Nelle regioni russofone dell’Ucraina orientale e di quella meridionale è comunque la piazza a muoversi in favore del Cremlino, mentre su alcuni palazzi del potere locale sventolano già i colori russi. A Donetsk, importante città del bacino minerario del Donbass, al confine con la Russia, migliaia di sostenitori del Cremlino sono scesi in piazza contro la nomina a governatore dell’influente oligarca Serghii Taruta decisa da Kiev e in centinaia hanno fatto irruzione nella sede del governo regionale occupandone alcuni piani. Non solo, ma il parlamento locale sembra voler seguire le orme della Crimea, dove il premier locale ha invocato stasera apertamente la “piena indipendenza” dall’Ucraina, annunciando di voler convocare a sua volta un referendum sullo status della regione: e intanto il potere di fatto da quelle parti appare nelle mani di Pavel Gubarev, il ‘comandante’ degli insorti locali, “eletto” governatore due giorni fa dai filorussi. Anche se la Ue condanna con forza la chiara violazione della sovranità ucraina e l’aggressione della Russia, dopo cinque ore di Consiglio straordinario dei ministri degli Esteri non arriva nessuna denuncia d’invasione e non s’ipotizzano sanzioni a carico di Mosca. I 28 in sostanza cercano di dare spazio alla diplomazia in attesa che giovedì scendano in campo i leader, convocati da Herman Van Rompuy per un vertice d’emergenza a Bruxelles. “La parola d’ordine è abbassare i toni”, spiega Federica Mogherini, all’esordio a Bruxelles nelle vesti di ministro degli Esteri. L’obiettivo condiviso da tutti, dice, è quello di “evitare lo scenario peggiore”, ovvero la divisione dell’Ucraina e “una vera e propria invasione”. Ed evitare “scenari da guerra fredda”, questi sì, che “avrebbero conseguenze su altri scenari internazionali”. Nelle ultime ore, spiega, ci sono stati “contatti positivi” sul fronte della diplomazia. Ricorda che nel colloquio diretto con Lavrov di alcuni giorni fa, il ministro degli Esteri del Cremlino ha dato la sensazione di “essere consapevole della necessità di una soluzione condivisa”. Ma di spiragli d’intesa se ne vedono pochi: al Consiglio di sicurezza in serata è andato in scena un botta e risposta Russia-Usa degno quasi dei tempi della guerra fredda. L’ambasciatore russo, Vitaly Churkin, ha sparato a zero contro il nuovo ‘governo rivoluzionario’ di Kiev denunciando l’avvento di “estremisti” e “antisemiti” in Ucraina occidentale e difendendo come “legittimo” l’intervento russo sulla base di una richiesta d’aiuto di Viktor Ianukovich, che Mosca considera tuttora unico presidente legittimo del Paese. Mentre Samantha Power ha replicato parlando di “atto di aggressione” russo che “deve finire”; un’invasione, l’ha spalleggiata subito il francese Gerard Araud, che nei modi e nelle giustificazione ricorderebbe addirittura quella sovietica della Cecoslovacchia del lontano 1968.