‘Questo non è normale’, di Laura Boldrini edito da Chiarelettere

‘Questo libro ha a cuore le donne in quanto donne, non solo come mogli, madri, angeli del focolare. Questo libro vuole prima di tutto spingere chi legge a prendere atto che molte cose danneggiano le donne e non sono più accettabili!’, sostiene  Laura Boldrini, ex presidente della Camera, autrice di ‘Questo non è normale. Come porre fine al potere maschile sulle donne’, che uscirà  per i tipi di Chiarelettere. ”Finché continueremo a dire che il trattamento riservato alle donne è normale, perché è sempre stato così, vivremo in un Paese arretrato e ipocrita -spiega poi- in cui le prese di posizione contro i divari di genere rimarranno solo scaramucce di facciata, buone per sistemarsi la coscienza, ma destinate a non incidere, a non cambiare davvero le cose”.

L’annuncio del suo libro, sui social, a quanto pare non è stato accolto in modo educato e composto, anzi.

Il libro della Boldrini che accusa l’Italia di maschilismo

“Questo non è normale” l’ha voluto dedicare alla grande battaglia di civiltà, mettendo in fila fatti, testimonianze, storie che fotografano un modello patriarcale duro a morire. Tutto da un osservatorio privilegiato: da aprile scorso, infatti, Boldrini è presidente del Comitato permanente della Camera sui diritti umani nel mondo. “Femminismo -ricorda- è lotta alle discriminazioni e affermazione dei diritti. Delle donne e, di conseguenza, di tutti”.

Occorre riflettere sulle discriminazioni e i pregiudizi di ogni giorno, in ogni ambito della nostra società. “La parità tra uomini e donne, in Italia, si riassume nel motto ‘tutto cambia perché nulla cambi’

E la donna che sovverte lo schema? “E’ invisa, considerata una persona ‘strana’ e un po’ esaltata. Intanto il sessismo, l’intimidazione, la derisione, l’esclusione, l’odio misogino imperversano, con un unico fine: sminuire e controllare le donne per mantenere il potere maschile. La consapevolezza che tutto questo non è e non deve essere normale è l’unica strada per porre fine a un modello culturale, che genera una vera emergenza sociale”.

“Quella femminista -sottolinea infine- è stata la più grande rivoluzione pacifica del Novecento. Ha rotto millenni di sottomissione, in cui le donne non godevano di autonomia, non erano titolari di diritti e non avevano facoltà di decidere per sé. Ma è una rivoluzione incompiuta, perché abbiamo ancora traguardi da raggiungere e, in alcuni Paesi, non ha mai preso corpo: in tante non sono titolari di diritti. Siamo milioni e dobbiamo riuscire a generare quella forza capace di trasformarci in un’unica rete -conclude poi- Lo faremo? Investiremo le nostre energie per impedire che quello che ci danneggia si ripeta? Siamo disposte ad affrontarne le conseguenze?”.

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