Berlusconi teme che un ritorno alle urne possa essere letale per Forza Italia e con una clamorosa retromarcia non chiede più di ‘cacciare fuori i grillini’ ma apre loro la porta. Nel caso possa nascere un governo Lega-M5s vuole che Fi entri a Palazzo Chigi. Quindi telefona a Salvini per informarlo che la coalizione si muoverà in modo compatto nelle trattative: con i pentastellati ‘bisogna fare i conti’, cominciando dalle presidenze di Camera e Senato, di cui i leader del centrodestra discuteranno domattina in un vertice a Palazzo Grazioli.
Una mossa che può riaprire le trattative, o affondarle del tutto, visto che non è un mistero che mezzo Movimento guardi con interesse verso il Pd, che non a caso il candidato premier grillino, Di Maio, non ha ancora eliminato la possibilità di servirsene per un eventuale governo. Il leader pentastellato è chiaro: ‘Dei ministri si parla con Mattarella, dei temi si parla invece con i partiti’.
A fornire un quadro leggermente più chiaro, forse, il nuovo giro d’incontri dei capigruppo M5S, Toninelli e Giulia Grillo, che oggi, tra gli altri, vedono i pari grado azzurri, Romani e Brunetta. Serpeggia tra le trattative l’ipotesi che potrebbe vedere Salvini a capo del Senato e Di Maio alla guida della Camera, con Gentiloni premier per il tempo necessario a tagliare i vitalizi, fare una riforma elettorale per tornare a votare al più presto.
I democratici, da bordo campo, ragionano sulle forze a cui far da sponda. E portare a casa almeno le cariche di secondo livello: vice presidenti, questori e segretari d’aula.
Di certo i leader di Lega e M5S torneranno a sentirsi prima di venerdì, quando si riuniranno le Camere per cominciare a eleggere i presidenti. In ogni caso resta il ‘no’ dei grillini ai candidati condannati o sotto processo, un disco rosso che inevitabilmente per Palazzo Madama coinvolge l’azzurro Romani e il leghista Calderoli.
E se i 5 Stelle insistono per avere la guida di Montecitorio, il centrodestra si divide su quella di Palazzo Madama: Berlusconi non vuole cedere il passo, ‘siamo il primo gruppo del centrodestra al Senato’, però la Lega rivendica l’incarico per aver vinto alle elezioni: il nome caldo è quello della senatrice Bongiorno, che però dovrebbe rinunciare al suo studio di avvocato assai più remunerativo. Tra le prime scelte per farle da contraltare grillino potrebbe essere Riccardo Fraccaro alla Camera.
In realtà si sa chi ha perso le elezioni, si sa chi ha vinto ma non è chiaro chi possa avere la possibilità di formare un governo. L’impressione è che sarà una crisi lunga, in cui saranno necessari alcuni tentativi per superare le reciproche resistenze. Le scadenze programmate, elezioni delle alte cariche istituzionali e inizio delle consultazioni ufficiali, possono indurre i partiti ai passi decisivi, per mettere in condizione il Capo dello Stato di esercitare i poteri a lui concessi dalla Costituzione, mai come in casi del genere fondamentali. Il presidente della Repubblica non potrà forzare la situazione ma certamente potrà mettere i partiti e i loro leader di fronte alle proprie responsabilità. Finché il fischio di inizio non viene dato tutti si sentono ancora nel riscaldamento e non scoprono le carte.
La situazione cambia quindi di ora in ora, ciò che è vero adesso domattina è superato, nessuno si fida di nessuno, tutti hanno le mani in più tavoli e il gioco che più ricorda l’attuale fase politica è quello delle tre carte. Tre come i poli in campo. Tant’è che l’ipotesi al momento più probabile per le presidenze di Senato e Camera è Lega/M5S (o M5S-Lega) ma non ci sarebbe da stupirsi se alla fine a salire sugli scranni più alti di palazzo Madama e Montecitorio fosse qualcuno di Forza Italia o addirittura un esponente del Pd.
L’attuale contesto politico impedisce che la partita per le presidenze possa essere decisa in anticipo, con la possibilità che le circostanze divengano ancora di più indecifrabili.