Alla festa nazionale di Fratelli d’Italia, Romano Prodi preferisce l’anti-Atreju organizzata dal Partito democratico. “Ho visto che hanno detto che sono stato ad Atreju. Non ci sono mai stato, ho cercato negli archivi possibili immaginabili, ma forse un tempo ci si poteva anche andare, oggi no, quello è diventato un discorso interno, chiuso, con un dibattito finto”, ha tuonato a margine del Forum dem attualmente in corso a Roma.
Nel mirino dell’ex presidente del Consiglio, gli ospiti alla quattro giorni. “Quando hai Musk e Vox come interlocutori vuoile dire chevivete in un mondo diverso. Poi siccome hanno avuto il buon senso di non invitarmi, non mi sono posto il problema”. E alla domanda se abbia fatto bene Elly Schlein a rifiutare l’invito, l’ex leader dell’Ulivo non ha atteso a replicare: “Non sono nei panni di Elly ma credo abbia fatto la mia stessa riflessione. Quando abbiamo una situazione in cui non esiste più il luogo del dialogo, cioè il Parlamento, cosa dobbiamo fare il dialogo a Castel Sant’Angelo, nelle vecchie prigioni romane? Facciamolo nel Parlamento e poi dopo anche negli altri posti”.
Infine il fu premier non manca di lanciare un messaggio alle opposizioni. A suo dire, infatti, in questi anni “il succedersi di governi di coalizione” con partiti diversi “ha fatto sempre prevalere l’oggi sul domani, il compromesso sul progetto e noi abbiamo bisogno del progetto e spero che la fondazione del Pd sia il centro del progetto. Dobbiamo riflettere sull’idea di Paese che vogliamo costruire. Nel vuoto, il populismo ha finito per prendere sempre più peso, sia in Italia che altrove”. Insomma, “il populismo non è un evento casuale ma il rifugio di chi non trova una casa utile e molti non l’hanno più trovata nel Pd. In 15 anni si sono persi 6 milioni di voti e questo vuol dire che dobbiamo trovare una nuova strada per costruire un rapporto forte con la società perché” in ogni caso “il Pd resta l’unico partito in Italia ancora capace di parlare con i suoi elettori”.
Tra gli invitati, oltre a Romano Prodi, Enrico Letta e Paolo Gentiloni. Quanto basta a scatenare l’ironia di Massimo Cacciari. Raggiunto dall‘Huffingtonpost, il filosofo si lascia andare a una battuta proprio sull’iniziativa dedicata all’Europa e, soprattutto, ai suoi partecipanti: “Ah ecco, chiamano qualche giovane…Mi pare giusto”.
In particolare, è con Gentiloni che l’ex sindaco di Venezia se la prende. Per lui il commissario europeo per gli Affari economici e monetari “non ha carisma”, Motivo per cui “tocca a Schlein federare il centrosinistra”. Che Cacciari sul Pd e compagni non nutra grandi aspettative non è una novità. A suo dire “nel centrosinistra non c’è nessuna idea, non c’è nessun discorso sulle necessarie riforme della Ue, non c’è nessuna autocritica per l’impotenza drammatica che l’Europa ha dimostrato in tutte le crisi internazionali. Abbiamo l’europeismo più piatto e più conformista”. Risultato? Una vittoria schiacciante del centrodestra alle Europee. Vittoria che inevitabilmente “rovescerà il compromesso storico che ha retto la Ue fino a oggi”.
E cosa fanno i dem in tutto ciò? Si riuniscono il 15 e il 16 dicembre per “una discussione aperta sul green deal e il Next generation Eu”. Idee – ha tenuto a precisare Schlein – che “non nascono dal nulla, ma dall’impegno dei socialisti in questa legislatura, noi vogliamo dare continuità a questi progetti a cui gli alleati di Salvini e Meloni non hanno mai creduto e che hanno sempre ostacolato”.