Il segretario del Pd, fedele alla sua linea di tenere ben aperta la porta dal dialogo, sta avendo in queste ore diversi contatti sulla scelta del nuovo capo dello Stato in attesa che il centrodestra sveli le sue carte.
Di primo mattino il faccia a faccia più importante, quello con Matteo Renzi a palazzo Giustiniani. Bocche cucite, però un “è andata bene” il leader Pd l’ha consegnato a chi gli ha parlato. Di certo, dall’incontro è emersa una concordia sul metodo: “Letta ha detto una cosa che condivido, facciamo un patto di legislatura. E’ una cosa giusta, ha ragione. E’ la stessa cosa che dico io”, ha spiegato il leader Iv.
Per Renzi, in campo “ci sono due ipotesi: un presidente eletto a gomitate, ma chi ci prova è morto, o si cerca tutti un accordo”. Un accordo che deve essere “politico”, anche e soprattutto in caso di trasloco di Draghi al Colle. Che significa far nascere un “governo con una caratura politica” e guidato da “una figura che andrà bene a tutti”, ha spiegato sempre Renzi. Letta, però, resta abbottonato. Negli incontri non si sarebbe fatto alcun nome per il Colle. Non quello di Draghi. Ma nemmeno quelli di altri ‘papabili’ delle ultime ore, come Pier Ferdinando Casini o Elisabetta Casellati.
Ma il punto importante per i dem, Letta lo ha ribadito più volte, resta quell’assurdo diktat secondo cui “il centrodestra non ha alcun diritto di prelazione“. La scelta deve essere quella di un profilo super partes. “Una figura autorevole, di alto profilo, di respiro internazionale e convintamente europeista”, l’ha descritta il segretario socialista Enzo Maraio dopo aver visto Letta.
Si fa strada, nelle indiscrezioni, anche il nome di una possibile outsider, Elisabetta Belloni, la donna dei “servizi segreti”, per dirla in sintesi. Potrebbe essere proprio lei, attualmente capo del Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) la personalità in grado di mettere d’accordo Partito Democratico, MoVimento 5 Stelle e perfino la Lega, secondo il direttore del Fattoquotidiano.it Peter Gomez, che ha lanciato il “rumor” a Tagadà, sulla Sette. La Belloni, dal maggio del 2016 segretario generale della Farnesina, considerata tuttora una fedelissima del Ministro degli Esteri Luigi di Maio, nel maggio scorso, fu nominata dal governo Draghi a capo del Dis, col sostegno di Di Maio e Crimi ma con scarso entusiasmo dell’allora premier, mentre incassò l’approvazione di Matteo Salvini e del presidente leghista del Copasir, Raffaele Volpi.
Nata a Roma il 1 settembre 1958, si laurea in Scienze politiche presso l’Università LUISS di Roma. In carriera diplomatica dal 1985, presta servizio alla Farnesina presso la Direzione generale degli affari politici, poi nel 1986 lavora presso l’UNIDO a Vienna.
Dal 1989 al 1992, nuovamente alla Direzione affari politici, segue i lavori della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE), è Vice Capo della Delegazione CSBM (Confidence and Security Building Measures) a Vienna e, in seguito, membro della delegazione italiana alla conferenza di Helsinki sui seguiti della CSCE.
Dal 1993 al 1996 è Primo Segretario a Vienna alla Rappresentanza diplomatica presso le Organizzazioni internazionali poi, sino al 1999, presta servizio all’Ambasciata d’Italia a Bratislava. Rientrata a Roma nel 1999, lavora presso l’Ufficio Russia della Direzione affari politici. Nel 2000 è capo della Segreteria presso la Direzione per i Paesi dell’Europa; nel 2001-2002 è Capo dell’Ufficio per i Paesi dell’Europa centro-orientale.
Dal 2002 al 2004 è capo della Segreteria del Sottosegretario di Stato agli Esteri. Nel 2004 è nominata Capo dell’Unità di Crisi della Farnesina. Dal 2008 al 2012 è Direttore generale per la Cooperazione allo Sviluppo; dal 2013 al 2015 assume le funzioni di Direttore generale per le Risorse e l’Innovazione.
Promossa Ambasciatore di grado nel 2014, nel 2015 assume l’incarico di Capo di Gabinetto del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Dal 5 maggio 2016 è Segretario Generale della Farnesina, prima donna a rivestire tale ruolo. Il 12 maggio 2021 il Presidente del Consiglio dei ministri l’ha nominato Direttore generale del DIS.