Processo Olivetti, condanna per l’imprenditore Carlo De Benedetti e l’ex ministro Corrado Passera. Il giudice del tribunale di Ivrea Elena Stoppini, al termine del processo di primo grado per le morti da amianto alla Olivetti, ha condannato, fra gli altri, a cinque anni e due mesi di reclusione Carlo e Franco De Benedetti, a un anno e 11 mesi Corrado Passera e ha assolto Roberto Colaninno. Le imputazioni, a vario titolo, vanno dal concorso in omicidio colposo alle lesioni e si riferiscono ai decessi di dieci operai, fra il 2008 e il 2013, che fra la fine degli anni 70 e l’inizio dei 90 lavorarono alla Olivetti e si ammalarono di mesotelioma pleurico. La procura aveva chiesto la condanna per 15 dei 17 imputati. Le motivazioni saranno rese note entro 90 giorni. Parte degli imputati condannati dovranno risarcire le associazioni parti civili con la somma da stabilire in separato giudizio civile. Il tribunale ha condannato poi al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva nei confronti dell’Inail e delle due famiglie di operai deceduti ancora parti civili nel processo. Carlo De Benedetti è un imprenditore ed editore italiano naturalizzato svizzero di origine ebraica. Dopo alcune esperienze di grande prestigio nel 1978 entrò in Olivetti, di cui divenne presidente e amministratore delegato. In questa azienda dal nome glorioso, ma molto indebitata e dal futuro incerto, pose le basi per un nuovo periodo di sviluppo, fondato sulla produzione di personal computer e sull’ampliamento ulteriore dei prodotti, che vide aggiungere stampanti, telefax, fotocopiatrici e registratori di cassa. A causa di una grave crisi della Olivetti, nel 1996 decide di lasciare l’azienda, di cui rimase presidente onorario fino al 1999. Il 5 ottobre 2015 De Benedetti viene rinviato a giudizio insieme ad altre 16 persone tra cui Corrado Passera e Roberto Colaninno in riguardo alle indagini per le morti d’amianto della Olivetti. Il processo inizierà il 23 novembre seguente. Dal 2009 ha acquisito anche la cittadinanza svizzera. Ha giustificato questa scelta con motivi affettivi, dichiarando di voler comunque continuare a pagare le tasse in Italia. Ha però ricevuto pesanti accuse, da parte di alcuni organi di stampa di aver fatto questa scelta per motivi fiscali. Nel 2010 trasferì la sua residenza civile a Dogliani (Cuneo) ma nel 2015 De Benedetti annunciò di aver trasferito la propria residenza civile e fiscale a Sankt Moritz, in Svizzera. ‘Sono stupito e molto amareggiato per la decisione del Tribunale di Ivrea di accogliere le richieste manifestamente infondate dell’accusa. Sono stato condannato per reati che non ho commesso’, afferma De Benedetti che ha presentato un’ampia documentazione prodotta in dibattimento sull’articolato sistema di deleghe vigente in Olivetti e sul completo e complesso sistema di tutela della sicurezza e salute dei lavoratori: ‘I servizi interni preposti alla sicurezza e alla salute dei lavoratori e alla manutenzione degli stabili non mi hanno mai segnalato situazioni allarmanti o anche solamente anomale in quanto, come emerso in dibattimento, i ripetuti e costanti monitoraggi ambientali eseguiti in azienda hanno sempre riscontrato valori al di sotto delle soglie previste dalle normative all’epoca vigenti e in linea anche con quelle entrate in vigore successivamente. È stato inoltre ampiamente dimostrato in dibattimento che la società non ha sicuramente acquistato talco contaminato da fibre di amianto fin dalla metà degli anni ‘70’. Sono vicino alle famiglie dei lavoratori coinvolti, conclude De Benedetti, ma ribadisco ancora una volta che durante la mia gestione l’Olivetti ha sempre tenuto nella massima considerazione la salute e la sicurezza in ogni luogo di lavoro. De Benedetti annuncia che presenterà ricorso in appello, fiducioso della totale estraneità rispetto ad accuse tanto infamanti quanto del tutto inconsistenti. Nei suoi confronti il giudice Elena Stoppini ha disposto altri accertamenti, come avevano chiesto i pm. Gli atti saranno infatti trasmessi in procura per tre decessi attribuiti a un tumore polmonare e non, come accaduto in un primo tempo, a un mesotelioma.
Cocis