Durante la Guerra Fredda, ne’ gli americani, ne‘ i sovietici potevano usare per primi le armi nucleari, perché sarebbe stato l’inizio della fine. Le due potenze erano obbligate ad alzare il tono delle minacce ma non si arrivava mai all’azzardo, perché erano consapevoli che sarebbe stato il baratro. C’era una sorta di mutuo accordo per la deterrenza. Oggi, quando la sfida, almeno formalmente, non è più tra URSS e Usa, ma bensì tra Russia e Ucraina e due Paesi europei, Francia e Inghilterra, è cambiato tutto. Putin risponde in modo duro alle dichiarazioni anglo- francesi circa l’ipotesi di inviare truppe a difesa dell’Ucraina, mostrando per la prima volta il suo arsenale nucleare, in un’esercitazione ai confini con l’Ucraina. Quindi i continui e reciproci attacchi verbali sembrano aver superato la soglia della tolleranza, perché se Putin darà seguito agli annunci fatti, l’armata moscovita potrebbe tirar fuori dai bunker le testate nucleari e caricarle su aerei, navi e sottomarini, dicono che si tratti di armi tattiche, destinate a colpire entro un raggio circoscritto, ma egualmente distruttive. Verrebbe subito da dire che la tensione altissima stia per lasciare il posto a fatti che vanno oltre, ma a nostro avviso non è così. Occorre, innanzitutto, porci la domanda del perché Putin ha reagito in modo così duro e plateale alle parole di Macron e Cameron? La risposta non va cercata nel passato, come alcuni commentatori hanno fatto, paragonandola alla crisi di Cuba. Allora l’avversario/ nemico di Krusciov era uno solo, Kennedy. Oggi la Russia ha molti antagonisti che perseguono interessi diversi e a volte contrapposti tra loro. L’Ucraina dal canto suo ha risposto di non temere le armi tattiche nucleari; gli Stati Uniti mostrano molta riluttanza a farsi coinvolgere direttamente in un conflitto, perché sono presi da contrasti tra le forze politiche che hanno paralizzato per mesi gli aiuti all’Ucraina, autorizzandoli pochi giorni or sono e quindi in ritardo, con il rischio di vanificare gli sforzi messi in campo dalle truppe ucraine. Tra i Paesi Ue spicca l’interventismo polacco a cui si è aggiunto quello anglo-francese, ma tutto sarà rinviato agli incontri del G7 in Puglia a giugno e in que lli della NATO a Washington. Tutto fa pensare che Putin minacci di usare il nucleare, proprio per condizionare questi due appuntamenti ed impedire che un’eventuale discesa in campo di altre forze , possa ostacolare l’avanzata delle sue truppe. Attualmente l’esercito russo ha una schiacciante superiorità sia per il numero di uomini che per armi e munizioni. Ma se dovesse durare ancora per mesi il conflitto, con l’arrivo degli aiuti americani, questo vantaggio si assottiglierebbe. Quindi Putin avrebbe a disposizione quest’arco temporale per procedere con l’avanzata e costringere Kiev al negoziato. Così si spiega la sua uscita, abbastanza teatrale, di mostrare pubblicamente, con l’esercitazione al confine con l’Ucraina, le cosiddette armi nucleari tattiche. L’intento è di spaventare l’opinione pubblica occidentale ed europea in particolare e nel contempo evitare l’intervento di potenze esterne. Intanto in Italia, la maggioranza di governo guidata dall’atlantista Giorgia Meloni, tra le sue fila ha putiniani pentiti a giorni alterni, guidati dal Capitano Salvini che un giorno dichiara di aver chiuso ogni rapporto con il Cremlino, dopo l’invasione dell’Ucraina e un altro sembra suo difensore per la strana morte del dissidente Navalny. A sinistra poi è una gran bagarre dai Cinque Stelle strenui pacifisti che vorrebbero la resa incondizionata di Zelensky, al Pd che salta da palo in frasca, barcamenandosi tra sussurri di pacifismo a strenui sostenitori per l’invio di armi all’Ucraina. Ma quello che da comune cittadino mi chiedo e vorrei che si chiedessero i politici di questo Paese: “Ci rendiamo conto che non abbiamo armi sufficienti, munizioni e soldati? Allora sarebbe opportuno strategicamente intelligente non trattare con sufficienza o addirittura offendere Macron e Cameron che potrebbero un giorno, auguriamoci mai, darci una mano in caso di avversità. Alcuni dicono meglio sempre la pace e mai la guerra. E chi la vorrebbe la guerra? Ma la pace a volte va difesa anche con le armi, ma se queste mancano, si perde la pace.
Andrea Viscardi