Protesta degli agricoltori, in piazza contro Lollobrigida

C’è chi le tasse le alza. E chi le abbassa. Se con il governo Renzi la pressione fiscale era diminuita di un miliardo tondo sulle tasche degli agricoltori, con il governo Meloni vengono ora richiesti al comparto 250 milioni di tasse in più.

La legge di bilancio 2024 non proroga i benefici per l’anno in corso previsti nell’agevolazione fiscale introdotta dal comma 44 dell’art. 1 della legge 232/2016, secondo la quale non concorrevano alla formazione della base imponibile, ai fini Irpef e delle relative addizionali, i redditi dominicali e agrari relativi ai terreni dichiarati dai coltivatori diretti (Cd) e dagli imprenditori agricoli professionali (Iap), iscritti nella previdenza agricola. Insomma, niente proroga dell’esenzione e quindi tornano a fare cumulo reddituale tutti i proventi agricoli. E non è tutto. Come se non bastasse, ai fini dell’imposizione diretta, i redditi dominicali e agrari dei terreni iscritti negli atti del catasto terreni sono anche soggetti alla rivalutazione dell’80% per il reddito dominicale e del 70% per il reddito agrario. Con la conseguenza di aumenti indicizzati a pioggia: il reddito dominicale, già aumentato dell’80%, deve essere ulteriormente incrementato del 30%, naturalmente tenendo conto dell’effetto sostitutivo dell’Imu, se applicabile, di cui del comma 1 dell’art. 8 del dlgs 23/2011, e il reddito agrario, già aumentato del 70%, deve essere ulteriormente aumentato del 30%. Un colpo durissimo per il comparto, già piegato dal clima secco che ha ridotto notevolmente i raccolti.

‘’Chi non ha il coraggio di ribellarsi non ha diritto di lamentarsi”, “No farmers, no food, no future”, “L’Agricoltura sta morendo”: sono alcuni dei cartelli comparsi nelle decine di proteste che hanno dato vita a blocchi stradali e sit in in tutto il Paese. Riuniti sotto l’insegna del ‘C.r.a Agricoltori traditi’, centinaia di trattori hanno invaso le strade di Bologna, Civitanova Marche, Crotone, Lamezia Terme, Cosenza, Modena, Foggia, Altamura, Sciacca, Bari, Catanzaro, Frosinone, Reggio Emilia e molte altre città. L’obiettivo, spiegano gli organizzatori nel loro codice etico, è “salvare la nostra Agricoltura dalle importazioni selvagge, dal saccheggio e dagli abusi delle banche, da uno Stato asservito a multinazionali capace solo di affossarci di tasse e storture di ogni genere”, ma anche “difendere i lavoratori e le imprese di tutti i settori, traditi da una classe politica incapace” di tutelarli. Per gli agricoltori, “questo sistema politico” è “illegittimo” perché “al servizio della finanza speculativa, di enti sovranazionali come Bce, Commissione europea”, di “nazioni straniere” e “sindacati compiacenti”. Altre sigle sindacali affiancheranno gli agricoltori. Ispirati dalla Germania, dove le proteste hanno avuto inizio giorni fa, le nostre aziende uniscono alla preoccupazione per le scelte comunitarie una piattaforma con cui contestano l’ondata di nuove tasse italiane, italianissime. Per gettare fumo negli occhi e provare a concentrare l’attenzione su un capro espiatorio, il governo e il Ministero della Sovranità Alimentare lo hanno scelto sintetico: dovrà puntare tutto sulla guerra ideologica contro la carne coltivata.

Il corteo di trattori è iniziato con l’unione dei lavoratori del settore, che sono arrivati anche da altre città venete e da Brescia. “Noi siamo qui non perché abbiamo aderito alla protesta che il Cra Agricoltori traditi ha effettuato ieri a livello nazionale, ma perché intendiamo portare avanti le istanze degli imprenditori agricoli, chiedendo un cambio di rotta della politica relativa al settore primario dell’Italia e dell’Unione Europea”, ha dichiarato Giorgio Bissoli, il promotore del presidio davanti a Verona Mercato.

I rappresentanti degli agricoltori stanno spiegando le loro ragioni, i motivi che hanno dato vita alla protesta. Si manifesta principalmente a difesa dell’agricoltura e dei territori, del lavoro e delle piccole imprese e contro le importazioni, i sindacati, le banche, le grandi confederazioni agricole.

Nel mirino ci sono anche la carne coltivata, le farine d’insetti, le tasse, il gasolio e la svendita dei terreni.

Una delegazione di agricoltori incontrerà il prefetto di Verona, Demetrio Martino, mentre i manifestanti al mercato ortofrutticolo sono tenuti sotto stretto controllo da parte delle Forze dell’ordine.

Tutto questo accade mentre a Bruxelles, il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, si batte contro la carne coltivata. Anche la Coldiretti continua la sua battaglia, con una petizione sottoscritta da oltre due milioni di persone, che ha portato all’apertura di un’asse Roma, Parigi e Vienna.

La Coldiretti chiede che i prodotti in laboratorio nei processi di autorizzazione “non vengano equiparati a cibo ma bensì a prodotti a carattere farmaceutico“, ribadendo l’impegno “a costruire con le altre grandi Organizzazioni agricole in Europa una mobilitazione a Bruxelles” per cambiare le politiche dell’Unione Europea.

E dire che il dicastero guidato dal cognato d’Italia, Francesco Lollobrigida, è quello che ha beneficiato di maggiori entrate con la manovra. Addirittura più del previsto: con una pioggia di elargizioni extra, al dicastero di Lollobrigida sono andati 2 milioni di euro dall’anno 2024 vengono destinate agli uffici di stretta collaborazione del ministro. Ed altri 2 milioni, ma sì, bando al risparmio, all’aumento delle indennità per le operazioni di polizia “destinate alla repressione frodi dei prodotti alimentari”. Gli è stata concessa anche l’assunzione di 40 unità di personale non dirigenziale alle dipendenze dell’Agea, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, finanziandola con 1.162.165 euro per il 2024 e 2.324.330 euro per gli anni successivi.

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