La Turchia, che rifiuta di scusarsi per l’abbattimento dell’aereo russo, afferma di aver agito in risposta di uno sconfinamento nel proprio spazio aereo, negando ogni collegamento con l’Is e partecipando alla coalizione guidata dagli Stati Uniti. ‘Nessun primo ministro turco, nessun presidente, nessuna autorità si scuserà’, ha ribadito il premier turco Ahmet Davutoglu. Come gesto distensivo, Ankara ha recuperato e consegnato alle autorità russe il corpo del pilota del Su-24 abbattuto, il tenente colonnello Oleg Peshkov, rimpatriato a Mosca con tutti gli onori militari. Ma per Mosca non basta. I suoi bombardieri volano anche con missili aria-aria per difendersi da eventuali attacchi. Non solo. Il Cremlino inizia ad applicare maggiore ‘pressione’ alla parte americana, sempre in ottica della sua alleanza con la Turchia. La coalizione guidata dagli Usa, ha dichiarato il ministro degli Esteri Russo Serghiei Lavrov, ha iniziato a sorvolare i cieli di Iraq e Siria un anno prima dell’inizio delle nostre operazioni militari. Sono convinto che abbiano visto tutto, il traffico di petrolio dal territorio controllato dall’Isis alla Turchia, ma che non abbiano fatto nulla per qualche ragione sconosciuta. Diversamente Putin, da Parigi, accusa apertamente la Turchia di aver abbattuto il jet russo per proteggere i suoi traffici petroliferi con lo Stato Islamico, e non accoglie l’esortazione di Barack Obama a fermare l’escalation di tensione tra Turchia e Russia a seguito dell’abbattimento dell’aereo. Abbattimento che Putin definisce un ‘enorme errore’da parte della Turchia: ‘Abbiamo ogni ragione di credere che la decisione di abbattere il nostro aereo sia stata dettata dal desiderio di proteggere le linee di rifornimento di petrolio con il territorio turco’. Il presidente russo ha affermato di aver ricevuto ulteriori informazioni che mostrano come il petrolio dell’Is passi attraverso il territorio turco in quantità definite da Putin ‘industriali’. Lo Stato Islamico riceve gran parte dei suoi finanziamenti dalla vendita illegale del petrolio, ma la Turchia ha sempre negato nel modo più fermo di essere coinvolta in questo traffico. Putin ha poi confermato di non aver incontrato il presidente Erdogan, ma si è detto, secondo quanto riporta il sito di Itar Tass, rattristato dal peggioramento delle relazioni con Ankara: ‘Sono personalmente rattristato perché io ho investito parecchio nel costruire queste relazioni’. In ogni caso il botta e risposta coincide con il varo da parte del governo russo delle prime sanzioni economiche contro Ankara: ‘Bando su frutta e verdura, stop ai voli charter e ai pacchetti turistici, oltre al ripristino dei visti e al divieto di assumere manodopera turca dal primo gennaio prossimo’, decretati sabato da Putin. E’ solo il primo passo, avvisa Mosca, perché la lista può essere estesa se necessario. Per adesso il Cremlino evita di colpire i prodotti manifatturieri. E nulla trapela sui grandi progetti a rischio, come la prima centrale nucleare turca e il gasdotto Turkish Stream, che avrebbero ripercussioni anche sull’economia e sugli interessi geopolitici russi. Una bastonata mirata, dunque, senza danneggiare troppo la già stagnante economia russa. Ora bisognerà vedere l’eventuale reazione turca. La stampa russa ipotizza contromisure che spaziano dal boicottaggio del Turkish Stream, che costringerebbe Mosca a rivedere la propria strategia energetica verso l’Europa, alla chiusura del Bosforo e dello stretto dei Dardanelli alle navi da guerra russe dirette in Siria, sfruttando le differenti interpretazioni della controversa legislazione marittima. Malgrado tutto, Ankara sembra però voler tentare il disgelo, non avendo sentito un sostegno inequivocabile dai leader occidentali dopo l’annuncio delle sanzioni russe. Rispondendo ad una domanda sulle intenzioni di Mosca di formare un’ampia coalizione anti-terrorismo, Putin ha confermato che questo è quanto sempre sostenuto. Ma, ha aggiunto che ciò non può essere fatto mentre qualcuno continua a utilizzare diverse organizzazioni terroristiche per raggiungere i propri obiettivi. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha detto di essere pronto a dimettersi se le dichiarazioni di Putin fossero confermate: ‘E’ immorale accusare la Turchia di comprare il petrolio dall’Isis. Se ci sono i documenti, devono mostrarli, vediamoli. Se questo viene dimostrato, io non rimarrò nel mio incarico. E lo dico a Putin: ‘Lui manterrà il suo incarico?’, ha detto Erdogan alla stampa internazionale a margine della conferenza sul clima a Parigi.
Roberto Cristiano