Mancano ancora diversi giorni e non è possibile al momento definire i dettagli delle previsioni meteo. Ma una cosa pare certa: arriveranno le piogge. In particiolare al Nord e al Centro Italia, flagellati da una lunghissimo periodo di siccità. L’alta pressione,  spiega il meteorologo di 3bmeteo.com Francesco Nucera,  a grandi linee continuerà ad interessare l’Italia fino alla fine del mese determinando tempo stabile e soleggiato, se si eccettua una breve e marginale parentesi instabile in esaurimento entro martedì. Nucera introduce poi la novità: ‘Il caldo africano subirà invece una battuta di arresto a partire da venerdì quando arriverà una perturbazione più organizzata e le temperature caleranno in maniera anche decisa’. Insomma, netta inversione di rotta nel weekend, con possibile maltempo.

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Il meteo.it ha dato un nome anche a questa nuova fase e ha chiamato la perturbazione ‘Ciclone Poppea’. Tempo che peggiora fortemente dai settori occidentali del Nord verso quelli orientali con piogge, temporali, grandinate e locali trombe d’aria, spiega il sito con riferimento ai primi giorni di settembre, mettendo nella lista delle regioni coinvolte anche Toscana, Umbria e Marche. Gli esperti sottolineano che per le regioni meridionali e le isole maggiori si dovrà aspettare il 3-4 settembre, quando una nuova bassa pressione affonderà nel Mediterraneo centrale.

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‘The end’, titola meteogiornale.it, parlando di rottura dell’estate. Il sito propone lo scenario di un’ondata di maltempo piuttosto diffusa e consistente e illustra una mappa che suggerisce piogge particolarmente abbondanti sulle Alpi, sul nordovest, in Emilia-Romagna, in Toscana e in Sardegna. Attenzione soprattutto al comparto alpino centro-occidentale dove potrebbero cadere dai 100 ai 150 mm di pioggia.

Il ritorno delle piogge farà tirare un sospiro di sollievo. L’ultima ondata di caldo in un agosto segnato dalla siccità ha fatto salire il conto dei danni che si estendono dalle campagne al mare, dove le alte temperature stanno causando una vera e propria strage, soprattutto delle pregiate cozze tarantine. Gli operatori hanno denunciato perdite di prodotto tra il 40 ed il 45% fino a raggiungere punte del 70%. L’afa eccezionale, ha fatto sapere la Coldiretti,  ha determinato un innalzamento delle temperature dei mari fino a valori che nelle acque vicino alla costa hanno raggiunto i 35 gradi e l’assoluta mancanza di piogge che tendono a raffreddare le acque del mare ha portato alla fermentazione delle alghe, privando l’acqua di ossigeno e portando alla moria di pesci e molluschi presenti negli impianti. Il mercato è invaso così da cozze provenienti dall’estero che,  denuncia la Coldiretti,  e spacciato come italiano, soprattutto nella ristorazione, grazie all’assenza dell’obbligo di etichettatura dell’origine.

Si allunga così la lista delle produzioni falcidiate dal caldo. Il problema riguarda anche molte coltivazioni nazionali colpite dall’andamento climatico anomalo del 2017 che ha provocato il contenimento produttivo di tutti prodotti base della dieta mediterranea con il raccolto di pomodoro per passate, polpe, concentrati e sughi da conserve che, sottolinea la Coldiretti, -è stimato in calo del 12% rispetto allo scorso anno mentre per il grano duro da pasta si prevede una contrazione media attorno al 10%. Il raccolto di mele poi è tagliato del 23% con punte del 60% in Trentino, la vendemmia è ridotta del 25% e la campagna di raccolta delle olive 2017/18 si prospetta una delle peggiori degli ultimi decenni forse addirittura inferiore all’annata pessima in termini quantitativi dello scorso anno con 182 mila tonnellate. Ma a subire gli effetti sono anche gli animali perché la siccità – continua la Coldiretti – ha tagliato il foraggio per l’alimentazione del bestiame con prati e pascoli secchi mentre il caldo stressa le mucche che producono fino al 20% di latte in meno mentre le api hanno sofferto le diffuse gelate primaverili a cui ha fatto seguito il caldo e la siccità con i fiori secchi per la mancanza di acqua ed i violenti temporali estivi con la produzione di miele che è più che dimezzata rispetto alla media, per un totale quest’anno attorno alle 10mila tonnellate, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni.

Il risultato è che sono salite a oltre 2 miliardi secondo la Coldiretti le perdite provocate alle coltivazioni e agli allevamenti da un andamento climatico del 2017 del tutto anomalo che lo classifica tra i primi posti dei più caldi e siccitosi da oltre 200 anni, ma anche segnato da gelate e a macchia di leopardo da violenti nubifragi con grandine, con l’estate che si chiude con una ulteriore ondata di caldo torrido in un mese di agosto con temperature massime sono risultate superiori di 3,9 gradi la media mentre le precipitazioni sono risultate in calo del 62,3% nella prima decade, dopo che la temperatura massima è stata superiore alla media di 1,2 gradi a luglio e di 3,1 gradi a giugno mentre le precipitazioni sono state inferiori rispettivamente del 41,6% a del 31,5% secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Ucea.