Questionario del Comune di Roma: ‘Sei uomo, donna o trans?’

Il Comune di Roma, ai fini di una ricerca scientifica sulla criminalità in città, ha ritenuto utile, in un sondaggio inviato in questi giorni ai cittadini,   la catalogazione di una terza categoria sessuale, a costo di creare un precedente forse storico nel censimento dei cittadini, ai quali mai prima d’ora era stato chiesto di indicare un eventuale genere ibrido. ‘Uomo, donna o trans?’, e viene richiesto di barrare la casella di appartenenza. Il Campidoglio sta inviando questo questionario sulle mail degli iscritti al portale dell’amministrazione e, come si diceva, la prima domanda per identificare l’interlocutore lascia interdetti: ‘Uomo, donna, transgender?’ Ne seguono tutta una serie di domande generiche sulla tranquillità del quartiere, sulla modifica delle proprie abitudini a causa di eventi criminosi, sul numero di furti o aggressioni subite, sulle misure di prevenzione che andrebbero chieste. L’indagine, che nasce nell’ambito del progetto europeo ‘City.Risk’, inserito all’interno del programma quadro per la Ricerca e l’Innovazione Horizon 2020, al quale Roma Capitale ha aderito con altri 12 partner rappresentativi del mondo dell’industria, della ricerca e della pubblica amministrazione, servirà poi a fornire informazioni utili all’ufficio sicurezza del Comune. Il terzo ‘genere’ esiste solo in India. Vale la pena di ricordare che in nessuna parte del mondo i ‘transgender’  sono riconosciuti, anagraficamente, come terzo sesso. Con un’eccezione che è, come si diceva, l’India, dove ai  ‘kinnars o hijras’ è attribuito lo status giuridico di un terzo genere e a loro viene concessa la  carta di identità elettorale, passaporto e patente di guida. Passiamo ora dai ‘transgender’ all’abolizione universale della maternità surrogata. È questo l’obiettivo dell’assise mondiale che si è costituita  presso il Parlamento francese lo scorso 2 febbraio. L’iniziativa internazionale per dire no all’utero in affitto, che mira a porre fine al supermarket planetario della vita nascente, ha impegnato intellettuali, politici, femministe di ogni orientamento sessuale, ricercatrici, giuriste, medici e attivisti per i diritti umani che hanno raggiunto la capitale francese  da tutto il mondo per partecipare all’evento contro l’aberrazione della gestazione per conto terzi. L’obiettivo dell’assise è stato quello di fare pressione su tutti gli Stati affinché aboliscano la pratica dell’utero in affitto. La principale animatrice di questa campagna è Sylviane Agacinski, filosofa femminista e moglie dell’ex primo ministro socialista Lionel Jospin. L’autrice di ‘Corps en miettes’ ha accusato i media che vedono nell’utero in affitto un presunto progresso. Hanno parlato molto della felicità delle coppie che vogliono un bambino a ogni costo, al punto che si è radicata l’idea che esista un diritto al figlio, indipendentemente dai mezzi per farlo nascere. Nonostante questa propaganda, si comincia a comprendere, grazie a numerosi documentari, la violenza che rappresenta, per le donne, l’ingresso della maternità su questo mercato. Stupisce il silenzio delle femministe italiane che, come in altre occasioni, accusano un grave ritardo sui temi di attualità che interessano le donne, come nel caso della pratica dell’utero in affitto che utilizza il corpo femminile come un contenitore-incubatore. La capacità riproduttiva insomma diventa merce da vendere. L’obiettivo dell’assise mondiale contro la maternità surrogata ha voluto fare il punto della situazione del mercato mondiale delle donne e dei neonati, invitando gli Stati a combattere una pratica alienante per la persona umana, fonte di disuguaglianza di genere e di sfruttamento.

Cocis

 

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