I progressisti nelle vittorie del Partito Democratico alle elezioni comunali si sono affermati ma per tradurre queste vittorie in un cambiamento duraturo, i progressisti sono di fronte a grandi sfide. Una fragile ripresa economica, il peggioramento degli effetti dei cambiamenti climatici e le sfide sistemiche alla democrazia rappresentano ostacoli ai progressisti che stanno cercando di produrre un cambiamento reale.
Questa settimana rappresenta un momento fondamentale per affrontare queste sfide nei consessi internazionali, in particolare nel G20 che si riunisce a Roma questo fine settimana e nella COP26 che inizia a Glasgow la prossima settimana. I risultati di questi incontri internazionali influenzeranno il modo in cui il mondo emergerà dalla pandemia, come affronteremo le imminenti minacce del cambiamento climatico e se lasceremo che le divisioni sociali continuino a indebolire il sistema internazionale.
Ecco perché il G20 si riunisce a Roma questa settimana riunendo politici, analisti e funzionari da tutta Europa, dagli Stati Uniti, dal Canada e dall’Australia per discutere le principali sfide di oggi e trovare terreno comune per lavorare insieme e superarle.
Un recente sondaggio di YouGov, condotto per Global Progress, ha rilevato che le persone in tutto il mondo sono profondamente pessimiste sulle prospettive globali: in 15 Paesi su 20 intervistati, la maggior parte delle persone ha affermato che il proprio Paese stava andando nella direzione sbagliata. Gli intervistati sono preoccupati per il peggioramento della disuguaglianza economica, per come l’avvento di nuove tecnologie – ad esempio l’intelligenza artificiale – potrebbero influenzare la disponibilità di posti di lavoro o le prospettive di avere case a prezzi accessibili.
Prendiamo ad esempio il cambiamento climatico e le sfide della transizione verso un’economia a emissioni zero. In Svezia, il governo ha contribuito a stimolare la transizione avviando un’iniziativa che favorisce la collaborazione tra industrie, sindacati e comunità locali. “Fossil Free Sweden” ha facilitato la comunicazione tra queste parti interessate, ha abbassato le barriere per l’industria nel passaggio a tecnologie a basso impatto ambientale e ha aiutato i lavoratori e le comunità locali. Alla fine, il programma è stato un enorme successo e ha portato le aziende e le comunità a chiedere una transizione ancora più rapida verso le emissioni zero. Condividere questa lezione, ed esempi simili, con altri progressisti in altri Paesi sarà un punto chiave del Global Progress Summit.
Sui cambiamento climatici il Prof. Carlo Rubbia, fisico e accademico italiano, vincitore del premio Nobel per la fisica nel 1984 è scettico: ‘Io guardo i fatti. Il fatto è che la temperatura media della Terra, negli ultimi 15 anni, non è aumentata ma diminuita. Sono una persona che ha lavorato almeno un quarto di secolo sulla questione dell’energia nei vari aspetti e, quindi, conosco le cose con grande chiarezza. Vorrei esprimere alcuni concetti rapidamente anche perché i tempi sono brevi. La prima osservazione é che il clima della Terra é sempre cambiato. Oggi noi pensiamo (in un certo senso, probabilmente, in maniera falsa) che, se teniamo la CO2 (Anidride Carbonica) sotto controllo, il clima della Terra resterà invariato. Questo non è assolutamente vero. Vorrei ricordare che durante il periodo dell’ultimo milione di anni la Terra è stata dominata da periodi di glaciazione in cui la temperatura media era di meno 10 gradi, tranne brevissimi periodi, in cui c’è stata la temperatura che è quella di oggi. L’ultimo è stato 10.000 anni fa, quando è cominciato il cambiamento con l’agricoltura, lo sviluppo eccetera, che è la base di tutta la nostra civilizzazione di oggi. Negli ultimi 2.000 anni, ad esempio, la temperatura della Terra è cambiata profondamente. Ai tempi dei Romani, Annibale ha attraversato le Alpi con gli elefanti per venire in Italia. Oggi non ci potrebbe venire, perché la temperatura della terra è inferiore a quella che era ai tempi dei Romani. Quindi, oggi gli elefanti non potrebbero attraversare la zona dove sono passati allora. C’è stato un periodo, nel Medioevo, in cui si è verificata una piccola glaciazione. Poi, intorno all’anno 1000 c’è stato un aumento di temperatura simile a quello dei tempi dei Romani. Ricordiamo che ai tempi dei Romani la temperatura era più alta di quella di oggi. Poi c’è stata una mini-glaciazione, durante il periodo del 1500-1600. Ad esempio, i Vichinghi hanno avuto degli enormi problemi di sopravvivenza a causa di questa mini-glaciazione, che si è sviluppata con cambiamenti di temperatura sostanziali. Se restiamo nel periodo degli ultimi 100 anni, ci sono stati dei cambiamenti climatici notevoli, che sono avvenuti ben prima dell’effetto antropogenico, dell’effetto serra e così via. Per esempio, negli anni Quaranta c’è stato un cambiamento sostanziale. La presenza dell’uomo ha probabilmente introdotto ulteriori cambiamenti. Non dimentichiamo che quando sono nato io, la popolazione della Terra era 3,7 volte inferiore a quella di oggi. Nella mia vita il consumo energetico primario è aumentato 11 volte. Per quanto riguarda il comportamento del pianeta, questo ha avuto effetti molto strani e contraddittori. Vorrei ricordare ad esempio che dal 2000 al 2014, la temperatura della Terra non è aumentata: essa è diminuita di 0,2 gradi e noi non abbiamo osservato negli ultimi 15 anni alcun cambiamento climatico di una certa dimensione. Questo è un fatto di cui tutti voi dovete rendervi conto, perché non siamo di fronte ad un’esplosione della temperatura: la temperatura è aumentata fino al 2000: da quel momento siamo rimasti costanti, anzi siamo scesi di 0,2 gradi.
Ma nella tematica non c’è una risposta comune che impedisce di affrontare il problema progettando una risposta politica adeguata: le proposte sono per lo più impantanate in dibattiti sulla moderazione e la censura dei contenuti, o su dubbi sull’inadeguatezza degli sforzi.
Al G20 si discuterà per trovare il modo giusto per parlare delle problematiche trattate che riguardano clima, grandi tecnologie, pandemia di Covid-19 e altro per trovare nuove connessioni tra Paesi diversi. Attenzione alle voci più giovani, mettendo in evidenza gli attivisti della Generazione Z che discutono su come la loro generazione può guidare il cambiamento climatico.