Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione della celebrazione della “Giornata Internazionale della Donna” al Quirinale, Roma, 8 marzo 2021. ANSA/PAOLO GIANDOTTI/US QUIRINALE +++ NO SALES, EDITORIAL USE ONLY +++

Quirinale: ipotesi Mattarella bis

Le quotazioni di una nuova elezione di Sergio Mattarella non decrescono, tutt’altro, malgrado le ben note argomentazioni a contrario portate dallo stesso capo dello Stato. È innanzi tutto sbagliato pensare al Mattarella bis come a un mandato di breve periodo, e non solo per una questione di riguardo personale e istituzionale, ma soprattutto per una ragione politica: come ha scritto Marco Damilano sull’ultimo numero dell’Espresso un nuovo mandato a Mattarella dovrebbe essere conferito «non solo in nome dell’emergenza ma anche per una ragione di sistema: per cambiare il sistema e non lasciarlo così com’è». Un secondo mandato dunque non tanto per evitare il burrone ma per dare impulso a quella stagione riformatrice in campo istituzionale che questa legislatura ha totalmente eluso, a meno che non si voglia considerare il taglio del numero dei parlamentari una riforma e non un’ulteriore problema.

Sergio Mattarella nel discorso dell’11 novembre citato per il riferimento alla proposta di Giovanni Leone di escludere esplicitamente la possibilità di un secondo mandato, il presidente della Repubblica ha pronunciato una frase passata inosservata: «Nella vita di ogni comunità – e quella politica non fa eccezione – si manifestano momenti di difficoltà, di incomprensione, di stallo, in cui la nave sembra rifiutarsi di proseguire, le macchine paiono smettere di funzionare. Questo, naturalmente, applicato alla vicenda politica può portare a conseguenze imprevedibili». Siamo dunque alla presa in esame della possibilità di un default istituzionale ma anche morale attraverso parole che, pronunciate da un uomo che ha un altissimo senso dello Stato e della stabilità del sistema democratico, fanno riflettere: e se davvero «le macchine smettessero di funzionare»? Se cioè il sistema s’ingrippasse sotto il macigno della inadeguatezza della classe politica, quali potrebbero essere le «conseguenze imprevedibili»?

Difficile qui non scorgere il rovello che si agita nella coscienza del nostro presidente. Come ha scritto uno dei quirinalisti più attenti, Ugo Magri, il capo dello Stato sarebbe contrario a una rielezione anche se dovessero chiederglielo tutti ma – ecco la domanda cruciale – «se votazione dopo votazione lo stallo si trascinasse, se l’Italia si trovasse sull’orlo del caos, se l’emergenza dovesse richiedere un ultimo sacrificio per la tenuta delle istituzioni, come farebbe Mattarella a tirarsi indietro? Come potrebbe giustificare i suoi scrupoli?».

E in questo quadro non sarebbe impossibile che lo “scrupolo” lasciasse il passo alla necessità di salvare il sistema democratico, in vista, come si è detto, di un ruolo attivo del Quirinale per riformare il sistema stesso, a partire da una nuova legge elettorale in senso proporzionale. Se fosse in gioco la democrazia, Mattarella – ma questa è una nostra convinzione – non si tirerebbe indietro.

La maggior parte del Partito democratico è su questa linea prima ancora che si aprano danze che potrebbero risultare fallimentari. «Sarebbe il massimo», si è lasciato sfuggire Letta alludendo al bis di Mattarella che egli per ora non sollecita, com’è giusto che sia, ma che tiene come asso nella manica.

I Cinquestelle sarebbero felici e così la stragrande maggioranza dei parlamentari che non desiderano certo il ritorno alle urne. Sarebbe un esito davvero sorprendente. Ma non certo il peggiore che può augurarsi l’Italia.

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