Lo scandalo che ha travolto il Parlamento europeo e la presunta corruzione da parte del Qatar nei confronti di europarlamentari non si arresta. Dopo la confessione di Kaili e quello che emerge dalla conversazione di Panzeri con i magistrati, il Qatargate si allarga e non è destinato a chiudersi in breve tempo. Questo evento ha portato molte ombre sul PE e sulle istituzioni europee.
Anche il presidente del Consiglio Ue, intervistato da Politico.eu ha detto che il Qatargate “è drammatico e dannoso per la credibilità dell’Unione europea” ha detto Michel. “Dobbiamo innanzitutto trarre insegnamenti da questa vicenda ed elaborare un pacchetto di misure per evitare cose del genere, per prevenire la corruzione in futuro”, ha spiegato il presidente. Inoltre, ha evidenziato come questo scandalo ci “rende ancora più difficile concentrarci sulle crisi economiche ed energetiche che hanno un impatto sulla vita dei cittadini europei in questo momento”.
Il presidente nell’intervista ha parlato delle sfide cruciali per l’Europa nei prossimi mesi a partire dalle conseguenze che l’Inflaction Reduction Act americano avrà sui paesi europei e sulle loro industrie. Sia la Commissione che molti paesi membri, in testa Italia e Francia sono intenzionati a fare qualcosa per riparare a eventuali conseguenze di concorrenza sleale e se non vi saranno risposte concrete nelle prossime settimane si rischia la “frammentazione del mercato unico”, ha sottolineato l’ex premier belga. L’altro grande problema che l’Europa deve affrontare – ha aggiunto – è “l’eccessiva dipendenza dalla Cina e la pressione che la Cina esercita su di noi”.
Intanto dall’inchiesta del Qatargate emergono nuovi dettagli. Ieri l’ex vicepresidente del PE ha confessato ai magistrati di essere a conoscenza dell’attività illecita del marito Giorgi insieme a Panzeri e di aver chiesto a suo padre di nascondere i soldi. Ma questa confessione è stata del tutto smentita dai legali di Kaili.
Le ‘indagini’ sono state effettuate facendo grande ricorso alle intercettazioni, ambientali e telefoniche, da parte dei servizi segreti del Belgio. Questo tipo di intercettazioni, quelle appunto effettuate dai servizi segreti, sarebbero il male assoluto in quanto gestite da “spioni”, non “garantite” e spesso utilizzate come arma di “ricatto”. Dal momento che il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha proposto nei giorni scorsi una loro modifica. Le modifiche ipotizzate da Nordio, al momento, riguardano però il solo sistema di pagamento di tali ascolti da parte del Ministero dell’economia e delle finanze, sollevando via Arenula da ogni responsabilità
Vale allora la pena ricordare come è nato il Qatargate. Il Sureté de l’Etat, il servizio segreto del Belgio – non è ancora chiaro se grazie a una soffiata di un’assistente parlamentare che non riconfermata nell’incarico, avrebbe deciso di vendicarsi, oppure da informazioni fornite da un altro Paese – decise di effettuare delle intercettazioni a tappeto, ad iniziare proprio da Antonio Panzeri. L’appartamento dell’ex europarlamentare lombardo a Bruxelles venne messo sotto controllo, piazzando cimici ovunque, mentre lui venne pedinato e intercettato. Gli agenti segreti, dopo aver avviato le operazioni di ascolto nei primi mesi del 2021, declassarono il dossier nello scorso luglio a caso di corruzione internazionale, inviandolo alla magistratura ordinaria, E qui scatta la ‘seconda fase’ dell’inchiesta, coordinata dal giudice istruttore belga Michel Claise, che ha fatto emergere il coinvolgimento dell’ex vice presidente del Parlamento Eva Kaili, trovata in possesso di 750mila euro, del suo compagno Francesco Giorgi, ex collaboratore di Panzeri poi assistente parlamentare del Pd Andrea Cozzolino e del segretario dell’Ong No peace without justice Niccolò Figà Talamanca.
Il fascicolo risulta aperto per “associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro, commessi dal gennaio 2021 all’8 dicembre scorso”. Che la genesi delle indagini sia dei servizi segreti lo ha confermato il ministro della Giustizia belga, Vincent Van Quickenborne. Per il Guardasigilli si è trattato di un’ampia indagine dell’intelligence, e il “servizio di sicurezza dello Stato sta lavorando da più di anno, assieme ai servizi di intelligence stranieri, per identificare la sospetta corruzione di membri del Parlamento europeo da parte di vari Stati”. Una cosa del genere in Italia non sarebbe, ovviamente, possibile. Lo ha ricordato in una intervista a Repubblica Giovanni Salvi, che prima di essere nominato procuratore generale in Cassazione è stato procuratore generale a Roma, l’ufficio che per legge è preposto alla gestione a questo genere di intercettazioni.
«Le intercettazioni dei servizi – ricorda Salvi – si sono sempre distanziate da quelle del processo penale e riguardano aree che non hanno nulla a che fare con ipotesi reato». Si tratta di ascolti che hanno finalità molto diverse, ad esempio, da quelle del contrasto ai reati dei colletti bianchi. L’ex pg della Cassazione ha poi voluto sottolineare un concetto molto spesso sottovalutato: «Faccio presente che in tanti anni non vi è mai stato un solo caso in cui il contenuto delle intercettazioni delle agenzie sia filmato indebitamente all’esterno».