Mandare una persona in galera senza che sia stata condannata, quando cessa di essere un’esigenza a tutela della collettività, ma diventa un metodo per prevaricare l’autonomia degli altri poteri dello stato, allora diventa un virus letale del sistema. Più allarmante, ancora, quando la rapidità con cui indaga e procede all’arresto di politici e pubblici funzionari è inversamente proporzionale alla capacità di accertamento della loro responsabilità in giudicato. Negli ultimi 10 anni ci sono stati casi in cui la rapidità con cui sono state condotte le indagini da parte di alcune procure,hanno determinato la caduta di Governi, di importanti istituzioni dello stato, pezzi dell’economia, con conseguente paralisi di interi apparati sia pubblici che privati da cui dipende l’economia del Paese, salvo poi concludersi con l’archiviazione ed il proscioglimento degli imputati. In Italia le misure cautelari sono diventate ormai una sorta di condanna anticipata rispetto alla sentenza. A questo punto si può sostenere che l’azione giudiziaria è diventata una minaccia più che un dovere sancito dalla Costituzione. La stessa e sempre reiterata invocazione dell’autonomia ed indipendenza della magistratura sembra essere diventata ,ormai un pretesto per opporsi ad una seria riforma dell’ordine giudiziario, che sancisca una volta per tutte un’organizzazione gerarchica delle procure con la responsabilità di chi ne è a capo. L’eccessivo interventismo delle procure sta cambiando la cultura giuridica e civile di questo Paese. Prima s’indaga, si arresta, si discredita un cittadino agli occhi dell’opinione pubblica e poi lo si assolve. Ma la causa primaria di quello che sta accadendo è la debolezza della politica,la mancanza di coraggio, la sua grande miopia nel guardare verso il futuro. Sembra che giochi sempre in difesa di questo o quell’interesse, senza accorgersi di quello che le passa sulla testa. Qualcuno fa finta di non accorgersi dello sconfinamento del potere giudiziario; altri guardano all’azione giudiziaria come una manna caduta dal cielo per potersi liberare dal nemico politico di turno,senza pensare che un giorno potrebbe toccargli la stessa sorte. Nessuno sembra capire, o quantomeno fa finta,l’importanza della posta in gioco. La transizione della democrazia nel nostro Paese non può essere affidata all’azione giudiziari delle procure, perché così non si farebbe altro che acuire l’aspro e latente conflitto tra poteri dello stato che stante l’attuale crisi che ha messo in ginocchio il Paese, potrebbe presto generare l’esplodere di un conflitto sociale dalle conseguenze imprevedibili e noi italiani non possiamo permettercelo.
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