Prima assoluta all’Opera di Roma- UN ROMANO A MARTE di Vittorio Montalti, dal 22 novembre al Teatro Nazionale

L’ultima opera in cartellone per la stagione 2018/20 è UN ROMANO A MARTE prima esecuzione assoluta di una composizione di Vittorio Montalti con il libretto di Giuliano Compagno. Opera vincitrice del premio di composizione del Teatro dell’Opera di Roma del 2015. Il tema è eminentemente romano, la storia di un grandissimo fiasco che fece a Milano l’opera di Ennio Flaiano “Un marziano a Roma” con la “Compagnia del Teatro popolare italiano” di Vittorio Gassman.

Così introduce il Sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma Carlo Fuortes: “Rispondiamo a una domanda, a una missione a cui una Fondazione importante come il Teatro dell’Opera di Roma deve assolvere che è appunto quella di fare nuovo teatro. Nuovo teatro musicale contemporaneo, che faremo anche in futuro, questo non sarà un caso isolato e cerchiamo di farlo nel migliore dei modi. Ci sono tutte la componenti per una prima assoluta di grande interesse e di grande successoIl compositore Vittorio Montalti: “Vedere un’opera su cui si è lavorato per mesi, anni sulla partitura immaginandosi quello che succede in scena senza avere un riscontro fisico, vedere che questa cosa inizia a prendere forma è quelcosa che è sempre molto emozionante. È la prima volta che lavoro per un’opera a Roma che è la mia città e da romano ne sono molto felice. Il lavoro è certamente astratto, non mi interessa in generale avere dei cantanti che parlano cantando in scena evocando delle situazioni realistiche, al giorno d’oggi non lo trovo efficace. In questo caso abbiamo come punto di partenza il flop del 1960, ma poi da lì si parte per una specie di viaggio onirco, un po’ folle, un po’ bizzarro che evoca anche il mondo di Flaiano in cui ci sono tanti quadri diversi giustapposti, dove non è detto che ci sia necessariamente una relazione logica tra l’uno e l’altro, è quasi uno zapping di immagini, un cambio di canale molto rapido tra situazioni drammaturgiche ed emotive molto diverse.

Montaltiracconta di come sia stato proprio questo ad averlo interessato da subito nel mondo dell’opera, forse la cosa che più affascinante è stata proprio poter mettere insieme tanti mezzi di comunicazione diversi. Berio dice che opera è il plurale di opus, quindi sono tanti lavori che vengono messi insieme, è questa l’idea che da sempre lo ha accompagnato nel suo lavoro e specialmente in questi lavori di Opera, di teatro musicale. “Ultimamente quello che mi interessa moltissimo è cercare di coniugare tanti linguaggi diversi, le mie orecchie sono aperte a 360°, ascolto tutti i generi musicali che in un modo o nell’altro influenzano il mio linguaggio e quello che mi interessa è metterli insieme integrandoli. Per quanto riguarda l’aspetto dell’orchestra, della scrittura musicale, anche in questo caso cerco di avere dalla voce sola fino a tutta l’orchestra e all’elettronica che ingigantisce ancora di più il tessuto orchestrale.”

Il librettistaGiuliano Compagno parla di come la scelta di ispirarsi come cardine alla figura di Ennio Flaiano, non sia stata una scelta semplice. Si è scelto di legarsi alla figura di Flaiano e alla sua intimità, era un uomo schivo che partecipava lievemente alla vita mondana del tempo che era invece intensissima, si teneva sempre a distanza, si è sempre ritenuto in fondo un pescarese. Viveva con un grande dolore dentro che era il dolore per la malattia della sua unica figlia, un dolore lancinante che lo ha segnato per tutta la vita. “Noi questo dolore abbiamo voluto ricordarlo, perchè parlare degli scrittori e degli artisti senza ricordare la loro vita intima e quanto vi sia di contrastante rispetto alla loro esteriorità artistica è una delle imprese più difficili. Avremmo potuto parlare del Flaiano scrittore di aforismi, avremmo potuto citarlo abusandone, invece tenendo conto di quella sua forza letteraria abbiamo voluto metterne in risalto la potenza. La potenza di uno scrittore che negli anni ’70 è liberale, radicale, libertino e non ha nulla a che vedere con il potere culturale degli anni ’60 e ’70 che in Italia si divide tra un fortissimo mondo cattolico e un fortissimo mondo legato al Partito Comunista. Flaiano non appartenendo a nessuno di questi mondi è comunque sopravvissuto, è difficile pensare a un artista sopravvissuto in quegli anni. Nel triangolo letterario italiano di quegli anni, rappresentato da Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini e Ennio Flaiano, quest’ultimo è il punto più distante dai due, colui che regge completamente il triangolo e non viene abbattuto restando lì, perché era troppo bravo, è stato uno degli scrittori massimi che abbiamo espresso in tutto il ‘900 e abbiamo voluto in un certo senso omaggiarlo, ma in un senso eterogeneo e differente.”

Il Maestro John Axelrod augura a quest’opera un successo prolungato nel tempo perché in possesso di tutte le qualità per rappresentare i nostri tempi. Secondo il direttore il lavoro di Vittorio Montalti, fatto di oggetti sonori, materiali e mondi sonori diversi, potrà diventare un classico. Potrebbe essere considerata un’opera d’arte totale, in cui sono presenti elementi strettamente moderni, come la musica elettronica e l’ingresso di una tecnologia molto avanzata.

Axelrod aggiunge: “Non per questo non si può guardare a quest’opera come si guarderebbe a un’opera classica tradizionale, però bisognerebbe mantenere nel giudizio e nell’osservazione anche una sorta di estetica, un approccio estetico che è quello del tempo in cui viviamo. La proposta di quest’opera a Roma non è solo importante per la sua contemporaneità, ma anche perchè centrata sulla figura di uno scrittore, giornalista, uomo legato anche al cinema, protagonista della cultura italiana: Ennio Flaiano. Ringrazio tutti i compenenti dell’Orchestra del Teatro dell’Opera di Roma che si trovano a potersi misurare con una musica contemporanea avendo anche la fortuna di avere a disposizione l’autore con cui potersi confrontare e di conseguenza affrontare una sfida diversa dal loro repertorio abituale.”

Il regista Fabio Cherstich: “Il mio ruolo in tutto questo è cercare di fare in modo che la musica, le parole, le idee diventino uno spettacolo. Il fatto di seguire la creazione di un’opera a allestirla per la prima volta significa venir continuamente sorpresi da quello che succede in palcoscenico. Lavorando su un’opera conosciuta si può avere un’idea di partenza molto concreta, quando invece si deve allestire un’opera inedita si è davanti a un grande punto interrogativo, a un libretto intrigante, a una musica scritta sulla carta, non ancora eseguita che si ascolta in simulazioni fatte al computer o al pianoforte, quindi con una temperatura, con un suono radicalmente diversi rispetto a quella che poi sarà la sorpresa dell’ascolto dall’orchestra. La cosa più avvincente di questa produzione sono state le scoperte, tutte positive avute nel corso delle prove. L’intuizione avuta a prima lettura di libretto e a primo ascolto di quel frammento di quindici minuti di musica eseguiti in ambito del concorso è stata trattare libretto e musica come dei materiali. Così come materiali sono per me i cantanti, gli attori coinvolti, i mimi, quando parlo di materiali intendo che tutte le componenti dello spettacolo devono diventare un grande tableaux in evoluzione sulla scena. Parlo di tableaux, di immagine perché l’immagine è centrale in questo lavoro per me. Ci stiamo riferendo a quel mondo, quella cultura che è la cultura del contemporaneo, del ‘900 che adesso deve essere reinventata.”

Il regista sottolinea con entusiasmo il fatto che il compositore e il librettisti siano vivi e presenti e che seguano le prove, fotto per niente scontato, e di come possa esserci finalmente uno scambio avvenuto intensamente durante le prove. Parla di come sia stato sviscerato insieme lo spettacolo e composto qualcosa che continua a cambiare e si continua a rifinire e a limare sotto tanti punti di vista.

Gianluigi Toccafondo firma tutta la parte visiva dello spettacolo e il suo sguardo sul mondo di Flaiano a detto di Cherstich sarà uno sguardo marziano e poetico sulla città di Roma, sulle immagini del cinema, del repertorio, della letteratura, che vengono citate non solo nel libretto, ma anche in scena.

Il direttore artistico Alessio Vlad: “Si dice che quando si scrive una nuova opera oggi, quando c’è un compositore con le carte in regola, c’è bisogno di due cose: di un buon libretto e di individuare uno stile. A questa produzione partecipa il progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma, importantissima occasione di crescita formativa.

 

In scena da venerdì 22 novembre al Teatro Nazionale di Roma.

 

UN ROMANO A MARTE

Musica Vittorio Montalti

Opera vincitrice del premio di composizione del Teatro dell’Opera di Roma del 2015

Libretto di Giuliano Compagno

PRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA. TEATRO NAZIONALE

DIRETTORE John Axelrod

REGIA Fabio Cherstich

SCENE, COSTUMI E VIDEO Gianluigi Toccafondo

LUCI Camilla Piccioni

PERSONAGGI ED INTERPRETI

ILARIA OCCHINI Rafaela Albuquerque*

ENNIO FLAIANO Domingo Pellicola*

KUNT IL MARZIANO Timofei Baranov*

IL CRITICO Gabriele Portoghese

CATERINA MARTINELLI Valeria Almerighi

*dal progetto “Fabbrica” Young Artist Program del Teatro dell’Opera di Roma

ORCHESTRA DEL TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

NUOVO ALLESTIMENTO TEATRO DELL’OPERA DI ROMA

con sovratitoli in italiano e inglese

LE DATE

ANTEPRIMA GIOVANI giovedì 21 novembre, ore 19.00 (riservata ai minori di 26 anni, per informazioni e prenotazioni: 0648160/312/532/533; promozione.pubblico@operaroma.it, dipartimento.didattica@operaroma.it )

PRIMA RAPPRESENTAZIONE venerdì 22 novembre, ore 20.00

REPLICHE

Sabato 23 novembre, ore 18.00

Domenica 24 novembre, ore 16.30

www.operaroma.it

Loredana Margheriti

Circa Redazione

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