Prosegue protesta all’interno della miniera Carbosulcis, 40 operai a 400 metri sotto terra

Sono ancora lì, all’ingresso della miniera della Carbosulcis di Nuraxi Figus a Gonnesa i tre cumuli di carbone posti per vietare l’ingresso alle auto. Mentre prosegue la protesta dei 40 minatori che, ieri alle 22.30, hanno occupato la miniera di carbone, asserragliandosi 400 metri sotto terra. Custodito nella miniera anche un quintale di esplosivo. La causa: ottenere il finanziamento del ‘progetto integrato miniera-centrale-cattura stoccaggio dell’anidride carbonica’ nel sottosuolo. Da ieri notte in miniera si entra solo a piedi. L’occupazione della miniera, che riporta il Sulcis indietro negli anni, quando l’occupazione delle gallerie era il simbolo della lotta del territorio, arriva a pochi giorni dal vertice che si terrà al ministero dello Sviluppo economico per la ‘vertenza Sulcis’alle aziende in crisi: venerdì prossimo, 31 agosto, la Regione insieme ai sindacati incontrerà il governo per Alcoa, Eurallumina, Portovesme srl e Carbosulcis. I minatori di Nuraxi Figus chiedono una decisione definitiva al governo sul finanziamento del progetto integrato, che varrebbe 200 milioni di euro e l’impegno dell’Enel, unico cliente della Carbosulcis per la centrale di Portovesme, ad impegnarsi definitivamente nella produzione di energia per le aziende del Sulcis. “Ho sperato sino alla fine che questo gesto estremo venisse evitato ma l’arroganza del governo e dell’Enel, che in tutti i modi si stanno contrapponendo al progetto, ha superato ogni limite. La lotta durissima che attende i lavoratori della Carbosulcis non deve restare isolata ma deve trovare senza infingimenti il sostegno di tutte forze politiche e istituzionali”, ha commentato il deputato sardo Mauro Pili, che nei giorni scorsi aveva annunciato forme clamorose di protesta dei minatori. I 40 minatori che hanno occupato il sottosuolo sono determinati: “Si va ad oltranza, ormai il Sulcis è in guerra. Il carbone è strategico, l’alluminio pure. Non si può pensare di chiudere le fabbriche senza colpo ferire”. E chiedono che la vertenza del Sulcis abbia la stessa dignità di quella dell’Ilva di Taranto.

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