale interpretazione dell’opera di Maurizio De Giovanni, prende per mano lo spettatore e lo accompagna attraverso gli odori che salgono tra i tavolini del bar, tra le viuzze piene di vita e le passioni e paure dei suoi abitanti, in quel flusso di vita quotidiana che si nasconde dietro la sensuale passione del calcio che Napoli sola possiede.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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29 e 30 ottobre
sabato h 19 – domenica h 17
Spaghetti
Spettacolo di circo contemporaneo sulle migrazioni italiane di inizio secolo
Regia: Roberta Castelluzzo
Aiuto regia: Lucia Rizzo
Fonica e luci: Giovanni Modonesi
Costumi: Nide Russo
Scenografia: Lisa Di cerruti
Durata 70’
Siamo intorno al 1920, sono gli anni delle importanti migrazioni degli italiani oltreoceano.
Valigie piene di storie, di speranze, di ricordi, di malinconia e… di pasta.
Gli spaghetti saranno di nuovo sulla tavola, senza sapere se ci sarà una casa,
senza sapere quale sarà il futuro, ma quel rito, quell’odore, quel sapere,
tutto ciò darà di nuovo forma alla storia familiare, accompagnerà i ricordi e cullerà il sogno
di ricominciare. Siamo partiti dall’immagine della valigia piena di pasta, di conserve, di salumi, e da lì vogliamo raccontare storie tanto vere quanto simboliche, storie di un’immigrazione che, nel tempo, si ripete, identica, con altri nomi, altri tragitti, ma straordinariamente sempre uguale. Sono storie di viaggio, sono storie di gente che si sposta per mare e condivide preoccupazioni, speranza, nausee, euforia, paura e, nel nostro caso, spaghetti.
CIRCO TEATRO
Il linguaggio del circo teatro, così fortemente evocativo e sanguigno,
sarà accompagnato da parti di racconto orale, in un continuo viaggio tra emozioni diverse,
tra piani differenti e differenti punti di vista.
TECNICHE
Trapezio, tessuto aereo, acrobatica, corda, palo cinese, roue cyr, verticalismo e manipolazione di oggetti
saranno alcune delle tecniche circensi che daranno un respiro fisico e acrobatico
di straordinario coinvolgimento.
Le più celebri e popolari musiche dell’inizio del Novecento, canticchiate nei porti
o le grandi ballate con violino, accompagneranno i movimenti coreografici in aria e a terra,
con un continuo contrappunto tra emozioni diverse e ritmi diversi.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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lunedì 31 ottobre h 21
Er corvaccio e li morti
una “spoon river” romanesca
Lettura dai sonetti di Graziano Graziani
con Lino Guanciale
accompagnato da due grandi musicisti Gabriele Coen e Stefano Saletti.
progetto a cura di Lisa Ferlazzo Natoli / lacasadargilla
durata 70’
Il Corvaccio è il custode di un cimitero immaginario che, rivolgendosi direttamente ai lettori/spettatori, li invita a compiere con lui un viaggio tra le tombe e le storie delle persone che vi sono seppellite. Dal robivecchi alla portiera, dall’avvocato alla barbona, inoltrandoci lungo i settori del camposanto ascoltiamo le vite – non sempre esemplari – di personaggi malinconici e cinici, comici e sboccati, che salutano la vita perduta con irriverenza e vanno a comporre una geografia di ricordi e di modi da cui emergono le tante facce di Roma. Quello che ne esce è «un amaro e soave Spoon River de’ noantri – come lo ha definito la poetessa Maria Grazia Calandrone nella prefazione del volume di Internopoesia – dove gustiamo a ogni parola la malinconica ironia che sappiamo iniettata in forma e sostanza del dialetto romano». Lino Guanciale e Lisa Natoli, con la complicità di due straordinari musicisti come Gabriele Coen e Stefano Saletti, inventano un percorso nel libro di Graziano Graziani, che ha tentato di incorniciare nella metrica del sonetto la vivacità irrefrenabile delle voci di Roma.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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giovedì 3 novembre h 21
Concerto dell’Orchestra giovanile Fontane di Roma al Teatro Vascello
Orchestra giovanile Fontane di Roma
direttore Luciano Siani
durata: 60′
L’Orchestra giovanile Fontane di Roma è formata da musicisti
diplomati e diplomandi di età compresa tra i 16 e i 22 anni. Essa nasce
dal desiderio di creare uno spazio dove poter crescere facendo musica
insieme. Ciò che accomuna ognuno di noi è infatti la voglia di fare
esperienza in orchestra, studiando sempre nuovo repertorio in un clima
di stima e fiducia reciproca. L’orchestra rappresenta il luogo ideale dove
poter imparare ad ascoltare e rispettare il proprio vicino, lavorando
insieme in vista di un obiettivo comune. Il nome dell’orchestra, oltre ad
essere un omaggio al compositore Ottorino Respighi che scrisse un
poema sinfonico intitolato proprio “Fontane di Roma”, vuole restituire
l’immagine di noi musicisti simili a tante piccole fontane dalle quali
zampilla un’acqua indispensabile: la musica, l’arte, la cultura. Il nostro
obiettivo è quello di portare a chiunque questo bene primario. Mentre
in Italia si chiudono le orchestre, noi ne fondiamo una nuova.
“La cultura è un bene comune primario come l’acqua; i teatri le
Biblioteche, i cinema sono come tanti acquedotti.”
Claudio Abbado
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 15 al 20 novembre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Kobane Calling on Stage
tratto dall’opera omonima di ZEROCALCARE
adattamento e regia Nicola Zavagli
con Massimiliano Aceti, Fabio Cavalieri, Marco Fanizzi, Michele Lisi, Carlotta Mangione, Alessandro Marmorini, Cristina Poccardi, Marcello Sbigoli, Pavel Zelinskij
e con Andrea Falli, Martina Gnesini, Gabriele Tiglio, Matilde Zavagli
musiche originali Mirko Fabbreschi
video design Cosimo Lorenzo Pancini
maschere Laura Bartelloni
assistente alla regia Cristina Mugnaini
luci Giovanni Monzitta
fonica Alice Mollica
costumi Cristian Garbo
direzione artistica Teatri d’Imbarco, Beatrice Visibelli, Nicola Zavagli
direzione org. Teatri d’Imbarco Cristian Palmi
direzione artistica Cristina Poccardi
distribuzione e progetti collaterali Antonella Morelli
organizzazione Patrizia Natale
GRAPHIC NOVEL THEATER E’ UN PROGETTO DI LUCCA CREA
produzione Fondazione Teatro di Napoli al Teatro Bellini, Lucca Comics, Teatri d’Imbarco
in collaborazione con Bao Publishing
Durata 90’
Kobane Calling è un fumetto dell’autore italiano Zerocalcare: un reportage in forma grafica del viaggio che lo ha portato al confine tra la Turchia e la Siria a pochi chilometri dalla città assediata di Kobanê, tra i difensori curdi del Rojava, opposti alle forze dello Stato Islamico. Un atto di solidarietà verso chi ogni giorno in Siria mette a rischio la propria vita, nato nell’ambito di Lucca Comics&Games su impulso del regista e drammaturgo Nicola Zavagli, che da anni persegue con l’attrice Beatrice Visibelli e la compagnia Teatri d’Imbarco un teatro popolare d’arte civile. Dopo aver venduto cento ventimila copie in Italia ed essere stato tradotto in francese, inglese, spagnolo, tedesco, portoghese e norvegese, Kobane Calling è diventato un atipico documentario teatrale. Uno spettacolo che non spettacolarizza la guerra, ma la racconta grazie a una originalissima commistione di linguaggi. È un vero e proprio atto d’amore del teatro nei confronti del mondo poetico e comicissimo dell’autore, non è solo la trasposizione di una graphic novel, ma un’opera inedita che, partendo dalle pagine del fumetto, le trasforma sul palcoscenico in un autentico cortocircuito di emozioni, perché racconta con spietata leggerezza la verità brutale di un conflitto troppo spesso dimenticato. Un lavoro che si mantiene pericolosamente in bilico tra cronaca del nostro tempo e l’immaginario fumettistico.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
Acquista i biglietti on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/kobane-calling-on-stage/182424
Dal 22 novembre al 4 dicembre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Cirano deve morire
liberamente ispirato a Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand
regia Leonardo Manzan
con Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini, Paola Giannini
musiche Alessandro Levrero, Franco Visioli
eseguite dal vivo da Filippo Lilli
drammaturgia Leonardo Manzan, Rocco Placidi
scene Giuseppe Stellato
costumi Graziella Pepe
luci Simone De Angelis adattamento di Paride Donatelli
progetto sonoro Franco Visioli
produzione de LA BIENNALE DI VENEZIA nell’ambito del progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30 – con la direzione artistica di Antonio Latella
produzione nuovo allestimento 2022 La Fabbrica dell’Attore-Teatro Vascello, Elledieffe, Teatro della Toscana.
Vincitore della Biennale di Venezia edizione 2018 progetto Biennale College Teatro – Registi Under 30
Durata: 90′
Leonardo Manzan, romano di origine e milanese di formazione, classe 1992, si è rivelato tra i giovani talenti alla Biennale di Venezia aggiudicandosi nel 2018, con Cirano deve morire, il primo premio della Biennale College Teatro – Registi under 30 e nel 2020, con Glory Wall, il premio come miglior spettacolo.
Formatosi alla Paolo Grassi, si è distinto negli ultimi due anni per l’originalità e la validità dei suoi lavori. In Cirano deve morire il giovane regista rilegge in chiave contemporanea la famosa opera di Rostand, nella quale i versi dell’autore francese si traducono in una avvincente e moderna partitura rap: una lettura carica di energia che riesce a rompere gli schemi convenzionali.
A collaborare con lui per la drammaturgia è Rocco Placidi; in scena Alessandro Bay Rossi, Giusto Cucchiarini, Paola Giannini.
“Sento che sia giusto da parte mia venire allo scoperto e dire apertamente cosa penso di Cirano, perché Cirano deve morire, motivare in qualche modo il mio desiderio iconoclasta. Ma rischio che sia piuttosto Cirano a dire cosa pensa di me. Si può essere iconoclasti verso ciò che non è un’icona?”
Forse è proprio questo il tentativo più importante: dimostrare che Cirano non è affatto un’icona, non offre schemi. Semina indizi, tracce che portano a noi. Cirano ci appare molto più simile, più prossimo di quanto pensassimo, se riusciamo a smascherarlo, cioè, letteralmente, se gli togliamo la maschera.”
Leonardo Manzan
Dalla rassegna stampa
È un Cirano rap, dal ritmo indiavolato, le parole rotte a metà che spesso costituiscono le battute, le bellissime luci stroboscopiche di Franco Visioli, un accompagnamento musicale perfetto per un ribaltamento che ti lascia senza fiato per tre attori soli […].
Ottima la direzione di Manzan degli attori che sono Alessandro Bay Rossi (Cirano), Paola Giannini (Rossana), Giusto Cucchiarini, implacabile Cristiano.
Speriamo di vedere questo spettacolo sui nostri palcoscenici. Se lo merita.
Maria Grazia Gregori, delteatro.it
Intelligente, divertente, struggente, con apprezzabilissime intuizioni, spesso innovative, lo spettacolo di Placidi e Manzan ha fatto morire Cirano provando a far fuori – già che c’era – tutto il teatro. Bene. Linfa vitale per farlo rinascere sembra essercene e di promettente.
Silvio Cristiano, Saltinaria.it
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 6 al 11 dicembre
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Vivaldiana
Coreografie Mauro Astolfi
Interpreti Maria Cossu, Mario Laterza, Giuliana Mele, Mateo Mirdita, Lorenzo Capozzi,
Miriam Raffone, Anita Bonavida, Alessandro Piergentili
Musiche Antonio Vivaldi
Disegno luci & Set Concept Marco Policastro
Costumi Melanie Planchard
Assistente alla coreografia Alessandra Chirulli
Una coproduzione internazionale tra Spellbound, Les Theatres de la Ville de Luxembourg, Orchestre de Chambre de Luxembourg / con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo / in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Lussemburgo e Cultur Partner, c/o Norddeutsche Konzertdirektion Melsine Grevesmühl GmbH
durata: 57′
Al centro di Vivaldiana, il nuovo spettacolo di Spellbound, l’idea di lavorare ad una parziale rielaborazione dell’universo di Vivaldi integrandolo con alcune caratteristiche della sua personalità di ribelle fuori dagli schemi. Da questa suggestione partito il coreografo Mauro Astolfi per tradurre in movimento alcune creazioni di Vivaldi e raccontarne il talento e la capacità di reinventare, nella sua epoca, la musica barocca.
Musicista immerso in un contesto dominato dalla razionalità, Vivaldi si distinto per la piena consapevolezza di andare oltre i limiti del proprio tempo e la noncuranza a muoversi contro corrente: in questo consiste la sua genialità. Da qui l’idea di Astolfi di rielaborare la sua architettura musicale cercando di restituire alla sua opera caratteristiche di unicità, quelle opere che forniscono un’insuperabile fonte di ispirazione per dare forma a una ricerca in danza che accosti armoniosamente gli aspetti artistici alle declinazioni umane più istrioniche e talvolta folli del “prete rosso”, il primo musicista a comporre col preciso intento di stimolare il gusto del pubblico e non di assecondarlo.
Lo spettacolo ha inaugurato nel settembre 2019 la stagione del Grand Theater de Luxemburg, che ha commissionato e coprodotto il più ampio progetto in due parti (e due firme) Vivaldi Variations. Mauro Astolfi e il lussemburghese Jean-Guillaume Weis si sono immersi per l’occasione nel lavoro e nella vita del musicista per mettere in scena i rispettivi pensieri ed emozioni e i diversi approcci dei due artisti, creando rispettivamente Vivaldiana e Seasons, coreografie affidate entrambe all’interpretazione del team di Spellbound Contemporary Ballet e dalla musica dal vivo dell’Orchestre de Chambre du Luxembourg.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 15 al 18 dicembre
Giovedì- venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Johann Sebastian Circus
Regia Fabiana Ruiz e Giacomo Costantini
Con Fabiana Ruiz Diaz, Giacomo Costantini, Andrea Farnetani
Creazione Luci Marco Oliani
Adattamento Luci Domenico De Vita
Produzione Circo El Grito
Sostenuto da Ministero della Cultura, Regione Marche
Co-produzione Fondazione Pergolesi Spontini
Ringraziamenti Andres Tato Bolognini, Gonzalo Alarcon, M. Vandepoel, Louis Spagna, F. Baioni, Timoteo Grignani
Durata 65’
Un viaggio che conduce agli albori dell’arte circense
Nel 1977 la NASA lanciava la sonda spaziale Voyager con a bordo un disco d’oro per grammofono concepito per qualunque forma di vita extraterrestre o per la specie umana del futuro in grado di ritrovarlo. Per comunicare la storia del nostro mondo e dell’umanità, tra le varie tracce del disco furono registrati tre brani di Bach. Dopo oltre duecentocinquanta anni di assenza dalle scene e un viaggio interstellare, Johann Sebastian Bach torna sulla Terra per accendere i vostri animi con la sua musica. Lo vedrete suonare contemporaneamente il pianoforte elettrico, una batteria ed un sintetizzatore – l’organo dei nostri tempi – ed esibirsi in un numero di virtuosismo con le boleadoras argentine! Accompagnati dalle sue note una spericolata acrobata aerea scoprirà di saper volteggiare in aria, ma di aver dimenticato come sedersi su una sedia, mentre un clown, intrappolato in un’altra epoca, tiene il suo presente in equilibrio su un archetto da violino, fragile metafora della ricerca di un punto di incontro fra la musica di dentro e quella di fuori.
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Dal 20 dicembre al 22 gennaio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Hỳbris
di Flavia Mastrella Antonio Rezza
con Antonio Rezza
e con Ivan Bellavista, Enzo Di Norscia, Manolo Muoio, Chiara Perrini, Antonella Rizzo, Daniele Cavaioli, Maria Grazia Sughi
(mai) scritto da Antonio Rezza
habitat Flavia Mastrella
assistente alla creazione Massimo Camilli
disegno luci Daria Grispino
organizzazione generale Marta Gagliardi Stefania Saltarelli
macchinista Andrea Zanarini
una produzione RezzaMastrella, Cooperativa La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello, Teatro di Sardegna
ufficio stampa Chiara Crupi – Artinconnessione
durata 1 ora e 30’
Debutto: 7 – 10 luglio 2022 – Spoleto Festival dei Due Mondi
Inoltre nel Museo di Palazzo Collicola, diretto da Marco Tonelli, sarà allestita una mostra dedicata al lavoro di 35 anni di Flavia Mastrella e Antonio Rezza
Come si possono riempire le cose vuote? È possibile che il vuoto sia solo un punto di vista?
La porta…perché solo così ci si allontana. Ognuno perde l’orientamento, la certezza di essere in un luogo, perde il suo regno così in terra e non in cielo. L’uomo fa il verso alla belva. Che lui stesso rappresenta. Senza rancore.
La porta ha perso la stanza e il suo significato, apre sul nulla e chiude sul nulla.
Divide quello che non c’è… intorno un ambiente asettico fatto di bagliori.
L’essere è prigioniero del corpo, fascinato dall’onnipotenza della sua immagine trasforma il suo aspetto per raggiungere la bellezza immobile e silente che tanto gli è cara.
Le gabbie naturali imposte dal mondo legiferano della nascita, della crescita e della cultura, ma la morte è come al solito insabbiata; ai bambolotti queste cose sembrano inutili sofferenze, antiche volgarità.
La porta attraversata dal corpo senza organi, che nel nostro caso è anche privo del cervello e profondamente pigro, si trasforma in un portale nel vuoto; al bordo del precipizio si può immaginare un mondo alternativo ma il bambolotto si lascia abitare da chiunque, di ognuno prende un pezzo, uno spunto, sicuro e consapevole di dare una direzione sua alle cose. La spina dorsale si allunga e si anima: finalmente si divide.
Aprire la porta sulle altrui incertezze, sull’ambiguità, sull’insicurezza dell’essere e la meschinità dello stare. Chiunque sta in un punto, detta legge in quel punto. Ci si conosce sotto i piedi, nulla può durare a lungo quando due persone si incontrano esattamente dove sono: e dove stanno non si vede bene perché ci sono i piedi sopra. I rapporti finiscono perché nascono sotto i calcagni, senza rispetto. Piccoli dittatori che fanno della posizione la loro roccaforte. Ma poi barcollano con una porta davanti gestita da un carnefice inesatto che stabilisce dove gli altri vivono. Non cambia molto essere un metro oltre o un metro prima, ma muta lo stato d’animo di chi sapeva dove era e adesso ignora dove andrà perché non sa da dove parte. Chi bussa sta dentro, chi bussa cerca disperatamente che qualcuno da fuori chieda “chi è?”. Bussiamo troppo spesso da fuori per tutelare le poche persone che vivono all’interno, si tratta di famiglie di due o tre elementi, piccoli centri di potere chiusi a chiave. Dovremmo imparare a bussare ogni volta che usciamo, perché fuori ci sono tutti, l’esterno è proprietà riservata, condominio esistenziale, casa aperta. L’educazione va sfoggiata in mezzo agli altri e non pretesa quando ci si spranga insieme al parentato. La famiglia la sera chiude fuori tutta l’umanità, che senso ha accogliere il diverso quando ogni notte ci barrichiamo dichiarando l’invalicabilità della nostra dimora? Infimi governanti delle pareti domestiche, come le bestie. L’uomo diventa circense, domatore della proprietà privata.
La Biennale di Venezia I Leoni per il Teatro 2018
Antonio Rezza e Flavia Mastrella Leoni d’oro alla carriera
Antonio Rezza e Flavia Mastrella, ovvero RezzaMastrella, un combinato artistico inimitabile nel panorama teatrale contemporaneo, sono i Leoni d’oro alla carriera per il Teatro 2018. Lo ha stabilito il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, presieduto da Paolo Baratta, facendo propria la proposta del Direttore del Settore Teatro Antonio Latella.
Calcano le scene dall’87 Antonio Rezza e Flavia Mastrella, l’uno performer-autore e l’altra artista-autrice, sempre firmando a quattro mani l’ideazione e il progetto artistico degli spettacoli, che hanno raggiunto un pubblico di fan ampio e soprattutto trasversale. Antonio Rezza è “l’artista che fonde totalmente, in un solo corpo, le due distinzioni di attore e performer, distinzioni che grazie a lui perdono ogni barriera, creando una modalità dello stare in scena unica, per estro e pura, folle e lucida genialità. Flavia Mastrella è l’artista che crea habitat e spazi scenici che sono forme d’arte che a sua volta Rezza abita e devasta con la sua strepitosa adesione; spazi che abita e al tempo stesso scardina, spazi che diventano oggetti che ispirano vicende e prendono vita grazia alla forza performativa del corpo e della voce di Rezza. Da questo connubio sono nati spettacoli assolutamente innovativi dal punto di vista del linguaggio teatrale” (dalla motivazione di Antonio Latella).
Breve biografia
Flavia Mastrella e Antonio Rezza si occupano di comunicazione involontaria. Hanno realizzato tredici opere teatrali, cinque film lungometraggi, una serie sterminata di corto e medio metraggi. Flavia Mastrella si occupa inoltre di scultura e fotografia, Antonio Rezza di letteratura.
Tra il 1996 e il 2020 collaborano con Tele+ e con Rai 3.
Hanno ricevuto il Premio Alinovi per l’arte interdisciplinare, il Premio Hystrio, il Premio Ubu, il Premio Napoli, l’attestato di Unicità nella Cultura a Montecitorio, il Premio Ermete Novelli e nel 2018 viene loro assegnato dalla Biennale Teatro di Venezia Il leone d’oro alla carriera. Nel 2019 La Milanesiana li premia con la Rosa d’oro. Le loro opere sono state presentate a Parigi, Madrid, Mosca, Shanghai e New York. Collaborano da diversi anni con TSI fa Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello di Roma
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Dal 24 al 29 gennaio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Oylem Goylem
di e con Moni Ovadia
e con Moni Ovadia Stage Orchestra: Maurizio Dehò Violino, Luca Garlaschelli Contrabasso, Paolo Rocca Clarinetto, Alberto Mihai Fisarmonica, Marian Serban Cymbalon
Scene e costumi: Elisa Savi
Progetto sonoro: Mauro Pagiaro
produzione CTB Centro Teatrale Bresciano e Corvino Produzioni
durata 2 h 40′
Lo spettacolo
La lingua, la musica, e la cultura Yiddish, quell’inafferrabile miscuglio di tedesco, ebraico, polacco, russo, ucraino e romeno, la condizione universale dell’Ebreo errante, il suo essere senza patria sempre e comunque, sono al centro di “Oylem Goylem”. Si potrebbe dire che lo spettacolo ha la forma classica del cabaret comunemente inteso. Alterna infatti brani musicali e canti a storielle, aneddoti, citazioni che la comprovata abilità dell’intrattenitore sa rendere gustosamente vivaci. Ma la curiosità dello spettacolo sta nel fatto di essere interamente dedicato a quella parte della cultura ebraica di cui lo Yiddish è la lingua e il Klezmer la musica.
Moni Ovadia e i suoi musicisti danno vita a una rappresentazione basata sul ritmo, sull’autoironia, sull’alternanza continua di toni e di registri linguistici, dal canto alla musica; una grande carrellata di umorismo e chiacchiere, battute fulminanti e citazioni dotte, scherzi e una musica che fa incontrare il canto liturgico con le sonorità zingare. Uno spettacolo che “sa di steppa e retrobotteghe, di strade e sinagoghe”. Tutto questo è ciò che Moni Ovadia chiama il “suono dell’esilio, la musica della dispersione”: in una parola della diaspora. La Moni Ovadia Stage Orchestra si rifà alla tradizione della musica klezmer nell’incrocio di stili, nell’alternanza continua dei toni e degli umori che la pervadono, dal canto dolente e monocorde che fa rivivere il clima di preghiera della sinagoga all’esplosiva festosità di canzoni e ballate composte per le occasioni liete.
“Oylem Goylem” è un esempio di come in uno spettacolo di centoventi minuti si possono fondere umorismo e tradizione, intelligenza colta e gusto popolare in una formula linguisticamente internazionale. Suono dell’esilio, musica della dispersione
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Dal 31 gennaio al 5 febbraio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Aspettando Godot
di Samuel Beckett
regia, scene e costumi Theodoros Terzopoulos
con Paolo Musio, Stefano Randisi, Enzo Vetrano e un attore in via di definizione
musiche Panayiotis Velianitis
produzione ERT / Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
About Waiting for Godot
note di regia da Theodoros Terzopoulos
durata
Il nostro “Aspettando Godot” va in scena sulle rovine del mondo, in un futuro più o meno vicino a noi, in un luogo in cui tutte le ferite del presente e del futuro sono acuite. Lo stesso succede per le speranze. In questo confine dell’esistenza umana, quali sono le condizioni minime possibili per tornare a vivere di nuovo, per pensare a una vita che valga la pena di vivere? In “Aspettando Godot” vengono date due risposte possibili, e da qui vogliamo far partire il nostro lavoro. La prima è il tentativo di comunicare e coesistere con l’Altro, colui che ci è prossimo, nonostante gli ostacoli, anche quando questi sembrano insuperabili. La seconda è il tentativo di mettersi in comunicazione con l’Altro dentro di noi, quest’area buia e imperscrutabile densa di desideri repressi e paure, istinti dimenticati, regione dell’animalesco e del divino, in cui dimorano la pazzia e il sogno, il delirio e l’incubo.
Questo è il viaggio che cercheremo di fare: verso l’Altro dentro di noi e verso l’Altro al di fuori di noi, all’opposto, lontano da noi. Questo è il viaggio che proviamo a fare ogni giorno. Aspettando cosa? La redenzione della vita dai vincoli della morte? L’incontro con l’Umano, la fine di ogni atto di umiliazione inflitto da uomo a un altro uomo? Il Niente o l’Attesa, per usare i termini ironici e beffardi di Beckett?
Ma esiste forse un altro modo per immaginare l’umanità emancipata, senza dover ricorrere all’abbattimento dei muri che separano questo “dentro” da questo “fuori”? Theodoros Terzopoulos
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Dal 7 al 19 febbraio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
La storia
liberamente ispirato a La storia di Elsa Morante, edito in Italia da Giulio Einaudi Editore
By arrangement with The Italian Literary Agency
drammaturgia Marco Archetti
regia Fausto Cabra
con Franca Penone, Alberto Onofrietti, Francesco Sferrazza Papa
scene e costumi Roberta Monopoli
drammaturgia del suono Mimosa Campironi
luci Gianluca Breda, Giacomo Brambilla
video Giulio Cavallini
regista assistente Silvia Quarantini
consulenza movimenti scenici Marco Angelilli
produzione Centro Teatrale Bresciano, La Fabbrica dell’Attore-teatro Vascello
Durata 1 h e 50’
L’idea di fare uno spettacolo su questo capolavoro è nata qualche tempo fa, quando feci una domanda a mio padre “Qual è il tuo romanzo preferito?” lui rispose senza titubanza alcuna “L
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a Storia di Elsa Morante “ e mi trovò assolutamente d’accordo, poi aggiunse “È sottovalutato, dovrebbe essere nelle scuole accanto ai Promessi Sposi, è il nostro Fratelli Karamazov”.
Iniziai così a rileggere La Storia e più la attraversavo più mi rendevo conto quanto fosse fondamentale oggi tornare a riaffondare le radici della nostra identità proprio in quel periodo storico (gli anni tra il 1942 e il 1947) e in quella umanità ferita.
Durante la rilettura rimasi colpito da come fosse molto più vitale di quanto la ricordassi.
A vent’anni l’avevo vissuto come un grandissimo romanzo cupo, violento, profondamente triste, anche irritante nel suo non prendere parte alle ideologie, e incredibilmente commovente, ora, rileggendolo, mi colpivano gli squarci di comicità, di leggerezza, della “vita nonostante tutto”, del “tutto è uno scherzo” cinguettato dalla natura. L’opera mi si apriva davanti come un mondo pieno di forza vitale, sogni, animali e resistenze a suon di risatine e innamoramenti. La cosa che mi ha impressionato di più in questa seconda lettura è stata che quegli esseri umani erano vivi, nel senso pieno e assoluto del termine. L’orrore c’era tutto come lo ricordavo, la commozione pure, forse anche di più, ma mi sorprendeva quella sotto- trama (o trama principale?) che potrei sintetizzare con le parole del giovane Nino: “Loro nun lo sanno, a ma’, quant’è bella la vita”. L’avevo lasciato a 20 anni come un romanzo pieno di morte, lo ritrovavo ora come un romanzo totale, pieno anche di vita (di cui la morte è parte essenziale).
E così ci è venuta (in complicità con Marco Archetti e Franca Penone) una voglia matta di condividerlo, di attraversarlo con il pubblico, e di riscoprire la vicenda di Ida, Nino e del piccolo Useppe. “La storia”, per noi, è un testo necessario non solo perché ci impone una riflessione sull’orrore – nello specifico, quello nazi fascista – ma perché lo fa in modo organico, senza separarlo dal suo contrario, senza totemizzarlo, senza estrometterlo dalle sue stesse implicazioni, anzi, lasciandogli tutta la sua forza terribile e ambigua; lo fa trattenendo nel testo, come in una rete a strascico, reperti di segno opposto, raccontando così quanto la vita riesca ad essere complessa e la Storia sia, al tempo stesso, forza motrice e forza distruttrice. Questa visione profonda della materia vitale – incardinata e non avulsa – è il dato più fortemente politico di questo che è uno dei romanzi tra i più significativi del Novecento italiano, che ha il coraggio di celebrare la vita quando racconta la morte, e di celebrare la morte quando racconta la vita. Questo impone naturalmente che anche la nostra messa in scena dovrà avere al centro la vita, il “qui e ora”, la massima “presenza” e la minor dose possibile di “rappresentazione” o “virtuosismo”. La vita si propaga per contagio. Solo ciò che è vivo suscita altra vita, e solo così il contagio potrà oltrepassare la ribalta. Questa sarà appunto la nostra sfida: dare più vita possibile al sommo capolavoro della Morante, con la massima onestà, esposizione, delicatezza e umanità.
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Dal 21 al 26 febbraio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Tavola tavola, chiodo chiodo…
un progetto di Lino Musella e Tommaso De Filippo
tratto da appunti, articoli, corrispondenze e carteggi di Eduardo De Filippo
uno spettacolo di e con Lino Musella
musiche dal vivo Marco Vidino
scene Paola Castrignanò
disegno luci Pietro Sperduti
suono Marco D’Ambrosio
ricerca storica Maria Procino
collaborazione alla drammaturgia Antonio Piccolo
assistente alla regia Melissa Di Genova
costumi Sara Marino
fotografie Mario Spada
produzione Elledieffe, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale
durata: 1 h e 40 minuti senza intervallo
Torna a Roma – dopo il successo della scorsa Stagione – Tavola tavola, chiodo chiodo uno spettacolo di e con Lino Musella, autentico talento della scena, tra i più apprezzati della sua generazione, vincitore – tra gli altri – nel 2019 del Premio Ubu come migliore attore.
A dare il là a questo nuovo progetto, fortemente voluto dall’attore napoletano, sono state le tante riflessioni emerse, durante la pandemia, sul mondo dello spettacolo e sulle sue sorti.
“In questo tempo mi è capitato – scrive Musella nelle sue note – di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, drammaturghi, filosofi, per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle stesse parole scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai; è nato così in me il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e mano mano ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie donchisciottesche condotte instancabilmente tra poche vittorie e molti fallimenti”.
Tommaso De Filippo impegnato nella cura dell’eredità culturale della famiglia ha appoggiato Lino Musella nella sua ricerca nelle memorie di Eduardo volendo incoraggiare fortemente il dialogo tra generazioni in scena. L’attore dà dunque voce e corpo alle parole delle lettere indirizzate alle Istituzioni, al discorso al Senato, agli appunti, ai carteggi relativi all’impresa estenuante per la costruzione e il mantenimento del Teatro San Ferdinando; ad affiancarlo in scena il maestro Marco Vidino che esegue dal vivo musiche originali appositamente composte per lo spettacolo. “Tavola tavola, chiodo chiodo – continua Musella sono le parole incise su una lapide del palcoscenico del San Ferdinando, lapide che Eduardo erige a Peppino Mercurio, il suo macchinista per una vita, che tavola dopo tavola, appunto, era stato il costruttore di quello stesso palcoscenico, distrutto dai bombardamenti nel ‘43. Faccio parte di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro e che può forse solo scegliere se soccombere tra le difficoltà o tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, una possibilità per il futuro, come ermeticamente indicano quelle parole incise nel Teatro di Eduardo che in realtà suggeriscono un’azione energica e continua.
Questo grande artista è costantemente impegnato a ‘fare muro’ per smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in parte proprio come noi in questo tempo, ma anche da lontano non smette mai di alzare la sua flebile, roboante voce e mi piace pensare che lo faccia proprio per noi”.
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Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 28 febbraio al 5 marzo
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Il gabbiano
PROGETTO ČECHOV – prima tappa
da Anton Cechov
regia Leonardo Lidi
con (in o.a.) Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Christian La Rosa, Francesca Mazza, Orietta Notari, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna, Angela Malfitano
scene e luci Nicolas Bovey
costumi Aurora Damanti
musiche e suono Franco Visioli
assistente alla regia Noemi Grasso
adattamento e regia Leonardo Lidi
produzione Teatro Stabile dell’Umbria,
ERT / Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale
in collaborazione con Spoleto Festival dei Due Mondi
Per ricominciare a camminare in questo tempo così incerto credo che il teatro sia un ottimo progetto sul quale focalizzare le nostre energie. Se penso ad Anton Čechov mi torna in mente questo passaggio di John Lennon nella canzone Beautiful Boy: “La vita è ciò che ti accade mentre fai altri progetti”.
Ne Il gabbiano l’autore sembra creare un testo che possa interrogarsi sulla differenza tra Simbolismo e Realismo, sul senso critico del teatro rispetto al suo pubblico ma alla fine – contro ogni pronostico – arriva la vita. In scena ecco apparire l’amore e l’assenza di esso e ci ritroviamo accompagnati da personaggi talmente ben scritti e messi così bene in relazione tra di loro che tutti insieme decidiamo di deviare la trappola del Tema per aprirci e interrogarci sulla semplicità del nostro essere. Sui ricordi e la nostalgia dell’infanzia, su quell’incontro che ci ha fatto male e quell’incontro che ci ha cambiato la vita. O fatto sorridere. O fatto piangere.
Come in un patto. Come se un gruppo di uomini e di donne lavorasse assieme con impegno e gioia confidando nell’arrivo della vita in scena. Ecco forse spiegato il perché Čechov ha superato il suo tempo, ecco come utilizzare un testo per arrivare alla vita. Ho scelto una trilogia che lavora con lo stesso alfabeto: Il gabbiano – Zio Vanja – Il giardino dei ciliegi. Tre case, o forse la stessa, tre famiglie, o forse la stessa, e l’amore che soppianta il lavoro. Mentre aspettiamo di sapere qual è il Teatro giusto per parlare allo spettatore o se venderemo la casa di Vanja o se verrà distrutto il nostro storico Giardino, noi aspettiamo e incontriamo la vita attraverso l’amore. Aspettiamo un bacio.
In questa trilogia vedo la possibilità di tornare al senso pratico del teatro, deviando gli intellettualismi e scegliendo la semplicità nella sua altezza. Scegliendo uno spazio. Scegliendo l’empatia e non una bolla elitaria.
Scegliendo l’amore e il dolore che comporta questa opzione ma soprattutto scegliendo gli attori come forma d’arte e come pietra preziosa da difendere nel teatro italiano del nostro tempo. Tredici attori passeranno assieme un tempo importante, una parentesi della loro vita, per lavorare assieme ad un regista che sceglie finalmente il suo autore preferito come ripartenza del proprio percorso. Leonardo Lidi
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Dal 7 al 12 marzo
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
PENG di Marius Von Mayenburg
traduzione Clelia Notarbartolo
con Fausto Cabra, Gianluigi Fogacci, Sara Borsarelli, Giuseppe Sartori,
Anna C. Colombo, Francesco Giordano
e con la partecipazione di Manuela Kustermann
scene e disegno luci Marco Giusti
scenografa collaboratrice Alessandra Solimene
video Paride Donatelli
suono Dario Felli
realizzazione scene Danilo Rosati
costumi a cura di Francesco Esposito
aiuto regia Paolo Costantini
assistente alla regia volontario Luca Nencetti
regia Giacomo Bisordi
produzione La Fabbrica dell’Attore – Teatro Vascello
con il contributo di NuovoImaie
Durata: 90’
Cercando di essere fedeli alla visione di Mayenburg per cui “il teatro dovrebbe essere un luogo in cui non sentirsi al sicuro”, con Peng si costruisce un’atroce metafora politica, un’indagine drammatica sulla nascita di una nuova generazione di uomini forti, leader politici pregni d’amore incondizionato per le proprie nazioni, capaci di dare risposte molto semplici a problemi incredibilmente complessi.
L’allestimento, pensato come un adattamento alla realtà italiana della commedia di Mayenburg, sarà costruito come un documentario teatrale con una compagnia di sei interpreti, diretta da Giacomo Bisordi e formata da Fausto Cabra nel ruolo di Peng, Gianluigi Fogacci e Sara Borsarelli in quello dei genitori, Giuseppe Sartori di un reporter d’assalto, Anna Chiara Colombo e Francesco Giordano, interpreti di dieci figure differenti, da una dottoressa fedele ad Ippocrate ad un’ostetrica narcisista, da un venditore d’armi sfuggito agli anni ‘80 ad una vittima ripetuta di violenza domestica.
Un bambino fuori dal comune o semplicemente un mostro nutrito dall’ipocrisia dei propri genitori? Mostruosità che pervade questa commedia dimentica delle regole e che lascia agli spettatori l’onere della risposta.
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Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 14 al 19 marzo
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Antenati – the grave party
di e con Marco Paolini
musiche Fabio Barovero
assistenza tecnica Piero Chinello
produzione Michela Signori, Jolefilm
Durata: 105’
“La nostra storia è un poema epico in codice, un cammino tortuoso, una saga senza paragoni e noi non siamo né la fine, né il fine di quella storia…”.
Antenati è uno spettacolo legato al progetto La Fabbrica del Mondo, ripercorre l’evoluzione della nostra specie. Attraverso l’incontro immaginato con i nonni dei nonni, con le 4.000 generazioni che ci collegano ai nostri progenitori comuni, quel piccolo nucleo africano da cui tutti gli abitanti del pianeta della nostra specie provengono.
Alla parola è affidato il compito di far vedere questa stirpe di funamboli che ci ha preceduto e da cui abbiamo ereditato difetti e virtù.
L’oralità richiede immaginazione, leggerezza e ironia; l’epica chiede gesti, fatti memorabili ed emozione; il teatro richiede di credere a ciò che si ascolta sapendo che tutto è finzione.
Oralità, epica, teatro e finzione li abbiamo inventati noi, cose inutili che ci piacciono.
Siamo una specie curiosa e fragile, capace di adattarsi al clima per colonizzare gli angoli più remoti del pianeta. Siamo stati prede e siamo diventati predatori. Abbiamo inventato le cose, le parole per chiamarle e il modo per articolarle dentro un discorso e le abbiamo lasciate in eredità ai figli dei figli. Dentro il genoma di ogni individuo ci sono tracce, informazioni in codice di tutti coloro che lo hanno preceduto.
Nella finzione del teatro seguendo quelle tracce si ricostruiscono i fili dei legami che
permettono di organizzare una stravagante riunione di famiglia: tutti i nonni della storia
chiamati a dar consiglio sul futuro della nostra specie a rischio di estinzione per catastrofici
mutamenti climatici di origine antropica. Il narratore infatti sa di esser la causa dei suoi mali, si espone al consiglio ma manche al giudizio della specie.
I temi di fondo di Antenati sono l’evoluzione e l’ecologia, ma in chiave epico comica, i fatti e i problemi del presente si legano ai problemi del passato, colli di bottiglia dell’evoluzione,
difficoltà e pericoli attraversati dai nostri antenati in 200.000 anni.
La nostra è una specie di funamboli: per abitare un pianeta in perenne disequilibrio servono
doti da equilibrista, da domatore, da mago, da clown.
Darwin diceva che il soggetto dell’evoluzione è l’individuo più che la specie e che in ogni specie le differenze contano quanto le somiglianze. Competizione e collaborazione si bilanciano in modi sempre diversi, generazione dopo generazione.
Antenati comincia narrando di atomi e batteri e prosegue descrivendo la migrazione continua di quei nonni poco più che trentenni, il loro arrivo in risposta all’invito e il loro comico e commovente tentativo di capire noi, internet e la catasta di meraviglie utili e inutili di cui ci circondiamo. “Nessuno di noi è solo uno, nessuno è uno solo uno, io sono fili e non dati, fili, fili…”.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 21 al 26 marzo
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Il soccombente
di Thomas Bernhard
traduzione di Renata Colorni
riduzione di Ruggero Cappuccio
regia di Federico Tiezzi
con Martino D’Amico, Francesca Gabucci, Sandro Lombardi
scene e costumi di Gregorio Zurla
luci di Gianni Pollini
regista assistente Giovanni Scandella
produzione
Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival / Compagnia Lombardi-Tiezzi / Associazione Teatrale Pistoiese
Durata: 1 ora e 15 minuti
«Questo romanzo-monologo, insieme severo e sferzante – scrive Federico Tiezzi –, che Ruggero Cappuccio ha sfrondato dell’onnipresente invettiva antiaustriaca per sottolineare temi più universali quali le dinamiche contorte dei rapporti familiari e d’amicizia, si arrovella sul mistero del fallimento individuale e della disumanità dell’arte; e insieme racconta lo strazio dell’impossibilità di stabilire reali rapporti affettivi con i propri simili. In scena una piramide (ispirata alla tomba canoviana di Maria Cristina d’Austria a Vienna) contiene, totem mostruoso, un pianoforte Steinway, fonte di elevazione spirituale nell’arte e di disastri rovinosi nelle vite personali. Attorno al pianoforte totem e feticcio idolatrato, tempio per Glenn Gould e luogo di tortura per il soccombente Wertheimer, si insinua la voce insieme feroce e dolente di un Narratore, visibilmente Thomas Bernhard stesso, che espone e viviseziona il rapporto che ha legato (e vincolato) l’io narrante e l’amico Wertheimer al geniale e folle Glenn Gould».
Primo capitolo di un’ideale “trilogia sulle arti” che Bernhard scrive tra il 1983 e il 1985, Il soccombente è una riflessione sul mistero della musica e della genialità. Seguirono A colpi d’ascia (1984), incentrato sull’arte drammatica, e Antichi Maestri (1985), dedicato alla pittura.
La vicenda si svolge a Salisburgo, quando tre promettenti pianisti decidono di seguire il corso di Vladimir Horowitz. Uno di questi giovani è Glenn Gould, virtuoso inarrivabile del pianoforte. Ed è proprio la schiacciante superiorità di Gould a segnare la vita di un altro dei giovani, Wertheimer. Annientato dalla magistrale esecuzione delle Variazioni Goldberg di Bach, fatta da Gould, il giovane soccombe alla consapevolezza che non potrà mai eguagliare il talento dell’amico.
«Questo romanzo-monologo, insieme severo e sferzante – scrive Federico Tiezzi –, che Ruggero Cappuccio ha sfrondato dell’onnipresente invettiva antiaustriaca per sottolineare temi più universali quali le dinamiche contorte dei rapporti familiari e d’amicizia, si arrovella sul mistero del fallimento individuale e della disumanità dell’arte; e insieme racconta lo strazio dell’impossibilità di stabilire reali rapporti affettivi con i propri simili. In scena una piramide (ispirata alla tomba canoviana di Maria Cristina d’Austria a Vienna), contiene, totem mostruoso, un pianoforte Steinway, fonte di elevazione spirituale nell’arte e di disastri rovinosi nelle vite personali».
Il racconto di Thomas Bernhard narra, attraverso le devastazioni dostoevskiane dei tre personaggi, un caso clinico di odio, disperazione e amore degno di Sigmund Freud. E una domanda semplice e spietata si fa strada: fino a che punto siamo responsabili dei nostri fallimenti e della nostra infelicità?
Scrive ancora Tiezzi: «Attorno al pianoforte totem e feticcio idolatrato, tempio per Glenn Gould e luogo di tortura per il soccombente Wertheimer, si insinua la voce insieme feroce e dolente di un Narratore, visibilmente Thomas Bernhard stesso, che espone e viviseziona il rapporto che ha legato (e vincolato) l’io narrante e l’amico Wertheimer al geniale e folle Glenn Gould».
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 28 marzo al 2 aprile
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
DAVID COPPERFIELD SKETCH COMEDY, un carosello dickensiano
una riscrittura di Marco Isidori da Charles Dickens
Scene e costumi di Daniela Dal Cin
Regia di Marco Isidori
Produzione Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa
David Copperfield Sketch Comedy è una riproposta in chiave satirico/grottesca del capolavoro dickensiano.
Come puntualmente esplicita il titolo, lo spettacolo avrà una struttura drammaturgica (adattamento e traduzione di Marco Isidori) dove le singole situazioni della “novella”, agganciandosi le une alle altre, si concateneranno in una sarabanda teatrale di stupefacente rilievo spettacolare (in questo aiutate e servite dalla concezione dell’impianto scenografico di Daniela Dal Cin); andando così ad instaurare una sorta di “giostra” velocissima e incalzante, il cui dinamismo, sia quello sonoro, qual è costume proprio dei Marcido, ma anche iconografico, possa comporre quel corpo drammatico che giustifica oggi la riproposizione teatrale di un testo letterario di tale natura; anzi forse lo scandaglio scenico è lo strumento più adatto ad individuare e centrare nelle pieghe di una narrazione ottocentesca, quei temi universali che sono da sempre appannaggio della vicenda umana, e che il Teatro soltanto sa e può specchiare con piena verità; lo garantisce il suo inossidabile canone vivente.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 4 al 7 aprile
Dal martedì al venerdì h 21
Ragazze al muro
di Eleonora Danco
con Eleonora Danco e attrice in via di definizione
Scene costumi e luci di Eleonora Danco
Musiche scelte da Marco Tecce
Durata 55’
Una fermata d’autobus in una strada abbandonata e poco identificabile se non fosse per il prato di cicche e le tracce di rifiuti: cartacce spazzate dal vento, lattine di coca-cola schiacciate, qualche volantino elettorale. Fari di macchine che ogni tanto illuminano al loro passaggio. Al centro della scena spiccano due barili: uno un po’ più alto e arrugginito, l’altro più basso, un contenitore per la birra alla spina. Le due ragazze protagoniste, Sonia e Maria, profondamente sole, in attesa di un autobus, ascoltano della musica in un pomeriggio qualsiasi, in una periferia qualsiasi, incapaci di uscire dal proprio già tracciato percorso. Scritto in slang romano è il primo testo di Eleonora Danco che firma con Ragazze al muro nel 1996 il suo debutto sulla scena nazionale. Spettacolo diventato cult nello stesso anno rappresentato in tutta Italia non viene messo in scena dal 1998.
Dopo ventitré anni dall’ultima replica e ventisei da quando è stato scritto Ragazze al muro
è un testo attualissimo, uno spettacolo comico, divertente, che al tempo stesso tratta la solitudine delle periferie e l’adolescenza, attraverso una scrittura visionaria, pittorica, poetica ed estremamente attuale.
“Così ci appare la scena di Ragazze al Muro. La scena non è solo vuota: è stata svuotata; come se quel posto pieno di gente che è il mondo e quello spazio di azione che è il palco si rispecchiassero all’improvviso l’uno nell’altro in una crisi che non ha nulla di metafisico: è pura resa. Il fatto che ci siano due barili e due donne profondamente sole ci mostra dove arriva il rischio che si prende Danco di fare teatro. la resa dei corpi di Sonia e Maria buttati lì al centro della scena, dichiaratamente sole, profondamente sole, conteneva (nel 1996) una verità di cui allora potevamo avere solo un’illuminazione.
Christian Raimo Tratto dalla prefazione di Tempi Morti, Giulio Perrore Editore 2022.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 12 al 16 aprile
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Le cinque rose di Jennifer
di Annibale Ruccello
regia Gabriele Russo
con Daniele Russo e Sergio Del Prete
scene Lucia Imperato
costumi Chiara Aversano
disegno luci Salvatore Palladino
progetto sonoro Alessio Foglia
produzione Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
Durata: 90′
Jennifer è un travestito romantico che abita in un quartiere popolare della Napoli degli anni ‘80. Chiuso in casa per aspettare la telefonata di Franco, l’ingegnere di Genova di cui è innamorato, gli dedica continuamente Se perdo te di Patty Pravo alla radio che, intanto, trasmette frequenti aggiornamenti sul serial killer che in quelle ore uccide i travestiti del quartiere. Gabriele Russo affronta per la prima volta un testo di Ruccello – scegliendo il più simbolico, quello che nel 1980 impose il drammaturgo all’attenzione di pubblico e critica. Il regista ci preannuncia una messinscena dall’estetica potente, fedele al testo e, dunque, alle intenzioni dell’autore «ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà Ruccello stesso – racconta Russo – cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi». In scena, un inedito Daniele Russo, affiancato da Sergio Del Prete in un allestimento che restituirà tutta la malinconia del testo senza sacrificarne l’irresistibile umorismo.
Note di regia
Se ci si ferma a pensare, l’unica scelta sensata è quella di non azzardarsi a toccare un testo come Le cinque rose di Jennifer di Annibale Ruccello. È una pietra miliare del teatro, un testo che quanto più lo si legge e approfondisce tanto più ti penetra, ti entra nell’immaginario, si cristallizza nei pensieri e si deposita nell’inconscio. Anche solo dopo averlo letto (caso raro poiché sappiamo che “il teatro non si legge”) Jennifer smette di essere il personaggio di un testo teatrale per farsi carne e ossa, sangue e sentimenti. Una persona viva, sempre esistita. Qualcosa che ti appartiene, che è dentro di te, nei tuoi sentimenti, nella tua cultura, nei tuoi suoni, nel tuo immaginario. Qualcosa di ancestrale, di antico e moderno, che risuona tutti i giorni dentro di noi, su un palcoscenico, nei vicoli della città o nelle pagine di un libro. Jennifer è il diavolo e l’acqua santa. Eterna contraddizione. Paradigma dell’ambiguità napoletana.
Questa sensazione di appartenenza è quella che soltanto i personaggi dei grandi classici riescono a restituire, quelli che, come fantasmi, si aggirano quotidianamente nelle segrete di tutti i teatri, anche quando in scena si recitano testi contemporanei.
È un testo che è Napoli stessa e dunque punto di riferimento, mito e desiderio di tutta la Napoli teatrale che ne conosce le battute a memoria. È un testo che, come tutti i classici ma in modo forse ancor più radicale, vediamo anche attraverso quello che è già stato, nella voce e nei corpi di chi già lo ha interpretato, primo fra tutti Ruccello stesso. Questi elementi, però, sono anche quelli che ci spingono a rimetterlo in scena, ad accostarci al suo mito, al suo fantasma, con rispetto ma anche liberi da sovrastrutture, poiché apparteniamo alla generazione che non ha vissuto Ruccello negli anni in cui era in vita, non abbiamo vissuto il lutto della sua prematura scomparsa: pertanto, scriviamo su di noi attraverso di lui. Per farlo, ci atteniamo alle rigide regole e alle precise indicazioni che ci dà l’autore stesso, cercando di attraversare, analizzare, capire sera per sera, replica dopo replica un testo strutturalmente perfetto, che delinea un personaggio così pieno di vita che pare ribellarsi alla mano di una regia che vuole piegarlo alla propria personalissima visione. Non è un testo su cui sovrascrivere ma in cui scavare, per tirare fuori sottotesti, possibilità, suggestioni, dubbi. Ad esempio, Anna, il travestito che va a trovarla a casa, chi è? Una proiezione di Jennifer? Il suo inconscio? L’assassino del quartiere? Gli omicidi stanno accadendo realmente? Le telefonate sono vere o inventate? Quel che accade è vero o è tutto nell’immaginario di Jennifer? Ecco perché nella nostra messinscena Anna è presente sul palco tutto il tempo dello spettacolo, osserva Jennifer dall’esterno, si aggira come uno spettro intorno alla casa (l’isola) su cui Jennifer galleggia e vive la sua intimità. È il suo specchio. Queste domande, queste sospensioni sostengono l’atmosfera fra il thriller ed il noir tanto cara a Ruccello, che noi cercheremo di amplificare al fine di creare quella tensione che richiede un testo fatto di telefonate e attese. Un testo che “rimanda” a Pinter o a Beckett…Confesso di aver immaginato anche di metterlo in scena come Giorni Felici, con la sola testa di Jennifer che fuoriusciva da un telo che avrebbe rappresentato il Vesuvio. Ma poi… perché? I temi e i livelli di lettura non sono univoci, non possono essere ingabbiati ed intellettualizzati. Le cinque rose di Jennifer racconta di due travestiti napoletani ma racconta anche e soprattutto la solitudine, la solitudine che è il rovescio della medaglia della speranza che Jennifer mantiene dentro di sé fino alla fine e, dal mio punto di vista, oggi racconta con forza anche la condizione dell’emarginato, quella di chi si deve nascondere. Ecco perché in questa nostra messinscena Jennifer al suo ingresso in casa non vestirà panni che dichiarano la sua condizione femminile ma si nasconderà in abiti apparentemente maschili, trasformandosi solo nell’intimità casalinga, in cui è libera di essere o di provare a essere. La trasformazione è un tema centrale della nostra messinscena: il travestire più che il travestito, il che ci lega anche alla città ed ai mille modi in cui essa si “copre” e “agghinda”. Jennifer si traveste, come un attore, come Napoli. Jennifer si trasforma, come un attore, come Napoli. È fragile, come un attore, come Napoli. Prova, come un attore, non come Napoli, che non ci prova nemmeno.
L’estetica della messinscena, sarà nel segno del Kitsch, un aspetto che Ruccello tiene ad evidenziare fin dalle prime didascalie, che rimanda a uno stile e a un linguaggio specifici. Per spiegarmi meglio, prendo a prestito le parole di Kundera, secondo il quale «Nel regno del Kitsch impera la dittatura del cuore. […] Il Kitsch elimina dal proprio campo visivo tutto ciò che nell’esistenza umana è essenzialmente inaccettabile.» è un mondo di sentimenti, dove vige la dittatura del cuore e, nel caso di Jennifer, la solitudine. Le restano solo gli oggetti e le fantasie a cui aggrapparsi per non sprofondare nel vuoto, nelle mancanze, nelle ansie, nell’angoscia. L’estetica del Kitsch è finzione, così Jennifer finge con gli altri e con sé stessa fino alle estreme conseguenze, respinge dal proprio campo visivo ciò che è essenzialmente inaccettabile. In tal senso è una vera attrice, perché finge talmente bene da essere vera. Gabriele Russo
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 18 al 23 aprile
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Le relazioni pericolose
ispirato a Il teatro e la peste, Antonin Artaud
Il castello interiore, Teresa d’Avila
Vita, Teresa d’Avila
Massa e potere, Elias Canetti
Della guerra, Carl von Clausewitz
L’idiota, Fëdor Dostoevskij
Portando Clausewitz all’estremo, René Girard
Le relazioni pericolose, Christopher Hampton
Lettera a Lord Chandos, Hugo Von Hofmannsthal
Poesie, John Keats
Le relazioni pericolose, Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos
L’anticristo, Friedrich Nietzsche
Lettera a don Giovanni Rossi, Pier Paolo Pasolini
Justine, Donatien-Alphonse-François de Sade
La persona e il sacro, Simone Weil
Sovvertimento dei sensi, Stefan Zweig
Lettera di una sconosciuta, Stefan Zweig
e al Cantico dei Cantici
frasi citate da
Il gabbiano, Anton Cechov
I promessi sposi, Alessandro Manzoni
drammaturgia Carmelo Rifici e Livia Rossi
ricerca delle fonti Carmelo Rifici, Ugo Fiore, Livia Rossi
regia Carmelo Rifici
Personaggi e interpreti
Marchesa de Merteuil Elena Ghiaurov
Madame de Tourvel Monica Piseddu
Visconte di Valmont Edoardo Ribatto
Cécile de Volanges Livia Rossi
Danceny Flavio Capuzzo Dolcetta
disegno sonoro Federica Furlani
impianto scenico Carmelo Rifici, Pierfranco Sofia
disegno luci Giulia Pastore
progetto visivo Daniele Spanò
costumi Margherita Platé
drammaturgia del corpo Alessandro Sciarroni
assistenti alla regia Ugo Fiore, Simon Waldvogel
costumi d’epoca realizzati presso la Compagnia Italiana della Moda e del Costume e da Giulia Alvaro
ricerca tecnologie audio e sonorizzazione Brian Burgan
disegno e realizzazione attrezzeria Matteo Bagutti
produzione LAC Lugano Arte e Cultura
partner di ricerca Clinica Luganese Moncucco
Si ringraziano
Perry Tièche della RSI Radiotelevisione svizzera per la fornitura dei dispositivi audio d’epoca e Fabio Liberatore per la consulenza e il supporto tecnico
Naturhistorischen Museum Bern – Eine Institution der Burgergemeinde Bern per il gentile prestito dell’esemplare lupo (Canis lupus)
Durata: 2h 20’
Lo spettacolo
Carmelo Rifici firma la regia de Le relazioni pericolose, lavoro tratto dal celebre romanzo epistolare di Pierre-Ambroise-François Choderlos de Laclos che il regista sceglie di riscrivere insieme a Livia Rossi, già sua allieva alla Scuola di Teatro “Luca Ronconi” del Piccolo Teatro di Milano.
In scena, accanto ad un cast di attori dalla consolidata esperienza quali Elena Ghiaurov, Monica Piseddu ed Edoardo Ribatto, i giovani Flavio Capuzzo Dolcetta, Livia Rossi e la compositrice e sound designer Federica Furlani.
Pur mantenendo la struttura epistolare, i nomi propri dei mittenti e dei destinatari delle lettere e la sostanza della trama, l’opera di Laclos viene riscritta da Rifici e Rossi attraverso un lavoro di ricerca di testi di numerosi filosofi e letterati: da Artaud a Pier Paolo Pasolini, da Friedrich Nietzsche a Simone Weil e Fedor Dostoevskij, per citare i nomi più emblematici.
Romanzi, lettere, saggi, suggestioni di pensieri e parole scritte da penne e sensibilità diverse, talora antitetiche tra loro, che, pur nella sostanziale diversità e origine, esprimono profondità e inquietudine di pensiero e scrittura.
Rifici desidera far affiorare la violenza e il potenziale bellico delle lettere: più che il profilo psicologico dei personaggi, intende far emergere le ideologie che li sottendono, le stesse che hanno suggerito l’incontro con gli autori e i filosofi da cui il lavoro trae ispirazione.
Con Le relazioni pericolose, Rifici ci invita in un viaggio nel doloroso campo di battaglia del pensiero, in cui il Linguaggio si incontra e scontra con la Parola.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 26 al 30 aprile
Da mercoledì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Fontana Project
coreografie Emiliano Pellisari
un progetto Nogravity
Studio su Lucio Fontana
Opera Grammaticale n°1 (grammatica sulla superficie) Opera grammaticale n°2 (grammatica sul corpo)
un progetto di Emiliano Pellisari
Performers Marina e Emiliano Pellisari
Light & Sound Marco Visone
Durata: 50′
Note di regia
La torre di babele e un esempio antichissimo della pretesa dell’uomo per il dominio dello spazio. La vera conquista dello spazio fatto dall’uomo e il distacco dalla terra, dalla linea d’orizzonte, che per millenni fu la base della sua estetica e proporzione. […]
Il movimento, la proprietà di evoluzione e di sviluppo e la condizione base della materia; questa esiste ormai in movimento e non in altra forma, il suo sviluppo e eterno, il colore ed il suono sono i fenomeni attraverso il cui sviluppo simultaneo s’integra la nuova arte
Lucio fontana, manifesto tecnico, 1951
Forme uniche nella continuità dello spazio di Boccioni e stata l’opera che più mi ha sconvolto nella mia vita. Avevo 19 anni. Sono passati più di 30 anni ed ancora oggi Lo spazio ed il tempo sono gli assi portanti del mio lavoro artistico. Ovviamente il colore, la luce e la materia non sono dei dettagli, però possono diventarlo se puntiamo l’occhio sullo spazio infinitesimo di una capocchia di spillo. In quel punto si nasconde l’essenza della ricerca spazialista: bisogna amare la perfezione astratta di una equazione algebrica per godere delle operazioni infinitesimali. Fontana ha capito che solo sul confine si poteva trovare lo sguardo verso il tutto, conoscere il panorama intero dell’azione artistica fuori dal contesto storico: come pura azione grammaticale, sincronicità pura. I buchi di Fontana sono gli elementi minimi infinitesimali dell’arte, i sintagmi del linguaggio pittorico-scultoreo ed i tagli non sono che delle operazioni al limite di linee che si stagliano nello spazio geometrico analitico. Ciò che manca è il tempo. La linea e un’operazione conclusa e come tale finita, cristallizzata nel tempo. Il mio lavoro e riaprire il taglio, rimettere in moto le cose e vedere come si conclude l’operazione chirurgica. E se le cose hanno un tempo e percorrono il loro tempo seguendo un tempo, allora basta ascoltare il ritmo della vita per capire che l’arte dello spazio si muove scandito dalla musica.
Qualunque suono esso sia, l’orecchio umano lo percepirà come un qualcosa di magico e dunque e musica, ovvero quel ritmo sonoro che ci incanta da sempre. Il movimento e un insieme di linee, di forze cioè di vettori. La direzione in cui vanno le cose e comandata dalla bellezza, cioè l’armonia del movimento. La costruzione dello spazio produce scene esteticamente interessanti ma immobili. È necessario il movimento per percepire il senso del tempo. Spazio e tempo nel medesimo istante sono una capocchia di spillo che si muove nello spazio e che, nella sua moltiplicazione e divisione produce linee che avvolgono la scena performativa. L’emozione di uno spazio in movimento offre quegli stati d’animo che noi chiamiamo arte-nel-tempo, ovvero la nuova arte di Fontana.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
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Dal 2 al 14 maggio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Carrozzeria Orfeo
Miracoli Metropolitani
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con (in o.a.)
Elsa Bossi (Patty), Ambra Chiarello (Hope), Federico Gatti (Igor),
Beatrice Schiros (Clara), Massimiliano Setti (Cesare),
Federico Vanni (Plinio), Aleph Viola (Mosquito/Mohamed)
Si ringrazia Barbara Ronchi per la voce della moglie.
musiche originali Massimiliano Setti
scenografia e luci Lucio Diana
costumi Stefania Cempini
uno spettacolo di CARROZZERIA ORFEO
in coproduzione con Marche Teatro, Teatro dell’Elfo, Teatro Nazionale di
Genova, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini
in collaborazione con il Centro di Residenza dell’Emilia-Romagna “L’arboreto – Teatro Dimora | La Corte Ospitale”
Con questo testo, Gabriele Di Luca, è stato selezionato come autore italiano nel progetto americano ITALIAN PLAYWRIGHTS PROJECT 3a EDIZIONE (2020/22), finalizzato alla promozione della scrittura creativa contemporanea.
Durata:2 h 20 minuti
SINOSSI
Mentre all’esterno le fogne, ormai sature di spazzatura e rifiuti tossici, stanno lentamente allagando la città, gettando la popolazione nel panico e costringendola ad una autoreclusione forzata in casa, in una vecchia carrozzeria riadattata a cucina, specializzata in cibo a domicilio per intolleranti alimentari, si muovono otto personaggi: Plinio, chef stellato un tempo e oggi caduto miseramente in rovina, che coltiva sogni impossibili di riscatto culinario mentre la realtà gli impone di cucinare squallidi cibi precotti e liofilizzati importati dalla Cina; sua moglie Clara, ex lavapiatti e infaticabile arrampicatrice sociale, che con il tempo si è trasformata in un’improbabile e bizzarra imprenditrice di classe, in eterno conflitto con il marito sulla gestione dell’attività; Igor, figlio di Clara e figliastro di Plinio, un ragazzo di 19 anni, con grossi problemi di disabilità emotiva, autorecluso ormai da mesi nella propria stanza e ossessionato da un videogame sulla guerra (Affonda l’immigrato), unica valvola di sfogo per le proprie frustrazioni. Come se non bastasse, presto si unisce alla famiglia Patty, la madre settantenne di Plinio, ex brigatista e femminista convinta, che dopo aver speso la vita ad aiutare i popoli di mezzo mondo nella lotta contro le dittature di destra che li opprimevano, è ora tornata in Italia per combattere la sua ultima battaglia: a causa dell’emergenza fognaria il governo è stato costretto ad emanare un decreto di sostegno per le fasce più deboli della popolazione, ma ecco che quando tra i beneficiari vengono inclusi anche gli immigrati, violenti gruppi di destra iniziano a perseguitarli e ucciderli impunemente al grido di “Prima la Patria.” Un nuovo capro espiatorio è stato trovato, un facile nemico a portata di mano da strumentalizzare politicamente e che in breve tempo porterà ad una guerra civile che velocemente precipiterà nella costituzione di un nuovo governo dai chiari richiami fascisti.
A completare il quadro tragicomico quanto amaro della storia, ci sono poi Cesare, un aspirante suicida che casualmente entra a far parte della “squadra” e presto si affezionerà in modo tenero quanto morboso al problematico Igor; Mosquito, un carcerato aspirante attore costretto ai lavori socialmente utili, grazie ad un accordo tra il direttore del carcere e Clara che, non senza egoismo, lo sfrutta per accedere ai fondi europei; Mohamed, professore universitario in Libano e rider sottopagato e sfruttato in Italia. Infine, Hope, una misteriosa, aggressiva e buffa lavapiatti etiope, che nasconde un grande segreto e obiettivi moralmente discutibili…
NOTE DI REGIA
Miracoli Metropolitani è il racconto di una solitudine sociale personale dove ogni uomo, ma in fondo un’intera umanità, affronta quotidianamente quell’incolmabile vuoto che sta per travolgere la sua esistenza. Siamo di fronte al disfacimento di una civiltà, alla dissoluzione delle relazioni e dell’amore inteso in tutte le sue accezioni, all’azzeramento del ragionamento e del vero “incontro” a favore di dinamiche sempre più malate tra le quali un’insensata autoreclusione nel mondo parallelo del Web, pericoloso sostituto del mondo reale. Il risultato è la più totale solitudine esistenziale, un’avversaria molto più temibile dell’Isis. L’alimentazione, il rapporto con il cibo come forma di compensazione al dolore, come alienazione di un Occidente decadente e sovralimentato, sempre più distratto e imprigionato dai suoi passatempi superflui, la questione ambientale, la solitudine e la responsabilità: sono questi i temi attorno ai quali di sviluppa il mondo di Miracoli Metropolitani. Insomma, un mondo stupido…. Uno spettacolo dove si ride tanto, ma dove non si sta ridendo affatto.
I personaggi di Miracoli Metropolitani sono un’oasi di diversità apparente: partendo da un’esasperazione di sentimenti di fallimento, solitudine e fragilità, spesso trattati in modo bizzarro e al confine con il grottesco, alla fine si riconnettono con noi svelando il loro nucleo più reale e umano: restano madri frustrate, figli disadattati, amori infranti, solitudini disperate.
Si tratta di un’umanità alla deriva, di un gruppo di perdenti, in cerca, ognuno, delle proprie verità nel tentativo di soddisfare i propri desideri più profondi.
Nella loro cucina sgangherata, i protagonisti devono vedersela con ricette assurde per comporre alla meglio il menù europeo, quello asiatico o africano… spesso usando prodotti precotti e presurgelati dalla dubbia provenienza, esclusivamente per soddisfare le richieste di un mercato globale che vuole nutrirsi sempre di più e pagare sempre di meno. In questo senso, il tema del cibo non vuole certo essere una critica a chi soffre realmente di intolleranze alimentari, ma la metafora di un consumismo assurdo, il racconto di come nella modernità ogni cosa venga esasperata, persino il cibo, nostro bisogno primario, che da urgenza alimentare è stato trasformato in una pericolosa moda da cavalcare. Per restituire al pubblico la concretezza delle tematiche trattate, in Miracoli Metropolitani si cucina davvero, favorendo così anche una forte connessione emotiva fatta di rumori, odori e sapori immaginati.
NOTE DI DRAMMATURGIA
Miracoli Metropolitani è nato da tre suggestioni fondamentali: indagare il tema del cibo come problema reale per gran parte del mondo e bene di lusso per un minuscolo Occidente opulento fatto di alta cucina e reality show; dalla lettura de “La sincronicità” di Jung, il teorizzatore dell’esistenza degli eventi a-causali, ovvero di tutti quegli eventi che si sottraggono alla rigida regola del rapporto causa/effetto per manifestarsi come coincidenze speciali o noumeniche, come le definisce l’autore, che spesso noi chiamiamo – e viviamo come – miracoli. E da un fatto di cronaca inquietante quanto bizzarro: nel settembre 2017 nelle fogne del quartiere di Whitechapel a Londra, è stato trovato dai sommozzatori fognari un enorme fatberg (letteralmente un iceberg di grasso calcificato) che occludeva il tratto fognario. Il “Mostro”, fatto di feci, salviette umidificate, pannolini, condom usati, sigarette, telefonini, e centinaia di altre schifezze che i londinesi per decenni hanno gettato nello scarico del wc, pesava 130 tonnellate (quanto 11 autobus a due piani) ed era lungo 250 metri. Da questo fatto, naturalmente, si è generato l’innesco dell’intero testo: e se il “mostro” esplodesse?
La scrittura di Miracoli Metropolitani è iniziata prima dell’emergenza sanitaria del Covid-19, già immaginando una società chiusa in casa: all’esterno i trasporti sono fermi, la disoccupazione tocca il 62%, le attività commerciali falliscono quotidianamente e la Messa della domenica ormai si celebra soltanto in streaming. L’esplosione delle fogne è il simbolo di un pianeta che si rivolta concretamente all’uomo per riaffermare sé stesso e ribellarsi a decenni di incurie, prevaricazioni e abusi ambientali. È una società, quindi, che sta per essere sepolta dai suoi stessi escrementi, metafora di pensieri e azioni malate, di un capitalismo culturale orribile, di un’umanità ai ferri corti con sé stessa dove la “merda” più che nelle fogne sembra annidarsi nei cervelli. Durante la stesura, quindi, alla prima domanda “E se il mostro esplodesse?” ne è seguita una seconda ancora più assillante: come si comporterebbe l’uomo di fronte a una tragedia di questa portata? Sarebbe capace di riconoscere i propri errori e cambiare rotta, o ancora una volta sentirà il bisogno di scaricare ogni sua colpa su un nemico, su un avversario più debole che nello spettacolo, così come spesso nella realtà, è rappresentato dagli immigrati? Il chiaro richiamo al nostro presente e ai suoi escrementi, reali e figurati, cerca di essere innanzitutto un appello ai cittadini.
Dopo Thanks for Vaselina e Animali da Bar, i testi più esistenzialisti, e Cous Cous Klan, il più distopico, Miracoli Metropolitani è, infatti, quello più politico perché immaginando un futuro possibile, ma non ancora reale, cerca di richiamare alla responsabilità individuale e sociale, affinché la storia non ci presenti nuovamente il conto attraverso quelle derive populiste ed estreme che nel passato hanno fatto precipitare nell’orrore del fascismo, qui, inteso non solo nella sua accezione politica ma esistenziale.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
Acquista i biglietti on line https://www.vivaticket.com/it/Ticket/miracoli-metropolitani/182430
Dal 16 al 21 maggio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Carrozzeria Orfeo
Thanks for Vaselina
Dedicato a tutti i familiari delle vittime e a tutte le vittime dei familiari
drammaturgia Gabriele Di Luca
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti, Alessandro Tedeschi
con Gabriele Di Luca (Fil), Massimiliano Setti (Charlie), Beatrice Schiros (Lucia), Pier Luigi Pasino (Annalisa), Attrice da definire (Wanda)
musiche originali Massimiliano Setti
luci Giovanni Berti
costumi Stefania Cempini
scene Lucio Diana
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
in coproduzione con Marche Teatro
LAST SEEN 2013 DI KLP COME MIGLIORE SPETTACOLO DELL’ANNO
Il 4 ottobre 2019 è uscito nelle sale italiane THANKS! primo film di Gabriele Di Luca, prodotto da Casanova Multimedia, con nel cast Luca Zingaretti e Antonio Folletto. Dal 15 giugno 2020, per un anno, il film è stato su Netflix.
Durata: 90′
Spettacolo cult di Carrozzeria Orfeo, che ha girato i più grandi teatri d’Italia, strappando applausi e ottime recensioni, nel 2023 festeggerà 10 anni dal suo debutto.
Thanks for Vaselina racconta la storia di esseri umani sconfitti, abbattuti, lasciati in un angolo dal mondo che prima li ha illusi, sfruttati e poi tragicamente derisi. È il controcanto degli “ultimi” e degli esclusi dal mondo del successo e del benessere. In un esistenzialismo da taverna dove ogni desiderio è fallimento, genitori disperati e figli senza futuro combattono nell’ “istante” che gli è concesso per la propria sopravvivenza, vittime e carnefici della lotta senza tempo per il potere e per l’amore, in una continua escursione fra la realtà e l’assurdo, fra il sublime e il banale.
Gli Stati Uniti d’America, con il sostegno dei paesi alleati, hanno deciso di bombardare il Messico, distruggendo tutte le piantagioni di droga e classificando le numerose vittime come “effetti collaterali”, con il pretesto di “esportare” la propria democrazia. Fil, cinico-disilluso, e Charlie, determinato animalista e difensore dei diritti civili, entrambi trentenni e con un futuro incerto, coltivano nel loro appartamento grossi quantitativi di marijuana e, con due opposte motivazioni, decidono di tentare il colpo della propria vita: invertire il normale andamento del mercato della marijuana esportandola dall’Italia al Messico. Ai due spacciatori si aggiungeranno Wanda, una trentenne obesa, insicura e membra di un fallimentare corso di autostima, e Lucia, madre di Fil, una cinquantenne frustrata appena uscita da una clinica per disintossicarsi dal vizio che la perseguita. Tutto si complica, però, quando dopo quindici anni di assenza, torna a casa il padre di Fil ed ex marito di Lucia…
Nel 2019 i diritti teatrali della stessa opera sono stati venduti in Spagna dove lo spettacolo è stato messo in scena dal regista catalano Sergi Belbel.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
Acquista i biglietti on line https://www.vivaticket.com/it/ticket/thank-s-for-vaselina/182456
Dal 23 al 28 maggio
Dal martedì al venerdì h 21 – sabato h 19 – domenica h 17
Carrozzeria Orfeo
Stupida Show!
(Capitolo 1 – Cattivi pensieri)
drammaturgia Gabriele Di Luca
con Beatrice Schiros
regia Gabriele Di Luca, Massimiliano Setti
uno spettacolo di Carrozzeria Orfeo
coprodotto da Carrozzeria Orfeo, La Corte Ospitale, Accademia Perduta – Romagna Teatri, Fondazione Campania dei Festival – Campania Teatro Festival
Durata 1 h 10 minuti.
Spettacolo non adatto ad un pubblico di età inferiore ai 14 anni.
Stupida Show! (Capitolo 1 – Cattivi pensieri) è un monologo di stand up comedy scritto da Gabriele Di Luca che ne firma la regia insieme a Massimiliano Setti.
In scena Beatrice Schiros, protagonista dei grandi successi di Carrozzeria Orfeo, una delle artiste più acclamate del teatro italiano, dotata di una comicità imprevedibile e irriverente, prototipo della donna determinata e senza peli sulla lingua, dell’artista che si è fatta da sola e che da sempre è in grado di mettere all’angolo anche gli uomini più tenaci.
In Stupida Show! sarà una cinquantenne sola e in guerra con la vita, alle prese con un corpo in declino, un’affettività traballante e sogni irrealizzabili ma in grado di trasformare le sue ferite e i fallimenti in una comicità travolgente spinta verso l’inconfessabile dove il destinatario del suo dialettico atto terroristico sarà il suo primo avversario naturale: l’amore.
Stupida perché racconta il viaggio di una donna da sempre irrisolta, buffa nelle sue grottesche contraddizioni, apparentemente condannata a inciampare negli stessi errori e nelle stesse trappole della vita. Ma “Stupidi”, in fondo, siamo tutti noi, nella nostra limitatezza e finitezza, di fronte ai fallimenti e alle fragilità che ci perseguitano.
Cattivi Pensieri chiarisce meglio il grande intento dello show: accompagnarci nell’indicibile dei nostri piccoli inferni personali per dare voce alla follia e alle frustrazioni che ci abitano, ma non abbiamo mai avuto il coraggio di confessare a nessuno. Beatrice Schiros non incarnerà quindi il ruolo della tenera eroina, vittima di un mondo crudele, non sarà la donna da compatire, ma, anzi, da temere. Una sorta di ‘antieroe’ per eccellenza che ci svelerà i vizi, i lati oscuri e la follia di chi nella vita ha sempre inciampato malamente, di chi è stufa di sopportare e ora ha voglia di dircene quattro.
Nel solco di una tradizione, soprattutto, anglosassone, dove spesso il comico di stand up comedy interpreta un testo scritto da un autore, Gabriele Di Luca lo scrive per Beatrice Schiros indagando una moltitudine di temi che appartengono sempre più alle urgenze dell’intera collettività quali: differenze di genere, femminile/maschile, maternità, sessualità, famiglia, potere, solitudine, violenza, uso/abuso dei social network, egoismo, individualismo, tensioni sociali. Uno spettacolo per cuori coraggiosi.
A causa del linguaggio e dei contenuti scomodi, in Italia la stand-up comedy – la forma espressiva più irriverente della comicità, caratterizzata da un linguaggio eccessivo dove il presupposto fondamentale è la narrazione di un punto di vista alternativo, spesso dissacrante, rispetto alla realtà che ci circonda, – ha sempre faticato a trovare un suo spazio. Oggi però assistiamo alla nascita di una nuova generazione di comici e di spettatori desiderosi, al contrario, di una narrazione più onesta e senza censure. Il perbenismo, il politicamente corretto e la facile morale, nello stand up comedy sono banditi, perché nelle premesse fondamentali di questo genere non c’è la volontà di rassicurare o intrattenere, ma il desiderio di aiutarci a rompere il mondo con un pugno, distruggere a suon di risate il meraviglioso ma finto set di cartone nel quale ci sentiamo imprigionati, per svelare la vera realtà dietro ad esso.
Stupida Show! (Capitolo 1 – Cattivi Pensieri) si costruisce anche intorno a una domanda fondamentale: quali temi ha il compito di indagare la comicità oggi? E quali sono gli aspetti più scomodi del nostro presente che vale davvero la pena raccontare, in grado di offrirci una nuova e diversa chiave di lettura sulla realtà?
In un tempo di generale smarrimento come quello in cui viviamo, pieno di retorica, slogan, proclami populisti, ipocrisia, divisioni sociali, disonestà intellettuale e finzione, dove l’indagine di alcune tematiche e l’uso di un linguaggio senza filtri vengono condannati da una certa opinione pubblica perbenista, sembra davvero di vivere in un Truman Show.
Una comicità, a nostro avviso, dissacrante, che vuole gettare luce sulla realtà e abbattere il muro della retorica, può dare il suo contributo nell’indagare l’essere umano e la società contemporanea, offrendo la possibilità di metterci in discussione senza preconcetti e finti perbenismi.
Prezzi intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti €15, info 065898031 promozioneteatrovascello@gmail.com – promozione@teatrovascello.it
Teatro Vascello via Giacinto Carini 78 Roma Monteverde
Acquista i biglietti on line https://www.vivaticket.com/it/Ticket/stupida-show/182442
Info:
orari spettacoli: ore 21, sabato ore 19, domenica ore 17
prezzi: intero € 25, ridotto over 65 under 26 e nostri convenzionati € 18, ridotto studenti € 15
acquista i biglietti on line https://www.vivaticket.com/it/search?categoryId=4&q=vascello
Il teatro rimarrà chiuso i giorni:
24-25-26 dicembre
1-2 gennaio
Sabato 31 dicembre ore 21:00
Speciale Capodanno
CARD
Card libera a 5 spettacoli a scelta su tutti gli spettacoli € 90
Card Love a 2 spettacoli 4 ingressi a scelta su tutti gli spettacoli € 72
ABBONAMENTI
Abbonamento Zefiro € 105 (7 titoli)
Abbonamento Eolo € 105 (7 titoli)
Abbonamento Ponentino € 75 (5 titoli)
Abbonamento ZEFIRO € 105 (7 titoli)
11- 16 ottobre La signorina Giulia – 15-20 novembre Kobane Calling on Stage – 31 gennaio – 5 febbraio Aspettando Godot –7-19 febbraio La storia – 28 febbraio – 5 marzo
Il gabbiano – 21– 26 marzo Il soccombente – 18–23 aprile Le relazioni pericolose
Abbonamento EOLO € 105 (7 titoli)
4-9 ottobre Resurrexit Cassandra – 22 novembre – 4 dicembre Cirano deve morire –
24-29 gennaio Oylem Goylem – 21-26 febbraio Tavola tavola, chiodo chiodo – 7-12 marzo Peng – 14-19 marzo Antenati – the grave party – 12–16 aprile – Le cinque rose di Jennifer
Abbonamento PONENTINO € 75 (5 titoli)
20 dicembre-22 gennaio Hỳbris – 4–7 aprile Ragazze al muro – 2-14 maggio Miracoli metropolitani – 16-21 maggio Thanks for vasellina – 23-28 maggio Stupida show
Fuori Abbonamento (opzionabili per le card)
26 settembre – 2 ottobre Tebe al tempo della febbre gialla – 26 ottobre Beppe Servillo in il Resto della settimana – 29-30 ottobre Spaghetti – 3 novembre Orchestra Giovanile Fontane di Roma – 6-11 dicembre Vivaldiana – 15-18 dicembre Johann Sebastian Circus – 28 marzo – 2 aprile David Copperfield sketch comedy – 26-30 aprile Fontana project