Ecco le indicazioni secondo le tradizioni millenarie
Risale al 18’ secolo la tradizione, tuttora osservata in molte località del Meridione d’Italia, di spegnere le luci del periodo natalizio alle finestre, e togliere da casa le “erbe magiche rituali” – incluso l’abete addobbato in uso attualmente – alla vigilia della Candelora, cioè il 2 febbraio, giorno nel quale si celebra la presentazione di Gesù al Tempio: 40 giorni dopo il parto di Maria, 33 giorni dopo la circoncisione di Gesù, riallacciando le narrazioni ctone e celtiche a quelle cristiane. In assoluto, le decorazioni natalizie, non andrebbero mai smontate prima del dodicesimo giorno dal Natale.
Alle antichissime credenze dei primi popoli europei si sono aggiunte le indicazioni tratte dal racconto cristiano del viaggio dei Re Magi e quello dell’Epifania. Si fondono rituali cristiani e pagani, creando un misto di sacro e profano del quale è piena soprattutto la tradizione del Sud Italia, ma non soltanto; pure nel Settentrione del Bel Paese e del Nord Europa. A riguardo, va considerato il viaggio dei Re Magi: essi giunsero a Betlemme dodici giorni dopo la nascita di Gesù. Quindi, spegnere le lucine prima, vorrebbe dire far smarrire loro la via che deve ritualmente condurli ogni volta a Cristo. Se ci spostiamo più indietro nel tempo, all’epoca in cui l’Umanità collegava usanze e gesti al Solstizio d’Inverno, risalendo ai Celti troviamo la consuetudine propiziatoria di portare in casa vischio e/o agrifoglio e di tenere accese delle lucine alle finestre.
Il solstizio d’inverno era molto considerato e si credeva che, quale giorno in assoluto più corto dell’anno, fosse una specie di ouroburos – di morte e di rinascita – simbolo assoluto del Tempo, in più culture, nell’eterna perfezione dei suoi cicli, che nell’alchimia e nell’ermetismo, circoscrive l’assioma greco “uno il tutto”(en to pan). Sulla terra ed oltre, ogni cosa ha i suoi cicli ed i suoi tempi: le stagioni, le rivoluzioni di pianeti e astri attorno al sole e ad altri sistemi, i fenomeni chimici e fisici, matematici, i processi intellettuali, gli aspetti psichici, che accompagnano la crescita e lo sviluppo dell’uomo con le sue facoltà; successivamente anche il ciclo dell’anima umana che, una volta precipitata dai cieli infiniti, attraverso numerose fasi reincarnative ritorna completamente nell’Infinito, dal quale non è però mai uscita. In un armonioso eterno processo che riguarda ogni cosa ed essere, incluso l’uomo.
Il vischio era per eccellenza, per i druidi celtici, la pianta magica e l’agrifoglio rappresentava e donava forza e vitalità. Secondo gli antichi, in queste piante gli spiriti. trovavano la loro dimora ideale: in occasione del solstizio, attraversavano la soglia del Mondo dell’Aldilà ed era indispensabile garantire loro calore e protezione dal freddo. Ogni uomo con la sua famiglia era tenuto a farlo. Tenere accesa una luce alla finestra nella buia notte dell’inverno li invitava a usufruire dell’invitante tepore della casa, e ad entrarvi. Ciò ne assicurava la benevolenza per la buona accoglienza ricevuta. Il ciclo delle stagioni doveva avere a prescindere, il suo corso, ed a tale fine gli spiriti dovevano avere la possibilità di tornare nel loro mondo ed era un compito degli umani favorire la loro partenza. Per favorirne l’uscita dalle dimore dove erano stati prima accolti, le luci dovevano perciò essere spente e il vischio e l’agrifoglio collocati fuori dalla porta. Se fossero rimasti in casa, gli spiriti non avrebbero più potuto attraversare la finestra tra i due mondi, con conseguenze disastrose per la specie umana: i raccolti ne avrebbero risentito, provocando la carestia, e gli abitanti della casa avrebbero patito la fame. Leggende e derivazioni, ci riportano indietro di millenni, quando si credeva che ogni luogo fosse abitato da spiriti, e si attribuiva ad ogni azione un senso magico o, comunque un’attinenza fatata. Le stagioni – come le età degli esseri viventi e degli umani – erano scandite da riti di passaggio; i propiziatori venivano adottati affinché la volontà dell’Universo corrispondesse ai desideri semplici ed essenziali: degli uomini: salute e prosperità innanzitutto. Gli stessi che costituiscono tutt’oggi le primarie aspirazioni per il benessere di ogni essere vivente.
Teresa Lucianelli