Puglia, Michele Emiliano, ‘il distratto’, lascia indagati e condannati per la realizzazione dell’Ospedale Covid alla Fiera del Levante al loro posto

Secondo la procura di Bari ci furono grandi irregolarità per la realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera del Levante realizzato dalla regione Puglia in forza dello stato d’emergenza. Sono stati rinviati a giudizio dieci indagati a vario titolo di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti.

Tra loro almeno tre dirigenti nominati direttamente da Michele Emiliano: Mario Lerario, ex capo della Protezione civile regionale, Antonio Mercurio rup del procedimento, e Felice Antonio Spaccavento, componente della commissione di gara, poi candidato nelle liste di Emiliano alle regionali, e pochi mesi fa promosso dalla Giunta di Emiliano coordinatore regionale della Rete delle Cure Palliative. La gara fu assegnata alla Cobar, ditta che si è aggiudicata numerosi appalti pubblici tra Comune di Bari e Regione Puglia, e che qualche mese fa ha ricevuto un’interdizione (poi annullata) dalla procura di Salerno per delle irregolarità alla cittadella della giustizia. La Cobar si aggiudicò la gara “segreta” per l’ospedale in fiera del levante (di cui neppure Decaro sapeva nulla) per nove milioni, che poi durante i lavori lievitarono a 25. Un ospedale in funzione per pochi mesi e pochi pazienti, le cui carcasse ancora oggi tengono in ostaggio la fiera del levante.

Era truccato l’appalto da 9,5 milioni per l’ospedale Covid della Fiera del Levante . E’ questa la contestazione della Procura di Bari che notificato l’avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore Roberto Rossi. nei confronti di 10 persone fra i quali l’ex capo della Protezione civile, Mario Lerario (già condannato due volte per corruzione) e all’ex responsabile del procedimento  Antonio Mercurio, insieme all’allora procuratore della Cobar di Altamura, Domenico Barozzi indagati, a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti.

Questi gli altri indagati dalla procura di Bari: Andrea Barili, 54 anni, di Bari, Vito De Mitri, 77 anni, di Lecce, Francesco Girardi, 38 anni, di Acquaviva delle Fonti, Francesco Girardi, , 59 anni, di Acquaviva delle Fonti, Alessandro Goffredo Nuzzo, 71 anni, di Santa Cesarea Terme, Domenico Tancredi, 42 anni, di Altamura, Sigismondo Zema, 57 anni, di Bari.

Le indagini delegate dall’ ex procuratore aggiunto Alessio Coccioli, svolte dal Nucleo PEF Bari della Guardia di Finanza, hanno avuto ad oggetto la realizzazione dell’Ospedale Covid in Fiera e sono state estese successivamente all’approfondimento di oltre 250 procedure ad evidenza pubblica (per un valore di circa 100 milioni di euro). Su disposizione della Procura di Bari, i finanzieri hanno eseguito “mirate” acquisizioni documentali e diverse perquisizioni presso le Sezioni Protezione Civile e Provveditorato Economato della Regione Puglia e nei confronti di alcuni imprenditori aggiudicatari degli appalti.

Emiliano promise che neanche un lettino sarebbe stato buttato, e che quella struttura succhiasoldi sarebbe diventata «il padiglione per le maxi emergenze». Invece ora blatte e topi sguazzano tra attrezzature milionarie in abbandono, e altrettanti milioni servono per smantellarlo. Mario Lerario, che fu scelto e messo da Emiliano a gestire tutti gli appalti non solo dell’emergenza covid, ma anche protezione civile e accoglienza migranti, ha gia ricevuto due condanne definitive per corruzione, ma ovviamente Emiliano non si era accorto di nulla.

All’esito delle complesse investigazioni svolte sarebbe emerso che Lerario e Mercurio, in concorso tra loro e con più azioni in esecuzione del medesimo disegno criminoso (Lerario nella qualità di dirigente ad interim della sezione protezione civile della Regione Puglia e il Mercurio quale responsabile unico del procedimento avente ad oggetto la realizzazione della struttura sanitaria emergenziale denominata “Covid Fiera”, con importo a base d’asta di Euro 9.599.000), avrebbero condizionato di fatto la scelta del contraente con mezzi fraudolenti, consistiti nell’inserire nella lettera di invito trasmessa a 6 ditte (oggetto asseritamente di sorteggio pubblico di cui non vi è traccia in atti) un algoritmo per il calcolo del punteggio da attribuire all’offerta economica che aveva quale diretta conseguenza – come evidenziato dai consulenti tecnici nominati da questa Procura – il sostanziale azzeramento della rilevanza dell’elemento prezzo nella formazione della graduatoria di gara.

A mero titolo esemplificativo, nel caso di tre offerte differenti di cui una con ribasso pari al 50%, una al 30% e una al 20%, il divario tra i punteggi attribuiti alle tre offerte sarebbe stato non superiore a 0,2 trentesimi di punto. Questo avrebbe consentito facilmente di “compensare” tale differenza mediante il punteggio attribuito alle valutazioni di carattere qualitativo dell’offerta tecnica, per loro natura squisitamente discrezionali specie in relazione all’estrema genericità dei criteri di valutazione predeterminati dalla stazione appaltante;

Sannicandro è imputato per corruzione e turbativa d’asta in relazione agli appalti del dissesto idrogeologico, e due giorni fa Emiliano lo ha reintegrato alla guida dell’agenzia per lo sviluppo (Asset). Però ha ragione Elly Schlein quando dice che a differenza di Toti, il governatore Emiliano non è indagato. Con tutti questi fedelissimi a cui distribuisce nomine e incarichi, non deve occuparsi direttamente degli appalti.

Ma essendo ormai decine gli uomini da lui nominati sopraggiunti da indagini per tangenti e corruzioni, il governatore togato forse ha perso il fiuto del pm? Non si era accorto neppure che il suo capo di gabinetto aveva ricevuto un finanziamento illecito per la campagna elettorale. Claudio Stefanazzi, ora parlamentare pd, è condannato in primo grado per finanziamento illecito. Ma Elly Schlein non ne ha mai chiesto le dimissioni. Le chiede per il governatore Toti, che non è del Pd.

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