Le primarie di partito e di coalizione agitano il Partito Democratico. Quello che doveva essere uno strumento di democrazia partecipata rischia di trasformarsi in un boomerang per Bersani e company. La vicenda, stando alle parole di Giorgio Merlo, vice presidente commissione di Vigilanza Rai, si fa “sempre più grottesca” perché sempre più “singoli esponenti del partito si candidano a premier, ma resta una domanda di fondo: quanti sono, oltre a quello legittimo del segretario, i programmi di governo del Pd? 5, 10, 15?”. Per Pippo Civati è “geniale pensare solo ora” all’elevato numero di pretendenti. “La regolata se la doveva dare il Pd stesso a luglio in assemblea nazionale, quando chiedemmo data e regole delle primarie”. Ma in quell’occasione Rosy Bindi, che ora figura tra i papabili, “quell’ordine del giorno non lo fece votare”. Insomma nel Partito Democratico si naviga ancora a vista su primarie, di partito e di coalizione, e numero dei candidati ammissibili. Il segretario dei Democrat, Pierluigi Bersani, che si vede già prossimo presidente del consiglio, in un colloquio con ‘Pubblico’, il quotidiano diretto da Luca Telese che debutta oggi in edicola, parla di primarie, Renzi, Berlusconi, welfare e Fiat.
Primarie a doppio turno. “Facciamo primarie di coalizione. Alla fine Nichi sarà della partita. E questo è un bene per il dibattito”. Riconosce che l’affollamento del numero dei candidati del Pd “sarebbe un problema ma in ogni caso non ne farei un dramma. Alle primarie francesi c’erano sei candidati”. Lui non teme Matteo Renzi nonostante la benedizione di Silvio Berlusconi e promette che le primarie saranno a doppio turno perché “è un diritto-dovere essere legittimato dalla maggioranza più uno di chi andrà a votare”.
“Ecco il welfare che ho in mente”. Pierluigi Bersani parla già da premier quando illustra a Luca Telese la sua idea di nuovo welfare. “Ho in mente una serie di provvedimenti che leghino il lavoro alla produttività. La flessibilità non può essere intesa come precarizzazione e rimandare quindi a quella miriade di contratti di lavoro che ci sono ancora. Penso a una flessibilità organizzativa, a contratti decentrati. A una serie di cose che il lavoro può garantire solo in cambio degli investimenti delle imprese”. E il primo provvedimento da premier sarebbe il riconoscimento “come cittadini italiani tutti i figli degli immigrati nati in Italia”.
“No alla Grande Coalizione. Mai con Berlusconi”. Il numero uno del Pd si sente così forte di vincere le prossime elezioni politiche che scarta subito l’idea di una nuova grande coalizione e qualsiasi tipo di accordo con Berlusconi. “Tutti quelli che adesso premono su un sistema proporzionale pur avendo in mente la Grande Coalizione sono degli illusi. Perché non si rendono conto che, così facendo, portano il Paese in una palude”. “Se qualcuno pensa che io mi metta a fare una maggioranza insieme a un signore che si chiama Silvio Berlusconi, si sbaglia di grosso”, sottolinea Bersani. “Se la facciano altri, una maggioranza con Berlusconi” perché “di fronte a questo scenario io mi faccio da parte”. Per il segretario del Pd l’ex premier “è lo stesso uomo di sempre. Al di là del fatto che decida o meno di scendere nuovamente in campo, il primo pensiero che ha in mente è consolidare la sua posizione economica in modo da influenzare l’opinione pubblica”.
Fiat: Monti troppo cauto. “Non vorrei fare paragoni tra Monti e Berlusconi ma in questo caso l’esecutivo è stato troppo cauto. Avrebbero dovuto incalzare Marchionne, anche perché era evidente che il progetto Fabbrica Italia non è mai esistito”. E annuncia un pacchetto di provvedimenti parlamentari perché “il governo faccia piena luce”. “E se poi mi dicono che c’è la crisi del mercato dell’auto, a maggior ragione un governo deve cercare di capire che cosa si possa fare”.