Secondo la procura di Bruxelles, milioni di euro in banconote di piccolo taglio sarebbero stati la moneta di scambio da parte di uno Stato del Medio oriente per ottenere discorsi favorevoli da parte di figure apicali del Parlamento europeo. Tra quelle più in vista, una delle vicepresidenti, la greca Eva Kaili, e l’italiano Antonio Panzeri, arrestati in flagranza di reato con case e valigie piene zeppe di contanti. La stampa allude al Qatar come corruttore, tanto da aver ribattezzato l’inchiesta Qatargate. Le autorità non confermano, lo Stato che ospita i Mondiali di calcio smentisce. Eppure, a guardare i discorsi in plenaria dei due arrestati con neanche troppa malizia, si intravede un atteggiamento piuttosto compiacente nei confronti della monarchia qatarina e dei suoi sforzi per allinearsi ai parametri internazionali del lavoro sicuro, tra le altre osservazioni.
“Chi si intestava le battaglie contro il contante sono poi i protagonisti di queste vicende“, commenta Maurizio Belpietro, direttore de La Verità. “Mentre difendevano i pagamenti digitali mettevano la politica al servizio di interessi personali. Panzeri è un uomo del sistema della sinistra e ha fatto carriera con il Pd e con le formazioni politiche prima del Pd“. Nei nostri confini, però, tutti si sono affrettati a prenderne le distanze. “In Italia si è fatto finta di non conoscere Panzeri: dovrebbero dirci che cosa è capitato. La maggioranza che guida l’Europa è di centro sinistra, gli interessi dell’Unione europea sono condizionati da una classe politica che ha occupato da anni il sistema e che evidentemente fa anche affari all’ombra di quel sistema. Ci sono tangenti date per far passare la propria linea ma vengono calpestati i diritti umani, in Qatar sono morte migliaia di persone perché dovevano contribuire come moderni schiavi il successo per questo Paese“.
Da una parte un forte accento ai diritti umani, dall’altra mazzette per coprirne l’abuso: “L’Europa che si erge da paladina delle democrazia del rispetto dei diritti umani , quando c’è da fare qualche affare volta lo sguardo dall’altra parte e ha addirittura rappresentanti politici che per voltare lo sguardo dalla altra parte si fanno pagare“.
Avevamo sempre pensato che «fare un sacco di soldi» fosse una metafora e che il «sacco» non esistesse. Insomma era un modo di dire, esagerato e irrealistico. Chi mai conserverebbe dei soldi, tanti soldi, dentro un sacco? E invece negli ultimi giorni la parola «sacco» abbinata a «soldi» ha fatto irruzione sulle prime pagine dei quotidiani, in riferimento allo scandalo di una ricettiva ala del Parlamento europeo e del prodigo Qatar, ancora in cerca di un nome. Meste le considerazioni di Giordano Stabile sulla “Stampa”: «Se noi vediamo i miliardari in turbante ancora come “beduini ignoranti”, loro ci percepiscono come gente che si vende facilmente per un libretto degli assegni o un rolex». E tutti, ma proprio tutti, ne usciamo peggiori.
Lo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo rischia di allargarsi. Nelle scorse ore, come spiegato dal Corriere della Sera, è stato interrogato Francesco Giorgi. L’uomo avrebbe reso delle dichiarazioni fiume dopo l’arresto di venerdì scorso quando è finito in carcere con la sua compagna, la vice presidente del Parlamento europeo Eva Kaili, e altre 6 persone, tra le quali l’ex deputato europeo Antonio Panzeri.
Secondo quanto trapelato fino ad ora dalle indagini, Panzeri sarebbe stato il manovratore di un sistema di corruzione alimentato con tangenti che avevano il fine di influenzare la politica dell’istituzione a favore del Marocco e del Qatar. Il Paese che sta ospitando i Mondiali di calcio è al centro del dibattito internazionale per le accuse di violazione dei diritti umani e dei lavoratori. Accuse che si sono fatte ancor più decise durante la realizzazione delle opere del Mondiale.
La polizia belga ha fatto sapere che il totale delle banconote sequestrate a Kaili e Panzeri ammonta a oltre un milione e mezzo di euro. Le dichiarazioni fiume di Giorgi avrebbero contribuito ad accelerare il lavoro degli inquirenti belgi e ad estendere le indagini, oltreché ad avere conferme sull’impianto accusatorio imbastito.
Le indagini segretissime, iniziate la scorsa estate e culminate nel blitz di venerdì, hanno appunto portato al fermo anche di Giorgi che è stato assistente parlamentare di Panzeri ed ora lo è dell’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino (non coinvolto nell’inchiesta). Quest’ultimo ieri ha visto entrare in azione la polizia belga che ha provveduto a sigillare l’ufficio dei suoi collaboratori.
In manette è finito anche il padre della Kaili, preso “in flagranza” mentre usciva da un hotel di lusso con un trolley con dentro 600 mila euro in banconote con taglio da 50. Nella struttura alberghiera aveva alloggiato con la moglie. Pare che qualcuno lo abbia avvisato in anticipo del blitz della polizia e che si stesse dando alla fuga. Per questo gli agenti hanno agito tempestivamente. Appostatisi davanti all’hotel, lo hanno sorpreso, come detto, “in flagranza”.
L’arresto ha permesso agli investigatori di perquisire l’abitazione della vicepresidente Kaili senza dover rispettare la sua immunità parlamentare. Nella casa sono stati trovati doni costosi dal Qatar e 150 mila euro in banconote.
Giorgi, nel corso dell’interrogatorio con il giudice istruttore Michel Classe, sembra che abbia confessato parecchie cose visto che gli altri interrogatori previsti sono stati posticipati. Lo scandalo è destinato ad allargarsi.