Il bunker di Bab al-Aziziya è in mano ai ribelli. L’ultimo baluardo del regime di Muammar Gheddafi è stato espugnato in due giorni di battaglia. Ma del Colonnello non si hanno tracce. Si sente solo la sua voce. Attraverso una radio locale il Rais incita i suoi seguaci a resiste, “morte o vittoria con l’aggressore” precisando che “la ritirata da Bab al-Aziziya è stata una mossa tattica. Ormai il compound è stato colpito da 64 attacchi aerei della Nato”.
Non vuole arrendersi ma sa che ha le ore contate. E al colonnello non resta che giocare la carta della disperazione esortando, sempre attraverso un messaggio audio trasmesso subito dopo la presa del bunker dall’emittente televisiva al-Rai, “tutti i libici ad essere presenti a Tripoli”. “Giovani, membri delle tribù, donne dovete sparpagliarvi per tutta Tripoli e setacciarla per ripulirla dai traditori”. Per aizzare i suoi sostenitori dice di aver fatto un giro per la città e “non ho sentito che Tripoli fosse in pericolo”. Secondo esponenti governativi la resistenza potrebbe resistere per mesi e mesi, “trasformeremo il Paese in un vulcano, con esplosioni e lava”. Concetto questo ribadito dal Gheddafi in un colloquio telefonico, mentre il suo bunker veniva espugnato” con lo scacchista russo Kirsan Ilyumzhinovha, “combatterò fino alla morte”. In mattinata sulla capitale sono state udite diverse esplosioni. Le esplosioni, in rapida successione, hanno fatti tremare i muri degli edifici a chilometri di distanza. L’area colpita dovrebbe trovarsi nella zona di Abu Slimi, probabile prossimo obiettivo dell’avanzata degli insorti. Tripoli è stata ripetutamente sorvolata da jet delle forze Nato. Tra le strade e in diverse zone del Paese si continua a combattere. Decine di missili grad sono stati sparati su Tripoli, mentre i lealisti ha lanciato missili scud su Misurata. Secondo il Cnt negli utlimi tre giorni di scontri sarebbero morti nella capitale libica almeno 400 persone.