Lui non ci sarà. L’uomo del 40%, il “one man show”, il ‘rottamatore’ per antonomasia, lui che ha portato il partito a risultati inaspettati, sia in positivo che in negativo, questa volta dice di voler stare fermo un giro. Ora gioca la carta del ‘cip’, ovvero l’opzione che permette di restare in gioco in una mano senza dover effettuare altre puntate o rilanci. Per i pokeristi. Ma vale anche per i politici ‘maturi’. E Matteo Renzi lo stà diventando. Per ora non fa nessuna apertura e non rilancia. Attende. E poi deciderà. Si è scottato tanto ‘dando le carte’. Spesso ha sbagliato anche il giro sul tavolo verde. E non sempre per colpa dei ‘gufi’ che lo distraevano. A volte ha semplicemente sbagliato lui. I rischi del mazziere. Dal poker alla politica il passo è breve. Poiché c’è troppo caos nel suo Pd e nella politica italiana, insomma, meglio stare alla finestra e capire le mosse degli avversari e poi decidere se ritornare a giocare. A parole, per ora, vorrebbe restare fermo un giro. Poi si vedrà in attesa della prossima mano.
E’ lui stesso ad annunciarlo in diretta tv nel corso della trasmissione Stasera Italia, condotta da Barbara Palombelli su Rete4. “Non mi candido alle primarie. Ho già dato. Ho vinto due volte e due volte mi hanno fatto la guerra quelli del mio partito. Il fuoco amico ha fatto fallire per due volte il Pd”. Con rammarico Matteo Renzi spiega che “chi vince le primarie il giorno dopo deve avere l’appoggio di tutti”. Cosa che non è successa per lui: hanno pesato le divisioni delle correnti interne ed il suo ‘egocentrismo politico’ a spaccare il Pd. Ma per il senatore ed ex presidente del consiglio “il Pd con la personalizzazione ha preso il 40%, senza personalizzazione ha preso il 18%. Se non scegliamo un leader vero avremo sempre un partito senza spina dorsale”. Insomma lui ha fatto bene, lo dicono i numeri. Senza di lui il partito ha rischiato e rischia di scomparire. Serve l’uomo forte, il decisionista che lui ha incarnato bene. Ora continua con il cip. Tanto che, e non sarebbe potuto essere altrimenti, sul nome di Zingaretti alla segreteria del Pd è molto tranchant. “Vedremo i candidati alle primarie. Ce ne sarà più di uno, non è detto che il mio sarà Zingaretti” ha detto Renzi. Lui aspetta, vede come si muovono gli avversari e fa capire che è pronto a giocare il suo jolly. Matteo Renzi. Sempreché piacerà al popolo di un partito chiamato Pd.
Eugenio Bernardo