Protezione speciale e ministro Piantedosi: ‘Fattore distorsivo delle regole di ingresso e soggiorno previste dal nostro ordinamento” 

Il primo ministro Giorgia Meloni ha confermato l’obiettivo di eliminare la protezione speciale, definita “un’ulteriore protezione rispetto a quello che accade al resto d’Europa”. Un tema che compatta la maggioranza, sui cui non ci sono divergenze e che riscalda il dibattito sul dossier immigrazione. Alla prova dell’aula del Senato nella giornata di martedì, l’accordo raggiunto da Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia prevede una nuova imponente stretta allo strumento, già ridimensionato con il decreto Cutro.

La protezione speciale è un permesso di soggiorno che viene rilasciato al richiedente asilo che non possa ottenere o non abbia ancora ottenuto la protezione internazionale. È rivolta ai migranti che dimostrano di essere integrati in Italia – vincoli familiari, durata del soggiorno o altro – e ai migranti per i quali sussistono determinati rischi in caso di respingimento: persecuzione per motivi di razza, sesso, lingua, religione, opinioni politiche. O ancora, il rischio di essere rinviato verso uno Stato nel quale non sia protetto o il rischio di essere sottoposto a tortura o a trattamenti inumani o degradanti o se il respingimento comporti una violazione del diritto al rispetto della propria vita privata e familiare.

Introdotto dal precedente governo, il permesso di soggiorno per protezione speciale è un permesso di soggiorno della durata di 2 anni ed è rinnovabile. A concedere il permesso di protezione speciale è la Commissione territoriale alla quale i richiedenti asilo possono presentare domanda. In caso di rigetto, è consentito presentare ricorso.

Come riportato dal Corriere della Sera, nel 2022 hanno ottenuto la protezione speciale 10.865 migranti. Un dato nettamente superiore rispetto a coloro che hanno ottenuto l’asilo politico (6.161) o la protezione sussidiaria (6.770). Per tutte e tre le tipologie, più della metà delle domande – il 53% – è stata rigettata. Nel biennio 2020-2021 questa tipologia di permesso di soggiorno è stata ottenuta più spesso dagli albanesi (36% sul totale di domande presentate), seguiti da peruviani (24%) e maliani (23%). I dati del 2022 non sono ancora disponibili.

L’obiettivo finale non è l’abolizione tout court, ma ilsub emendamento della maggioranza a prima firma Maurizio Gasparri (Forza Italia) mira a un restringimento significativo della protezione speciale. Il testo prevede che il permesso di soggiorno per protezione speciale, quello per calamità e quello per cure mediche non siano più convertibili in permesso di soggiorno per motivi di lavoro. Prevista invece l’estensione della protezione per i casi di violenza domestica alle spose bambine. La protezione speciale potrà essere rinnovata per non più di sei mesi.

Nel 2022 le richieste di protezione speciale accordate ai migranti hanno superato sia i riconoscimenti dello status di rifugiato sia le protezioni sussidiarie. A certificarlo sono i dati della Commissione nazionale d’asilo, riferiti alla Camera dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi nel corso di un Question time che ha mostrato tutta l’inconsistenza e la strumentalità delle accuse dell’opposizione sul tema e sulla questione migranti più in generale.

“I dati della Commissione nazionale d’asilo riferiti al 2022 evidenziano che su 58.446 decisioni adottate sono state, al netto delle 33.407 decisioni di rigetto, 10.506 quelle di protezione speciale, mentre sono state 7.494 quelle riferibili allo status di rifugiato e 7.039 quelle relative alla protezione sussidiaria”, ha spiegato Piantedosi, sottolineando che ”da ciò emerge che, da quando è stata istituita, è stata concessa in numero significativamente superiore rispetto a quella per protezione internazionale e sussidiaria, mentre avrebbe dovuto costituire una ipotesi di eccezione”.

Inoltre, “solo una limitatissima percentuale, intorno al 5% dei permessi rilasciati, è stata convertita in permessi di lavoro, il che – ha chiarito il ministro – testimonia anche la inidoneità dell’istituto favorire reali percorsi d’integrazione del migrante nella nostra società, divenendo, in buona sostanza, un fattore distorsivo delle regole di ingresso e soggiorno previste dal nostro ordinamento”. 

L’intenzione del governo, ha aggiunto ancora Piantedosi, è “garantire che istituti come la protezione speciale tornino ad essere strumenti di tutela piena ed effettiva per le persone che fuggono da reali e oggettive situazioni di pericolo e non un espediente per eludere le regole in materia di ingresso e soggiorno sul territorio nazionale”. Dunque, il punto è sempre lo stesso: combattere l’immigrazione illegale e favorire quella legale, invertendo il trend che invece si è affermato negli anni di governo della sinistra, con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. ”Il governo – ha ribadito ancora il titolare del Viminale – perseguirà in ogni direzione gli obiettivi di accoglienza e integrazione di un’immigrazione regolare. Ogni sforzo sarà prodotto per contrastare lo sfruttamento di esseri umani sia quello dei trafficanti che quello di affaristi del caporalato e della finta ospitalità mascherati da sostenitori e testimonial dell’accoglienza”.

“Nessuna cancellazione dell’accoglienza diffusa è rinvenibile nei provvedimenti del governo né legislativo né amministrativo”, ha proseguito il ministro. È vero invece che “l’esecutivo in questi primi sei mesi di attività ha favorito i canali di ingresso legali in percentuali decisamente maggiori rispetto al passato”. E, ha spiegato il ministro, non ci sono “preclusioni a considerare ampliamenti delle attuali quote di ingresso, fermo restando che le valutazioni concrete si svolgeranno in sede interministeriale anche attraverso il confronto con le parti sociali”. Parallelamente l’Italia non si è mai sottratta al dover di salvare vite umane. Piantedosi, rispondendo alle interrogazioni, ha chiarito non grande fermezza che chi dice il contrario si avventura in illazioni non accettabili.

“Ritengo confutabili alcune considerazioni espresse nell’interrogazione secondo cui la tragedia di Cutro sarebbe stata l’occasione per complicare ancora di più le operazioni di soccorso in mare: è – ha avvertito – un’offesa e alla professionalità e alla dedizione delle nostre istituzioni deputate al soccorso, che dall’inizio dell’anno a oggi hanno portato in salvo 21.988 persone”. Quanto alla dichiarazione dello stato di emergenza sulla questione migranti “l’obiettivo del governo è quello di strutturare in tempi brevi, avvalendosi degli strumenti della legislazione emergenziale, un sistema di accoglienza flessibile in grado di fronteggiare volumi consistenti di ingresso senza compromettere gli standard qualitativi delle prestazioni”.

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