Progetto Italia News, media partner di ‘Arteperformingfestival’, che si terrà, come è noto, a Napoli, dal 10 luglio al 7 agosto prossimi, al Castel dell’Ovo, presenta oggi Pantaleo Musarò. Il festival, come è noto, si può, idealmente e praticamente, suddividere in tre temi: femminile, madre terra e mediterraneo. Pantaleo esporrà per il tema ‘Madre Terra’ al secondo piano in una stanza ‘site specific’.
L’artista, autodidatta, nasce a Galatina (Lecce) e sviluppa la propria ricerca con l’esperienza diretta sulla materia. Inizia a dipingere nei primi anni del 1980 seguendo corsi di pittura in istituti privati e lavora come scenografo per la produzione italo-tedesca del film ‘Solino’, tra il 1998 e il 2000, e alla realizzazione delle fiere d’arte contemporanea ‘Artistika’ e ‘Since 2003’, in Puglia. La continua sperimentazione di mezzi e materiali lo hanno visto transitare dall’arte informale e gestuale dei primi anni ottanta, alla scultura e installazione fino al video e alla fotografia.
Le sue installazioni sospese nel vuoto, o sulle pareti, ed in simbiosi con l’architettura che le ospita, le fotografie di paesaggio in rigoroso bianco e nero, i suoi video costruiti con immagini dalla provenienza incerta e apparentemente casuale, parlano di una ricerca dove il punto di vista dell’artista è semplicemente l’apertura di un transito, di un Passage (dal nome delle suoi ultimi lavori), di un possibile punto d’incontro tra pittura, fotografia, video, musica, alla ricerca delle intime affinità tra colore/ suono/ materia, ma anche e soprattutto di un possibile ponte – visivo prima e poi mentale- verso il mondo interiore del visitatore. Il tema che contraddistingue i suoi lavori è quello della libertà, immaginata ed interpretata attraverso le sue opere che interiormente ricercano l’anima di quello che si esprime per condividerlo con gli osservatori, spettatori e critici. Pantaleo ha esposto in una mostra titolata ‘Freedom’, ovvero ‘Libertà’, intesa come condizione che permette all’individuo, e all’artista, di esprimersi senza costrizioni, ricorrendo alla volontà di ideare e mettere in atto un’azione, mediante una libera scelta dei fini e degli strumenti che ritiene utili a realizzarla.
‘Freedom’, e perdonatemi il parallelo ardito ma calzante, mi ha ricordato l’esibizione di Richie Havens, artista folk afroamericano, a Woodstock.
Ricordo ancora che all’Italnapoli, cinema che si trovava a Napoli, in via Tasso, e che era strapieno per la proiezione di Woodstock, tutti i giovani ascoltando il ‘pezzo storico’ battevano fortemente i piedi sul pavimento.
Havens, grondante di sudore ma inarrestabile, piccolo e semplice eroe della storia del mondo, inizia a suonare la canzone, senza essere accompagnato da nessuno, lasciando che accadesse qualcosa di insolito, forte e intenso.
Il ritmo è incalzante, la musica è malinconica, le note sono sofferte, le corde della chitarra digrignano i denti ma suonano con una forte energia.
Richie sta improvvisando qualcosa di incredibile: inizia a gridare con sofferenza, occhi chiusi e avvolto nella sua tunica arancio, la parola ‘freedom’.
Non sta parlando per sé, si tratta piuttosto del grido di una America martoriata dalla divisione e dal razzismo.
Havens è un afroamericano, sa cosa sia la discriminazione razziale, probabilmente l’ha provata sulla sua pelle, e in quegli anni gli scontri e le lotte per l’uguaglianza e la libertà degli americani di colore sono al loro culmine.
Continua: ‘Sometimes I feel like a motherless child’; la sofferrenza di un popolo si fa sentire, assieme alla rabbia lacerante di fronte a una grande e insensata ingiustizia.
Frasi dette e ridette in quattro minuti, assieme a quella semplice ma potente parola, ‘freedom’.
Richie apre poche volte gli occhi, suona senza incertezze come un fiume in piena, sul suo volto sembra di vedere come una smorfia di dolore, assieme a tutto l’impegno che sta mettendo in ogni nota di quella canzone.
In una manciata di minuti il pubblico viene rapito totalmente da quel piccolo uomo sul palco, ed anche noi che lo guardiamo a distanza di tanti anni siamo catturati da quella canzone.
Una canzone semplice, una chitarra consumata suonata da un uomo di colore sdentato e sudato, che canta senza paura sotto il sole e grida una parola anch’essa semplice, ma forte e piena di significato e importanza: in questa semplicità dal potere dirompente, Havens diventa uno dei portavoce della lotta per la pace e l’uguaglianza, uno dei pilastri del festival di Woodstock.
Che dite: potremmo inserire, a posteriori, Richie Havens in ‘Madre Terra’? Madre terra, patrimonio umano, naturale, diseguagliato, scomposto e frammentato nelle sue realtà estetiche e contemporanee.
Madre Terra è l’origine di tutta la vita, la fonte di ogni nutrimento, un altare a cielo aperto, la Madre amorevole che provvede alla vita di tutti i suoi figli.
Gli artisti contemporanei scelgono l’impegno confidando in una forza di rigenerazione che faccia capire che l’essere umano è sotto attacco spinto da falsi valori che distribuiscono in modo osceno e sperequato la ricchezza monetaria, umana e spirituale. Trecento persone nel mondo possiedono la ricchezza che è uguale a quella del quaranta per cento dei poveri.
‘Artista multidisciplinare, Pantaleo Musarò è impegnato con le immagini a capovolgerne i punti di percezione visiva. Una dinamica sempre in movimento che ricerca il superamento della superficie per una comprensione totale dello spazio, non solo fisico, ma soprattutto mentale. Opere installative, dove lo spazio quindi bisogna penetrarlo, abitarlo, sentirlo, comprenderne l’energia’, presenta così l’artista Gianni Nappa. Il panorama dell’arte contemporanea è complesso ed eterogeneo, poiché esprime una molteplicità di linguaggi che richiedono un’attenta informazione sulle dinamiche che determinano il susseguirsi degli eventi e si caratterizza attraverso un alternarsi di idee, di ricerche, di sperimentazioni e di impulsi creativi non comuni alle realtà storiche del passato.
Un percorso difficile da poter comporre in quanto, alle scelte innovative e di rottura con tutto ciò che si identifica con la ‘tradizione’, le giovani leve proseguono nell’ottica di un superamento della continuità storica. Se l’avvento della fotografia ha decisamente rivoluzionato il modo di esprimersi degli artisti, oggi tutte le ipotesi diventano possibili e immaginabili con la multimedialità.
L’arte si è aperta a alla pluralità dei linguaggi, accantonando l’idea della diversità per canalizzare gli sforzi nella comprensione delle differenze esistenti tra i vari modi di esprimersi. Indubbiamente è indispensabile l’acquisizione delle competenze necessarie per assurgere alla capacità di capire i livelli di qualità che esprimono le singole personalità artistiche.
L’Arte è l’aspetto più nobile dell’uomo, quell’unione di sapere, e di saper fare, che permette originalità e innovazione. Il processo dell’immaginazione, sostenuto dalla cultura, dalla passione e dall’entusiasmo, diventa creativo per farci riflettere sul nostro mondo, su una realtà finita che può essere sublimata attraverso l’arte.
Le opere esposte al festival grazie alla diversità che le contraddistingue, dialogando o, al contrario, scontrandosi e rivelando opposti, coincidono al variegato panorama delle personalità artistiche presenti. Ulteriore interazione è quella degli eventi collaterali, rappresentativi di altre forme d’Arte, determinanti per un evento simile poiché l’intesa tra le diverse espressioni di creatività fa rivivere il principio vitale, creativo e artistico.
Pantaleo ha un ricco curriculum che riguarda esposizioni personali e collettive e sarà presente al festival con tre lavori, una video installazione a castel Dell’Ovo, e due video al Pan.
Roberto Cristiano