Braccio di ferro tra il MoVimento 5 Stelle e il Quirinale, all’indomani della pubblicazione del post a firma di Beppe Grillo, in cui si richiedeva l’abolizione del reato di vilipendio del capo dello Stato. “Chi può essere al sicuro di un’ eventuale denuncia per una critica al presidente della Repubblica?”, ha scritto il leader del M5s sul suo blog, provocando la dura replica del Quirinale.
“Sul reato di vilipendio la contestazione di eventuali ipotesi di reato avviene del tutto indipendentemente da ogni intervento del Capo dello Stato, che non è chiamato a dare alcun parere nè tantomeno autorizzazione all’autorità giudiziaria”, precisa una nota della Presidenza della Repubblica. “L’eventuale abrogazione del reato di vilipendio al capo dello Stato, si legge nel comunicato, spetta “a chi ha potere di iniziativa legislativa, e dunque non al Capo dello Stato”, e “per una decisione su proposte del genere è sovrano il Parlamento». Ma, precisa il Quirinale, “resta come problema reale di costume politico e di garanzia democratica quello della capacità di distinguere tra libertà di critica e ciò che non lo è, specialmente quando si scada in grossolane, ingiuriose falsificazioni dei fatti e delle opinioni”.