Giorgia Meloni rivendica da sempre la riforma delle riforme, ovvero il presidenzialismo, suo cavallo di battaglia che, a dire il vero è cosa ben diversa dall’uscita Meloni rivendica, è da sempre è un cavallo di battaglia di FdI e che è cosa ben diversa dall’uscita di Giorgetti su un eventuale “presidenzialismo di fatto” di Draghi.
Meloni lancia «un allarme» rispetto al presidenzialismo ad personam su Draghi. «Noi siamo una Repubblica parlamentare, questa storia del presidenzialismo di fatto che arriva insieme a Mario Draghi non funziona», ha avvertito la leader di FdI, ricordando che «noi siamo i più presidenzialisti di tutti. Ma il presidenzialismo prevede l’elezione del presidente da parte dei cittadini. Non si possono calare persone dall’alto e poi decidere che il Parlamento non conta più niente,
Il presidenzialismo è una cosa troppo seria per lasciarlo in mano a una legislatura impegnata a perpetuare se stessa e pronta ad affidare il destino delle istituzioni nelle mani esclusive di Mario Draghi.
La volontà di sciogliere il nodo del Quirinale con la semplificazione proposta dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti che vede Draghi al Colle e il ministro Franco a Palazzo Chigi. La legislatura continuerebbe il suo percorso senza quel “vulnus” al governo che si aprirebbe in caso di promozione di Draghi al Quirinale.
Da chiarire che il problema reale della maggioranza delle larghe intese è arrivare a settembre 2022, traguardo della pensione per i parlamentari.
«Draghi potrebbe guidare il convoglio anche da fuori. Sarebbe un semipresidenzialismo de facto, in cui il presidente della Repubblica allarga le sue funzioni approfittando di una politica debole» L’ultima trovata è quella di “riformare” le istituzioni dall’alto, senza un passaggio parlamentare.
Per la leader di FdI «la più grande riforma che si può fare in Italia è una riforma presidenziale», è altrettanto vero che per farla occorre rispettare le regole. Ossia una legge costituzionale. Ma soprattutto il “presidente degli italiani” «va eletto dai cittadini, perché l’idea di un presidenzialismo de facto imposto dall’alto a me non convince».