Proposta M5s al Pd sulla legge elettorale

‘Il Pd scelga tra noi e Berlusconi. Sulla legge elettorale siamo pronti a trattare. Per noi il Legalicum non è inscalfibile’,  così il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio (M5s) in un’intervista al Corriere della Sera: ‘Matteo Renzi la deve smettere di fare la politica dei due forni: ci dica se vuole fare una legge elettorale con Silvio Berlusconi per arrivare a un inciucio 2.0 o fare una legge seria. Per noi si parte dal Legalicum, ma in commissione si può discutere di eventuali modifiche che ci vengano sottoposte, come abbassare la soglia per il premio di governabilità’.

Un patto sulle regole, per poi andare al voto in modo ordinato e con un sistema omogeneo, come auspicato dal capo dello Stato. Il cui monito sull’urgenza della legge elettorale è, per ora, rimasto inascoltato.  Si tratta di  estendere il cosiddetto Legalicum,  la legge così come l’ha modificata la Consulta,  al Senato. L’offerta consiste nel trattare su questo schema, incentrato sul ‘premio di lista’ e non di coalizione. Si potrebbe, ad esempio, prevedere una soglia più bassa dell’attuale 40 per cento, realisticamente irraggiungibile dai partiti attuali, portandola al 35. Si potrebbe anche alzare la soglia di sbarramento al 5 per cento, una via di mezzo tra il 3 attuale della Camera e l’8 del Senato, per eliminare i piccoli partiti, come più volte auspicato dall’ex premier negli abboccamenti riservati. Via i capilista bloccati. Questi i tre punti che danno un perimetro al dialogo.

 Non è un caso il timing scelto per mettere, nero su bianco, una posizione ufficiale. Il più alto in grado dei Cinque Stelle, perché Di Maio di fatto lo è, si rivolge al partito di maggioranza relativa il giorno prima delle primarie e dopo il monito del capo dello Stato. Berlusconi è fermo in attesa della sentenza di Strasburgo, che arriverà tra luglio e settembre, e gioca a prendere tempo. Renzi, per tutte la campagna per le primarie, non ha detto una parola chiara sul modello che ha in mente, dando l’impressione di voler prima vedere se si riesce ad andare a elezioni anticipate e solo allora chiudere un accordo con chi, in Parlamento, consente di fare presto.

 

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