Presto molti italiani sentiranno la mancanza del Prof Mario Draghi. Lo pensano anche quegli italiani che hanno un orientamento politico diverso. Mancheranno la sua preparazione e la sua autorevolezza, i suoi giudizi duri come macigni, ma chiari e trasparenti, il suo sottile sarcasmo, quella logica sottile con cui ha messo a nudo le false promesse sbandierate a destra e a manca, dai due schieramenti in campo, ma soprattutto dal centrodestra. Ha chiarito a tutti che non ha nessuna intenzione di ritornare a Palazzo Chigi, mettendo fine all’inganno di chi usava il suo nome per il proprio candidato Premier; per non parlare della famigerata e fantomatica agenda Draghi, ormai presa a ‘prestito’ da più parti per mascherare e nascondere programmi politici inesistenti e privi di proposte serie e concrete, carenti di pensieri e visioni su una società in rapida trasformazione. Il suo discorso chiaro e a tratti duro e pungente non lo ha fatto per attaccare qualcuno a vantaggio di altri, ma ha inteso censurare quanti indebitamente usano il suo nome durante la campagna elettorale, ma soprattutto per chiudere il suo premierato sempre con uno sguardo rivolto alla realtà che ci circonda e non in preda alle farneticazioni della propaganda. Il Premier non ha espresso opinioni ma ha messo in fila fatti concreti su cui bisogna ragionare e fare calcoli. Una capacità che ormai non è più appannaggio di tutto il panorama politico. Ha cercato di analizzare alcuni temi proposti in campagna elettorale dalle forze politiche in campo, cercando di sottolinearne l’inopportunità, l’inadeguatezza, l’inattuabilità. Ha preso uno dei cosiddetti cavalli di battaglia della Meloni, la rinegoziazione del PNRR e lo ha ‘smontato’ pezzo per pezzo, spiegando che tecnicamente non è più possibile rinegoziare , in quanto è quasi è del tutto bandito. Sostenere il contrario, dice Draghi, vuole dire essere incompetente o baro. Si è espresso sul sostegno che alcuni partiti hanno dato ad Orban votando contro la censura del Paramento Europeo, all’Ungheria, che ha messo da parte lo Stato di diritto. Draghi lo ha fatto con il suo consueto stile, duro ma rispettoso e senza prendere posizioni partitiche ed ideologiche, ma rimarcando la stupidità di chi pensa di poter andare in Europa per difendere gli interessi italiani, sostenendo regimi autocratici e sovranisti. “Quali partner pensate possano essere utili agli italiani? Datevi la risposta da soli”, ha detto Draghi, confidando e in questo sbagliando nella bona fede e/o intelligenza dei potenziali contraddittori. Poi ha usato un’espressione molto forte” Pupazzi prezzolati” , per commentare le figure politiche che in questi anni si sono rese complici delle ingerenze che la Russia di Putin ha esercitato in Italia e in molti altri Stati europei, ingerenze che restano nonostante la gravità del momento storico. Non ha escluso che l’intelligence statunitense possa fornire ulteriori documenti comprovanti il coinvolgimento di politici italiani. Il Premier non ha fatto nomi , ma ha voluto sottolineare che’ qualcuno parla con Mosca e chiede la fine delle sanzioni’ e qui ha tracciato l’identikit dei ‘qualcuno’. ma gli italiani conoscono i nomi: Salvini e Conte e……
Andrea Viscardi