Quei meandri oscuri del potere  

Da sempre la classe politica italiana e in special modo quella che si è identificata con la cosiddetta Seconda Repubblica, soffre di un complesso di inferiorità e/o sudditanza nei confronti degli apparati più delicati dello Stato ed in particolare dei corpi deputati a controllare e a reprimere: poliziaam, carabinieri, guardia di finanza, servizi segreti. Da sempre questo rapporto è stato caratterizzato da profonda ambiguità. Tutti quegli apparati che secondo il dettame della Costituzione dipendono dal Governo nel suo complesso, nel corso degli anni hanno acquisito una sempre maggiore autonomia e in quanto tali , capaci di influenzare il sistema politico, beninteso cogliendone anche il  suo progressivo  indebolimento, fino a raggiungere uno status di separatezza e quindi a rappresentarsi quali altri centri di potere talvolta autonomi e indipendenti. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: questi corpi dello Stato hanno acquisito sempre più autorevolezza ma nello stesso tempo si sono sempre di più ammantati di una coltre di opacità e non riconoscibilità e divenendo sempre meno partecipi di una credibile dialettica democratica. Negli anni passati abbiamo assistito a vere e proprie storture e deviazioni e i più di una circostanza alti esponenti di questi apparati sono rimasti coinvolti in attività illegali. A volte con strani connubi con la politica hanno tentato manovre autoritarie al limite del golpismo . L’indagine di Perugia portata avanti dal Procuratore Cantone sta facendo emergere dati e situazioni raccapriccianti. Del resto bisogna anche sottolineare che i corpi di polizia oltre al compito di contrasto dei reati , svolgono anche un’opera di prevenzione che li porta giocoforza a venire in possesso di informazioni riservate , a raccogliere notizie e a crearsi un’autonoma rete di conoscenze. E si badi bene, non sono solo i segreti del potere, ma anche quella parte più oscura e imperscrutabile dello stesso potere. Alcuni apparati dello Stato posseggono le chiavi di accesso a segreti delicatissimi e pericolosissimi  e con ciò hanno costituito un vero e proprio potere non soggetto a vincoli . E’ stata questa il fine di un’azione che a partire dal 2018 ha portato a scaricare i dati di operazioni finanziarie e bancarie e migliaia di conti correnti intestati a gran parte della classe dirigente del nostro Paese . E allora sorge spontanea la domanda: “Si può credere che tutto sia partito dall’iniziativa solitaria del maresciallo di turno“? Posta in questi termini il fatto appare grottesco e per nulla credibile. Ciò che va invece sottolineato e analizzato con oculatezza  e ‘ che l’accesso ai conti bancari dei cittadini evidenzia uno strappo particolarmente forte nel nostro tessuto democratico, rendendo particolarmente deboli e indifesi parti importanti del nostro apparato istituzionale e sociale, favorendo nel contempo la possibilità di creare una rete di influenze, ricatti , intimidazioni, estorsioni . In questo modo si viola la libertà dell’individuo e si minano le fondamenta dell’ordinamento democratico. Bisogna anche dire che una buona dose di colpa va ascritta alla classe politica italiana di questi ultimi anni, di qualità non propriamente eccelsa e in quanto tale rende fragili e instabili tanti esponenti dei partiti e delle istituzioni. Quindi una classe politica che patisce il complesso di inferiorità nei confronti degli apparati dello Stato, barcamenandosi tra timore e alleanze è destinata alla sudditanza. Questo mette in risalto il suo fallimento. Solo se la politica tornerà ad interpretare il ruolo che le compete, a rimarcare la sua autonomia, di sapere governare e dirigere gli apparati dello Stato, solo allora potrà sottrarsi al al giogo del ricatto.
Andrea Viscardi

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