I prezzi della benzina salgono ancora in tutto lo Stivale. Il prezzo medio della verde in modalità self venduta in autostrada si attesta a 2,019 euro al litro, mentre su molte tratte la benzina in modalità servito sfiora i 2,5 euro al litro. Rialzi che, tra esodo e controesodo, secondo le stime faranno ingrassare le casse dello Stati di circa 2,2 miliardi di euro per effetto di accise e Iva sui carburanti.
La Guardia di Finanza dovrà intanto intervenire sul caso della benzina venduta a 2,7 euro lungo l’autostrada A8 Varese-Milano, dopo la denuncia di Assoutenti. “Vogliamo capire come sia possibile vendere un litro di benzina in modalità self a 2,722 euro al litro, e quali siano le motivazioni di un prezzo così astronomico e ben al di sopra della media dei distributori di zona” spiega il presidente dell’associazione Furio Truzzi. Per un pieno ad un’auto di media cilindrata, +2,7 euro al litro significa spendere ben 136,1 euro, “un salasso”. “Questo significa che il distributore in questione applica prezzi più alti del 35% rispetto alla media autostradale”.
Adolfo Urso ha imposto dal 1 agosto l’obbligo per i distributori di esporre il cartello con il prezzo medio dei carburanti e sono diciotto giorni consecutivi che il prezzo aumenta senza sosta. Secondo l’ultimo aggiornamento dei dati forniti dal suo stesso ministero, per il self sulla rete autostradale il prezzo medio della benzina risulta di 2,019 euro al litro (lo scorso 14 agosto era di 2,015), mentre quello del gasolio di 1,928 euro (contro i 1,921 alla vigilia di Ferragosto). Rispetto a maggio un pieno di verde costa 6,6 euro in più, 13,2 cent al litro, mentre il rincaro è di 8,9 euro per il gasolio, +17,7 cent al litro.
Se l’obiettivo quindi era quello di farci pagare di più la benzina per Urso è un grande successo. Del resto dopo aver provato a dire che in realtà era un solo benzinaio sull’autostrada ad aver appeso il cartello di 2,70 euro; che il prezzo è alto perchè ci facciamo servire anziché fare il self service, e che era colpa prima dei distributori, poi dei raffinatori, oggi Urso ripete tronfio: “La benzina in Italia ha il prezzo industriale più basso d’Europa, se poi il prezzo finale alla pompa diventa il più alto è colpa delle accise”.
E chi mette le accise? Il Governo. Il prezzo finale infatti è costituito per il 58% dalla componente fiscale (Iva e accise) e per il restante 42% dal prezzo industriale.
Quest’ultimo tiene dentro tutti i costi associati alla materia prima, nonché i costi di struttura (logistici, commerciali e amministrativi), nonché i margini del gestore.
Se poi si considera che la materia prima costituisce, rispettivamente, un ulteriore 33 e 40 per cento, il margine lordo su cui l’operatore può agire per modificare il prezzo alla pompa è pari al 9 per cento per entrambi i prodotti. Peraltro, è impiegato anche per coprire costi derivanti da obblighi di legge (si pensi alla miscelazione dei biocarburanti), oltre che per remunerare i passaggi lungo la filiera. Ma appunto è inferiore a quello delle imposte messe dal governo.
E per effetto delle accise e dell’Iva sui carburanti, solo in queste vacanze, tra esodo e controesodo estivi nelle sue casse, secondo le stime, entreranno attorno ai 2,2 miliardi di euro.
Un extraprofitto. Anzi come ha detto la stessa Meloni riferito alle banche “un extra profitto ingiusto”. Del resto come sappiamo tutti la stessa Giorgia Meloni in campagna elettorale prometteva di tagliare le accise considerate ingiuste.
Ora invece secondo Urso non si possono toccare perché, parole sue “le accise vanno a finanziare il taglio del cuneo fiscale”.
E per quanto riguarda i cartelloni, per il ministro del made in Italy si tratta di “una misura risultata pienamente efficace che ha consentito, in un sistema di mercato, di contrastare la speculazione, dando piena trasparenza e quindi consapevolezza e capacità di scelta al consumatore”.