epa08800088 Russian President Vladimir Putin during a working meeting via teleconference call at the Kremlin in Moscow, Russia, 05 November 2020. EPA/ALEXEI NIKOLSKY / SPUTNIK / KREMLIN POOL MANDATORY CREDIT

Qual è il nuovo obiettivo di Putin

Il generale Vincenzo Camporini ha dichiarato quali sono le vere mire espansionistiche di Vladimir Putin, in questo momento.

Le forze russe si stanno ritirando da Chernihiv e Kiev per concentrarsi sulle parti orientali dell’Ucraina. Nella marcia ad est delle truppe di Putin, dopo aver subito tantissime perdite, i russi sono stati accusati di crimini di guerra. Parliamo di eventi tragici, come il massacro di civili di Bucha. Quali sono però le strategie degli uomini del Cremlino? E come finirà il conflitto? Queste le considerazioni del generale Vincenzo Camporini, ex presidente del Centro Alti Studi della Difesa, ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare e della Difesa ed ex vicepresidente dello IAI (Istituto Affari Internazionali).

“Il bilancio di questi primi 44 giorni non può che prendere atto che l’efficienza delle forze armate russe è ben al di sotto di quello che ci aspettavamo noi e probabilmente anche lo stesso Putin. Di conseguenza gli obiettivi della sua ‘operazione militare speciale’ sono stati fortemente ridimensionati”.  “Adesso anche il Cremlino afferma che lo sforzo principale è concentrato sul Donbass e su Mariupol, il che dal punto di vista tattico è anche abbastanza ragionevole. Mosca vuole creare una fascia di continuità lungo la costa del Mar D’Azov e imporre la sua sovranità negli oblast di Donetsk e Luhansk, dove esistono popolazioni fortemente divise e dal 2014 protagoniste di una guerra civile”.

In merito alla tragedia di Bucha, Camporini ha dichiarato quanto segue. “Se questo di Bucha sia stato un incidente di percorso o se risponda a una deliberata tattica per terrorizzare il nemico non lo sappiamo ancora”. Ma ci possiamo aspettare una ripercussione nei confronti di Putin per i suoi crimini? “Si tratta di immagini che non vorremmo mai vedere e che la comunità occidentale cerca di esorcizzare con il rispetto delle norme delle Convenzioni di Ginevra; esse proteggono in primo luogo le persone che non partecipano o non partecipano più a un conflitto armato. Il rispetto di tali convenzioni però evidentemente non è nel ‘dna’ delle truppe russe”.

In merito alla guerra, parecchi analisti ritengono che debbano essere fatte delle concessioni al presidente russo, in modo che si possa porre fine alle ostilità. “Il discorso è molto complesso e delicato dal punto di vista politico, perché ci ripugna l’idea che un aggressore possa ottenere qualcosa con l’uso della forza. Dal punto di vista pragmatico, tuttavia, occorre verificare se sia possibile rinunciare a qualcosa per il mantenimento del bene fondamentale, che è la pace. Una decisione del genere può però essere presa solo dagli ucraini: quando sento commentatori e politici italiani che pontificano al riguardo mi domando cosa farebbero loro nei panni di un qualsiasi cittadino ucraino”.

Papa Francesco durante l’udienza generale ha parlato agli Stati non nascondendo i loro interessi che sovrastano la pace dei popoli. Il Papa sulla guerra in Ucraina ha poi riflettuto in merito al ruolo dell’Onu ammettendo: “Nell’attuale guerra in Ucraina assistiamo all’impotenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite”.

Secondo il Papa nonostante oggi si parli spesso di geopolitica la logica che prevale alla fine è quella delle strategie degli Stati più potenti del mondo. Questi ultimi avrebbero come primo interesse quello di estendere la propria area d’influenza economica, ideologica e militare. La guerra in Ucraina ne è un esempio attuale.

Un monito del Papa si è poi alzato con uno sguardo tra passato e presente. I potenti sembrano non imparare da quanto accaduto con le precedenti guerre. “Dopo la seconda guerra mondiale si è tentato di porre le basi di una nuova storia di pace ma purtroppo non impariamo, è andata avanti la grande storia di vecchie potenze concorrenti” ha aggiunto.

Una riflessione poi è stata rivolta dal Papa alle ultime notizie drammatiche che arrivano dall’Ucraina, come il massacro di Bucha: “Crudeltà sempre più orrende compiute anche contro civili, donne e bambini inermi. Sono vittime il cui sangue grida fino al cielo e implora”.

Il Pontefice ha rivolto anche un appello, attraverso un grido di dolore, a tutte le potenze del mondo: “Si metta fine a questa guerra, si facciano tacere le armi, si smetta di seminare morte e distruzione”.

Il Papa ha parlato infine delle piccole Nazioni, prendendo Malta come esempio, che rappresentano “il diritto e la forza dei piccoli”. Nazioni che dovrebbero portare avanti la logica della libertà, del rispetto, di diverse culture che convivono, e non che vengano sfruttate tramite la colonizzazione. “Lo stiamo vedendo adesso, e non solo da una parte ma anche dalle altre” ha concluso.

La guerra in Ucraina è al 44esimo giorno. Proseguono i bombardamenti, mentre l’esercito russo è costretto a ritirarsi dalle zone vicino a Kiev. Intanto l’Unione europea pensa a un nuovo pacchetto di sanzioni. Via libera anche dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti. L’obiettivo? Stop all’acquisto di carbone e all’export dell’high tech

“È ancora possibile – ha aggiunto Zelensky – imporre tali sanzioni, su cui l’Ucraina insiste, il nostro popolo insiste. È ancora possibile darci armi che fermino davvero questa aggressione. L’Occidente può farlo. Proprio come avrebbe potuto applicare sanzioni preventive l’anno scorso per prevenire questa invasione. Se l’errore viene commesso di nuovo, se non ci sarà più un’azione preventiva, sarà un errore storico per tutto il mondo occidentale”.

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